Le sovvenzioni energetiche nell’Ue hanno subìto una flessione nel 2023 rispetto al 2022, a causa dell’attenuazione degli effetti della crisi energetica iniziata nel 2021 e proseguita per tutto l’anno successivo dopo l’aggressione militare della Russia all’Ucraina.
La “Relazione 2024 sulle sovvenzioni all’energia nell’Ue” (link in basso), presentata il 28 gennaio dalla Commissione europea, mostra come dopo un periodo di stabilità durato fino al 2021, gli stanziamenti di fondi dei Paesi membri siano aumentati drasticamente nel 2022, a seguito della crisi energetica, per poi registrare un leggero calo nel 2023: da 213 miliardi di euro nel 2021 si è passati a 397 miliardi nel 2022, poi scesi a 354 miliardi nel 2023 (-10%).
Secondo la Commissione, la ripresa economica avvenuta nel 2021 dopo la pandemia ha spinto al rialzo i prezzi dell’energia a livello mondiale ed europeo e ha determinato un primo aumento delle sovvenzioni, che sono raddoppiate nel 2022 rispetto ai 199 miliardi del 2020 a causa dell’impatto delle misure di emergenza adottate.
Il conseguente ribasso del 2023 si deve al fatto che alcune delle misure di contenimento dei prezzi sono scadute o sono state revocate.
Nel 2023 le sovvenzioni ai combustibili fossili e alle rinnovabili hanno entrambe registrato un calo rispetto al 2022, passando rispettivamente a 111 miliardi di euro (-25%) e 61 miliardi (-8%).
Come mostra il grafico, dal 2022 il rapporto tra sovvenzioni alle fossili e alle Fer si è invertito. Nel 2023 alle prime è andato il 34% degli incentivi totali, mentre le seconde, diventate più competitive a fronte di prezzi dell’energia più alti, ne hanno ricevuto solo il 17% (in calo rispetto al 40% del 2021 e al 22% del 2022).
Sovvenzioni: le fossili superano le rinnovabili
Tra il 2021 e il 2022 le sovvenzioni ai combustibili fossili sono più che raddoppiate, passando da 60 a 136 miliardi di euro, come conseguenza della risposta europea alla crisi dei prezzi dell’energia che gravava su famiglie e industrie europee, per poi scendere del 16% a 111 miliardi di euro nel 2023.
Nel 2022 il sostegno al gas naturale e ai combustibili derivati dal petrolio greggio è aumentato drasticamente rispetto al 2021, raggiungendo rispettivamente i 49 e i 58 miliardi: in quell’anno sgravi fiscali e riduzioni applicate ai carburanti per il trasporto stradale, trasferimenti diretti e misure di sostegno al reddito hanno favorito sia gli utilizzatori di gas naturale che di diesel/benzina.
Negli ultimi anni invece gli incentivi alle rinnovabili hanno fatto registrare un costante ribasso, come evidenziato dal grafico sotto: dagli 89 miliardi di euro nel 2020, sono scesi a 83 miliardi nel 2021, a 68 miliardi nel 2022 e, infine, a 61 miliardi nel 2023.
Questo calo, rileva la Commissione, è dovuto principalmente all’aumento dei prezzi all’ingrosso dell’elettricità che, nel momento in cui l’energia rinnovabile è diventata più competitiva, ha portato a una minore necessità di strumenti di sostegno alle Fer a integrazione dei prezzi di mercato.
Il grafico in alto mostra anche come il solare abbia ricevuto di gran lunga la quota maggiore di sovvenzioni, sia storicamente che nel 2023 (21 mld €), seguita dalla biomassa (9 mld €) e dall’energia eolica (7 mld €). L’energia idroelettrica ha ricevuto un sostegno finanziario marginale (circa 1 mld €).
Lo strumento tipico per sovvenzionare queste fonti continuano a essere le tariffe e i premi di riacquisto o i contratti per differenza, che insieme nel 2023 ammontavano a 36 miliardi di euro (pari al 60% di tutte le sovvenzioni alle rinnovabili).
Troppi sussidi ambientalmente dannosi
La relazione presenta anche la prima valutazione delle sovvenzioni energetiche nell’Ue dal punto di vista del loro impatto ambientale, misurato in base alla Tassonomia Ue e riferito in particolare agli obiettivi climatici di mitigazione e adattamento.
Si stima che nel 2023 le sovvenzioni energetiche dannose per l’ambiente siano valse complessivamente 136 miliardi di euro, pari al 38% delle sovvenzioni energetiche totali. La quota maggiore (93 mld, ossia il 68%) è connessa ai combustibili fossili.
Se abolita, questa libererebbe importanti risorse che potrebbero essere utilizzate per rafforzare la sicurezza energetica europea e accelerare la transizione.
Tuttavia, stando ai piani nazionali per l’eliminazione graduale delle sovvenzioni ai combustibili fossili, meno della metà (il 43%, pari a 48 mld €) dovrebbe scadere prima del 2025, un altro 9% (10 mld) tra il 2026 e il 2030, mentre per il restante 48% (53 mld) non è stata stabilita una scadenza o è stata fissata dopo il 2030.
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