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Come vanno i prezzi dell’energia elettrica in Italia: i dati dell’Autorità

Una prima sintesi delle tendenze più importanti emerse dalla Relazione annuale 2020.

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Bollette elettriche in crescita in tutta l’Eurozona, ulteriormente appesantite dalle imposte e dagli oneri di rete in Italia; consumi di gas in crescita e prezzi italiani più alti della media Ue per i clienti domestici: ecco alcuni dati che emergono dalla Relazione annuale 2020 (i dati si riferiscono al 2019) pubblicata dall’Autorità di regolazione per l’energia e l’ambiente.

Vediamo le tendenze più importanti che interessano il mercato elettrico, nella sintesi fornita dall’Autorità.

Elettricità: clienti domestici

Nel 2019 c’è stata una tendenza al rialzo dei prezzi al lordo delle imposte e degli oneri per i consumatori domestici in tutta Europa, andamento che in Italia è stato influenzato anche da un più marcato aumento dei prezzi netti (energia e costi di trasporto).

I prezzi finali delle due classi di consumo più rappresentative (consumi annui tra 1.000-2.500 kWh e tra 2.500-5.000 kWh) si attestano, per la prima classe, ancora sotto la media dell’area euro (-5%) e per la seconda classe con un lieve scarto verso l’alto (+2%).

Le classi di consumo successive, si legge nella sintesi, confermano livelli superiori a quelli dell’area euro, sia al lordo che al netto di imposte e oneri.

E con l’entrata in vigore e completamento della riforma delle tariffe elettriche introdotta dall’Autorità, ha avuto inizio il progressivo riallineamento dei corrispettivi di rete applicati alle diverse classi di consumo, che ha contribuito ad avvicinare i prezzi netti italiani a quelli medi europei, grazie al graduale superamento della previgente struttura progressiva delle tariffe.

Tra i principali paesi europei, la Germania si conferma il paese con i prezzi più alti per i clienti domestici di energia elettrica per tutte le classi, esclusa la prima con consumi sotto 1.000 kWh/anno, mentre i prezzi più cari sono in Spagna e Italia. Rispetto alla Germania, i clienti domestici italiani pagano via via prezzi inferiori al diminuire della classe di consumo, dal -10% della fascia più alta di consumo al -26% della fascia tra 1.000-2.500 kWh/anno. Il differenziale fra prezzi domestici italiani e tedeschi si è però assottigliato.

Elettricità: imprese

Per quanto riguarda le imprese, dopo i positivi dati degli anni 2017 e 2018, che avevano visto per il settore industriale una progressiva riduzione del divario tra i prezzi medi lordi del nostro Paese e quelli più convenienti dell’area euro, per il 2019 si registra una pausa di questa favorevole tendenza.

Torna, infatti, spiega l’Autorità, a crescere il divario con i valori medi dell’Eurozona, con i clienti industriali che nel 2019 continuano a pagare prezzi più alti per tutte le classi, a causa del rialzo dei prezzi netti (energia e costi di trasporto) e delle imposte e oneri.

Per la prima classe di consumo (consumi inferiori a 20 MWh) si è passati, rispettivamente, dal +8% del 2018 al +45% del 2019, mentre per le altre (consumi tra 20-500, 500-2.000, 2.000-20.000 MWh/anno) si è passati da circa il +10% del 2018 a valori prossimi al +20%. Anche per le classi con consumi tra 20.000 e 70.000 MWh/a e da 70.000 a 150.000 MWh/a si passa rispettivamente dal +6% al +18% e dal -12% al +9%.

I differenziali di prezzo, precisa l’Autorità, sembrano tornati su livelli prossimi a quelli registrati nel 2016, anche se restano ancora ben inferiori a quelli degli anni precedenti, quando si attestavano tutti su valori vicini al 30%.

Più in dettaglio, si legge nel documento di sintesi, nel 2017 i prezzi finali dei clienti industriali italiani avevano beneficiato di diminuzioni dei prezzi netti più spiccate rispetto all’area euro, almeno per le prime quattro classi, nonché di riduzioni della componente oneri e imposte. Sui valori del 2018, poi, aveva influito positivamente un’ancora più marcata riduzione della componente oneri e imposte, in grado di più che compensare i maggiori aumenti che, invece, avevano riguardato i prezzi netti italiani di quasi tutte le classi.

La situazione del 2019 appare, al contrario, determinata sia da ulteriori maggiori aumenti dei prezzi netti rispetto a quelli che hanno interessato l’area euro, sia da aumenti ancora più consistenti della componente oneri e imposte. I prezzi italiani comunque si confermano più bassi, come di consueto, di quelli dei consumatori industriali tedeschi ad eccezione della prima classe di consumo, ma anche di quelli inglesi almeno per le ultime tre classi di consumo, mentre la Spagna mantiene prezzi più bassi in tutte le classi di consumo e aumenta il divario con i prezzi più bassi della Francia (fino a +60%).

Come va il mercato libero

Quest’anno, per la prima volta, l’analisi dell’attività di switching comprende dati raccolti presso i distributori e dati provenienti dal Sistema Informativo Integrato. Da questi risulta che nel 2019 lo switching delle famiglie è aumentato rispetto al 2018 (14,3% contro il 9,1% del 2018 in termini di punti di prelievo).

Guardando ai dati del mercato finale della vendita, il 49,4% dei clienti domestici si trova nel mercato libero (in aumento rispetto al 46,4% del 2018). Si assottiglia la differenza dei consumi medi tra famiglie nel mercato libero, mediamente 2.063 kWh/anno, e in quello tutelato, 1.869 kWh/anno, segno che se prima si sono spostati i clienti domestici con maggiori consumi ora il processo si sta allargando alle altre famiglie.

Lato offerta, anche nel 2019 è cresciuto in maniera decisa il numero dei venditori sul mercato retail (+88 unità nel mercato libero, raggiungendo il numero di 723 operatori), confermando un trend di espansione che procede ininterrottamente dalla liberalizzazione del 2007.

L’operatore dominante dell’intero mercato elettrico italiano resta il gruppo Enel, quest’anno con una quota in lieve discesa dal 37,6% del 2018 a 36% dei volumi venduti seguito a grande distanza da Edison (in aumento al 5,4%) e da Hera al 4,9%.

Complessivamente, i primi cinque operatori detengono l’82,5% del settore domestico (l’84,7% nel 2018), anche se complessivamente, rispetto al 2018, si registra una minima diminuzione del livello di concentrazione del mercato, con la quota dei primi tre operatori passata dal 46,8% al 46,3% delle vendite.

Nel 2019 il prezzo medio dell’energia elettrica (ponderato con le quantità vendute), al netto delle imposte, praticato dalle imprese di vendita ai clienti domestici, è stato pari a 21,50 c€/kWh nel servizio di maggior tutela e a 24,21c€/kWh nel mercato libero. Il differenziale tra i due mercati, in parte spiegabile con ampie differenze nelle tipologie di contratti disponibili sui due mercati, è risultato quindi di 2,7 centesimi di euro, che scende a 2,6 centesimi se si guarda alla sola componente di costo per la materia energia (10,19 €cent/kWh nella tutela contro 12,81 €cent/kWh nel libero).

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