Governi contro la scienza: tentano di “correggere” il report Ipcc

Documenti riservati rivelati da Greenpeace UK indicano che paesi come Brasile, Argentina, Australia, Giappone, Arabia Saudita e organizzazioni come l'Opec premono per annacquare il prossimo rapporto scientifico dell’Ipcc sul clima e i negoziati di Glasgow.

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Alcuni dei maggiori paesi produttori di carbone, gas, petrolio, carne di manzo e mangimi stanno tentando di far omettere dal prossimo rapporto delle Nazioni Unite sul clima i risultati che più minacciano i propri interessi economici nazionali.

Lo ha rivelato il team di giornalisti investigativi di Greenpeace UK, Unearthed, che ha ottenuto una serie di documenti riservati sui presunti tentativi di influenzare il lavoro dell’International Panel on Climate Change (Ipcc), la principale autorità mondiale sul cambiamento climatico.

Le rivelazioni sui tentativi di un gruppo relativamente piccolo di annacquare il prossimo rapporto sulle misure per limitare il riscaldamento globale arrivano pochi giorni prima l’inizio dei cruciali negoziati internazionali CoP26 sul clima a Glasgow. Il rapporto che alcuni paesi vorrebbero indebolire è il Sixth Assesment Report del quale l’Ipcc ha anticipato ad agosto una parte e che sarà pubblicato nel 2022.

I documenti mostrano come i produttori di combustibili fossili, tra cui l’Australia, l’Arabia Saudita e l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec), stanno facendo pressione sull’Ipcc per rimuovere o indebolire una conclusione chiave cui sono giunti gli scienziati, e cioè che per frenare le emissioni di gas serra o rimuoverle dall’atmosfera è necessario eliminare rapidamente i combustibili fossili.

Questo gruppo di paesi sostiene invece che l’Ipcc deve rimanere “neutrale dal punto di vista tecnologico” e riconoscere il ruolo che i sistemi di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) potrebbero teoricamente giocare nel ridurre l’impatto sul clima dei combustibili fossili.

In uno dei documenti visionati da Unearthed, un alto funzionario del governo australiano ha respinto una conclusione ampiamente accettata a livello scientifico, secondo cui uno dei passi più importanti per ridurre le emissioni di gas serra è eliminare gradualmente le centrali a carbone.

Altri documenti mostrano come alcuni paesi ricchi stiano mettendo in discussione la necessità di fornire maggiori finanziamenti ai paesi più poveri per passare a tecnologie più verdi.

I documenti trapelati consistono in più di 32.000 osservazioni fatte da governi, aziende e altre parti interessate al team di scienziati che compila il rapporto dell’Ipcc. Questi “rapporti di valutazione” sono pubblicati ogni sei o sette anni e sono considerati molto importanti perché sono usati dai governi per decidere quali azioni siano necessarie per affrontare il cambiamento climatico. E sono importanti anche perché per pubblicare tali conclusioni è necessario il consenso di tutte le parti in causa.

Combustibili fossili e CCS

Un certo numero di paesi e organizzazioni sostiene quindi che il mondo non ha bisogno di ridurre l’uso di combustibili fossili così rapidamente come raccomanda l’attuale bozza del rapporto.

L’Arabia Saudita, il più grande esportatore di petrolio del mondo, ha chiesto agli scienziati di cancellare la conclusione secondo cui “il fulcro degli sforzi di decarbonizzazione nel settore dei sistemi energetici deve essere il passaggio rapido a fonti a zero CO2 e l’eliminazione attiva dei combustibili fossili”.

“Frasi come ‘la necessità di azioni di mitigazione urgenti e accelerate su tutte le scale…’ dovrebbero essere eliminate dal rapporto”, ha detto un consigliere del ministero del petrolio saudita, citato nei documenti.

La Norvegia e l’Arabia Saudita hanno sostenuto che gli scienziati dovrebbero puntare di più sulla CCS come strumento potenziale per ridurre le emissioni dai combustibili fossili.

La bozza del rapporto dell’Ipcc accetta che la CCS potrebbe giocare un ruolo in futuro, ma indica che ci sono incertezze sulla sua fattibilità. “C’è una grande incertezza su quanto i combustibili fossili con CCS sarebbero compatibili con gli obiettivi di 2 °C e 1,5 °C”, come stabilito dall’accordo di Parigi, secondo la bozza del rapporto.

Mangiare meno carne

Il Brasile e l’Argentina, due dei più grandi produttori di carne e mangimi al mondo, si sono opposte con forza alle evidenze contenute nella bozza del rapporto, secondo cui la riduzione del consumo di carne è necessaria per tagliare le emissioni di gas serra.

“Le diete a base vegetale possono ridurre le emissioni di gas serra fino del 50% rispetto alla dieta occidentale media ad alta intensità di emissioni”, indica la bozza del rapporto, ma secondo il Brasile ciò non è corretto.

Entrambi i paesi sud-americani chiedono agli autori di cancellare o cambiare alcuni passaggi che attribuiscono alle diete a base vegetale un ruolo nell’affrontare il cambiamento climatico, o che descrivono la carne bovina come un alimento “ad alto contenuto di carbonio”.

Soldi per i paesi più poveri

Un numero significativo di commenti della Svizzera sono diretti a modificare parti del rapporto che sostengono che i paesi in via di sviluppo avranno bisogno di sostegno, in particolare finanziario, dai paesi ricchi per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni.

Alla conferenza sul clima di Copenhagen del 2009 era stato concordato che i paesi sviluppati avrebbero fornito 100 miliardi di dollari all’anno di finanziamenti per il clima ai paesi in via di sviluppo entro il 2020, un obiettivo che deve ancora essere raggiunto.

Anche per l’Australia gli impegni climatici dei paesi in via di sviluppo non dipendono tutti dal ricevere un sostegno finanziario esterno, descrivendo come un “commento soggettivo” il riferimento nella bozza del rapporto relativo alla mancanza di impegni pubblici credibili sui finanziamenti.

Passare al nucleare

Un certo numero di paesi, per lo più dell’Europa orientale, come Repubblica Ceca, Polonia e Slovacchia, sostiene invece che la bozza del rapporto dovrebbe essere più positiva sul ruolo che l’energia nucleare può svolgere per raggiungere gli obiettivi climatici dell’Onu.

L’India è andata anche oltre, sostenendo che “quasi tutti i capitoli contengono un pregiudizio contro l’energia nucleare” e che invece si tratta di una “tecnologia consolidata” con “un buon sostegno politico, tranne che in pochi paesi”.

Assenze alla CoP26

Nel frattempo, a mettere in questione l’esito dei negoziati internazionali sul clima, giungono anche notizie di defezioni importanti.

Il Cremlino ha annunciato ieri che il presidente Vladimir Putin non volerà in Scozia per i colloqui CoP26 che inizieranno alla fine di questo mese, dando quindi un colpo alle speranze di un accordo internazionale allargato sui cambiamenti climatici.

Il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha detto che il presidente russo sarà presente in teleconferenza, ma l’assenza fisica del leader del quarto più grande emettitore di gas serra del mondo rappresenta una battuta d’arresto, mentre anche il presidente cinese Xi Jinping e il primo ministro indiano Narendra Modi, leader rispettivamente del primo e terzo maggiore paese emettitore, non hanno ancora confermato la propria presenza ai negoziati di Glasgow.

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