Comunità energetiche nel Lazio: un territorio in fermento

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Almeno un centinaio di iniziative di CER sono in partenza nella regione del Lazio. Diverse scale dimensionali, progetti di solidarietà sociale e anche l’inclusione della parte termica nella condivisione dell’energia: ecco cosa sta succedendo sul territorio con gli esempi più virtuosi.

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Anche grazie al recente bando che supporta la costituzione di Comunità Energetiche Rinnovabili con fondi ad hoc, il territorio del Lazio sembra davvero in fermento su questo tema.

Ricordiamo che la Regione Lazio sostiene la redazione di studi di fattibilità tecnico-economica finalizzati alla realizzazione di Comunità Energetiche Rinnovabili, sia quelle già costituite che ancora da costituire. È stato già stanziato 1 milione di euro e per ciascuna domanda il sostegno va da un minimo di 6.000 fino a 13.000 euro. Va presentata fino al 21 febbraio 2023 (vedi QualEnergia.it).

Quante e quali sono le iniziative in corso? Quali le loro principali caratteristiche? Ne parliamo con Andrea Micangeli, docente di Sistemi Energetici all’Università di Roma ‘Sapienza’.

Ingegner Micangeli, parliamo delle CER nel Lazio. Di quali numeri potenziali parliamo?

“Nel 2022, come Dipartimento DIMA dell’Università di Roma ‘Sapienza’, in supporto alla Regione Lazio, abbiamo incontrato circa 100 gruppi che rappresentano quartieri di grandi e piccole città per conoscere le realtà che stanno costituendosi in comunità energetiche. Si tratta di associazioni di scuole, parrocchie, municipi e tanti piccoli borghi dove l’amministrazione pubblica sta mettendo a disposizione diversi spazi, alcune figure del Consiglio Comunale e anche il proprio ufficio tecnico per progettare e realizzare iniziative di CER.

Questo avviene anche in alcuni territori con un particolare valore storico, culturale, spirituale e anche energetico. Parlo, ad esempio, di Greccio, in provincia di Rieti, che, insieme a Ricetto, è stata tra le prime esperienze a costituirsi ufficialmente come CER presso l’Agenzia delle Entrate, seguendo l’esempio precursore dell’isola di Ventotene.

Allo stesso modo, alcuni quartieri di Roma come, ad esempio Vitinia, Garbatella e Quarticciolo hanno messo in piedi la loro associazione per arrivare in breve tempo a una vera e propria CER”.

Tra le tante esperienze, poi, fa capolino anche il tema del calore nelle CER…

“Se andiamo ad analizzare i dettagli di queste CER in fieri, ci accorgiamo che ognuna di esse ha una storia diversa da raccontare e che ognuna mostra un’ambizione e degli scopi differenti. A Greccio, ad esempio, si è manifestata subito la voglia di utilizzare due scuole come punto di partenza, insieme al santuario e all’ostello di accoglienza dei pellegrini, proprio in vista dell’ottocentesimo anniversario del primo presepio.

A Ricetto, poi, una frazione del territorio reatino di passaggio tra Carsoli e il Lago del Salto con opportunità d’accoglienza mai adeguatamente valorizzate, si è deciso di investire i primi proventi della CER per dotarsi di impianti solari termici, in alcuni casi anche a uso collettivo, dando un incipit, quindi, alla possibilità per la comunità energetica di essere anche ‘termica’ e non solo elettrica. I benefici della condivisione dell’elettricità, perciò, si trasformano in ulteriori risparmi sul lato del calore”.

Si dibatte molto su quale possa essere il supporto degli Enti Pubblici alle CER: cosa ne pensa?

“Il ruolo della Pubblica Amministrazione è evidentemente necessario e di grande stimolo a tutti i livelli: un piccolo borgo, un Comune più importante e più popoloso o un Municipio all’interno di una grande città. Gli spazi più ampi utilizzabili per le comunità energetiche, infatti, sono spesso pubblici e offrono un irrinunciabile punto di partenza per le iniziative di CER.

Il tutto, ovviamente, dovrebbe essere condotto sotto la guida di un ministero o di una autorità che deve dare sempre maggiori elementi di sicurezza e dettagli a chi investe non solo per il proprio impianto e, quindi, con una propria remunerazione, ma anche per una comunità che ne ricaverà un beneficio sia economico sia sociale e ambientale.

Alcuni casi esemplari di questi benefici sulla scala della comunità sono la palestra popolare del Quarticciolo, i pannelli solari termici di Ricetto, il punto Ristoro e di diffusione di detersivi biologici, così come la raccolta differenziata che in ciascuna comunità sta entrando a far parte del regolamento delle CER. Una comunità energetica, quindi, ma che sia in grado di abbracciare tout court i temi ambientali e sociali”.

Alcune critiche comuni alle attuali esperienze di CER sono la loro limitata dimensione e il fatto di essere ‘mono-tecnologiche’ perché orientate al solo fotovoltaico. Cosa ci può raccontare su questo punto?

“Risponderei con l’esempio pratico della CER di Antrodoco, probabilmente l’esperienza di comunità energetica più ambiziosa nel Lazio. Questa iniziativa ha messo in gioco non solo la tecnologia fotovoltaica, ma anche la possibilità di utilizzare altre fonti rinnovabili disponibili localmente, come eolico, idroelettrico e anche biomasse. Per quanto riguarda quest’ultima fonte energetica, poi, esiste anche la necessità, ma direi soprattutto l’opportunità, di realizzare sistemi cogenerativi in grado di produrre e condividere anche calore oltre che energia elettrica.

La CER di Antrodoco, inoltre, sta pensando in grande non solo per quanto riguarda la molteplicità di fonti di produzione e, perciò, per la flessibilità e resilienza della fornitura energetica, ma anche in merito al numero di soggetti coinvolti: non si parla più, infatti, di 10-15 soci ma, in prospettiva, di almeno un centinaio di aderenti.

Un territorio, quindi, che sembra davvero in fermento su questo tema…

“Sì, le iniziative in corso o in partenza sono moltissime. In questo momento, i benefici delle comunità energetiche sono indirizzati prioritariamente al ristoro delle bollette di alcune utenze in difficoltà, cioè investite dalla cosiddetta povertà energetica. Non bisogna dimenticare, però, anche l’avvio di progetti di solidarietà come spesso avviene nelle parrocchie che stanno facendo partire il loro percorso per la costituzione di CER.

Un’altra caratteristica fondamentale è che nel centinaio di comunità energetiche che stanno prendendo vita nel Lazio la componente pubblica e quella privata stanno veramente unendosi in una scelta chiara di un nuovo paradigma: utilizzare energia rinnovabile per sviluppare, e contemporaneamente proteggere, il territorio ma anche per migliorare la cooperazione tra cittadini, imprese pubbliche e private e amministrazioni comunali”.

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