Dopo un aumento a luglio, le bollette elettriche degli italiani a ottobre sono cresciute del 29,8% e sarebbero aumentate del 45% senza gli interventi del Governo.
Quest’anno, la famiglia-tipo (consumi di 2.700 kWh/anno e 3 kW di potenza con tariffa tutelata) spenderà per l’elettricità 631 euro, 145 euro in più (+30%) rispetto al 2020, ci dicono i dati Arera.
E non ci sono cali in vista: secondo l’Autorità si va verso un altro significativo aumento a inizio 2022 con prezzi medi per l’elettricità all’ingrosso superiori ai 200 €/MWh per tutto il periodo invernale, che scenderanno forse intorno ai 100 €/MWh da aprile 2022.
Ricordiamo che la media del Pun nel 2020, anche per l’effetto ribassista della crisi da Covid, è stata di 38 €/MWh e nel più “normale” 2019 di 52 €/MWh.
In questo contesto cresce la convenienza di farsi l’elettricità “in casa”, grazie al fotovoltaico sul tetto: chi usa l’energia dal proprio impianto ora può risparmiare circa il 40% in più rispetto ad un anno fa.
A ricordarlo è il Gse che, come Terna, in recenti audizioni al Senato ha indicato le rinnovabili come la soluzione al caro energia.
Due le ricette che il gestore propone per calmierare con il solare le bollette di famiglie e aziende.
Una è promuovere la stipula di contratti di acquisto di energia da rinnovabili a prezzi fissi, i cosiddetti PPA che aziende o trader stipulano con i proprietari di grandi impianti a Fer: “una delle priorità da perseguire a tutela dei prezzi sostenuti dai consumatori”, spiega il Gse.
L’altra è quella dell’autoconsumo: ossia usare l’energia elettrica da rinnovabili, solitamente da fotovoltaico, del proprio impianto o di un impianto di una comunità energetica o di un gruppo di autoconsumatori cui si fa parte.
In effetti è proprio nei momenti di rincaro dei prezzi dell’energia che l’autoconsumo dimostra tutta la sua convenienza: il valore del kWh autoconsumato incrementa in corrispondenza dell’aumento del costo evitato di acquisto di quello stesso kWh prelevato dalla rete elettrica.
L’esempio che il Gse fa è quello di una famiglia tipo (con i citati 2.700 kWh di consumi elettrici annuali), che installi un impianto fotovoltaico di cui autoconsumi su base annua 810 kWh, cioè il 30% del proprio fabbisogno, casistica abbastanza rappresentativa in assenza di un sistema d’accumulo.
Nel 2020, a fronte di una bolletta elettrica annua senza autoconsumo di 483 €, l’installazione dell’impianto fotovoltaico, nell’esempio considerato faceva scendere la bolletta a 368 €, realizzando un risparmio di 115 €, pari al 23,8% della bolletta elettrica.
Nel 2021, invece, a fronte di una bolletta “ante autoconsumo” di 631 € (a causa degli alti prezzi dell’elettricità), il risparmio generato dall’autoconsumo degli stessi 810 kWh è di 160 €: appunto il 40% in più rispetto ai 115 € del 2020 pari al 25,4% della bolletta elettrica 2021 senza autoconsumo.
Anche nel caso di una piccola impresa con 10.000 kWh di consumo elettrico la copertura del 30% del fabbisogno con il fotovoltaico genererebbe vantaggi maggiori nel 2021.
Con l’elettricità ai prezzi attuali, infatti, avrebbe 586 € di risparmi, pari al 21,4% della bolletta ante-autoconsumo, mentre nel 2020 l’autoconsumo avrebbe avuto un beneficio di 409 €, pari al 16,3% della bolletta elettrica ante-autoconsumo.
In pratica il risparmio ottenibile nell’arco dell’anno con un impianto fotovoltaico per l’azienda dell’esempio è cresciuto del 43%.
Questo calcolo, va sottolineato, non include nelle valutazioni gli introiti di tariffe incentivanti (Scambio sul Posto o tariffa per Comunità Energetiche) o della remunerazione dell’energia immessa in rete (Ritiro Dedicato).
Va infine considerato l’investimento nell’impianto. A fronte di prezzi del fotovoltaico in aumento rispetto all’anno scorso, la sua installazione può però usufruire di diverse agevolazioni: per le famiglie la detrazione del 50% o addirittura il Superbonus del 110% e per le imprese la Nuova Sabatini e vari altri incentivi nazionali e regionali.