‘Civico 5.0’, sui consumi Legambiente boccia i condomini italiani

I risultati del monitoraggio su 22 edifici. Per l'associazione da qui al 2030 occorre riqualificare 30mila condomini all'anno. Le proposte di Legambiente per diminuire gli sprechi.

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Anche quest’anno il monitoraggio di ‘Civico 5.0’, il progetto di Legambiente per promuovere l’efficienza nel parco edilizio condominiale italiano, restituisce un quadro poco felice con case colabrodo che disperdono il più delle volte energia termica d’inverno e si surriscaldano d’estate, energivore, poco green e costruite nel dopoguerra con materiali e tecniche che avevano una scarsa attenzione all’efficienza dei sistemi di riscaldamento.

E poi ci sono cittadini spesso poco attenti e informati sulle caratteristiche della propria abitazione, come l’indicazione della certificazione energetica dell’immobile, o distratti nel momento in cui acquistano un elettrodomestico senza tener conto della classe energetica che aiuterebbe a ridurre il costo della bolletta.

Questi i primi elementi evidenziati da una nota di Legambiente in relazione ai risultati del periodico rapporto “Civico 5.0“.

Passando ai numeri, nel 2018 Legambiente ha monitorato ben 22 condomini (situati a Bagheria, Napoli, Potenza, Foggia, Grosseto, Savona, Vercelli, Modena, Rovigo, Trieste, Trento, Ancona), coinvolto 36 famiglie (con figli, giovani coppie senza figli e anziani) e 12 regioni. La maggioranza dei condomini monitorati è stata costruita negli anni ‘70 e si trova in zona climatica E.

Il 56% delle famiglie intervistate non è a conoscenza della classe energetica del proprio immobile. Quando la classe energetica è nota, nel 39% dei casi si tratta di una classe G, e nel 6% dei casi di una classe A.

Inoltre nel 28% delle abitazioni sono stati rinvenuti problemi di umidità, e nel 6% formazioni di muffa ad essa correlata. Il sistema di distribuzione del calore più diffuso nei condomini monitorati è quello centralizzato. Quasi il 60% delle abitazioni è risultato sprovvisto di termostato ambiente, il 42% non ha installate valvole termostatiche, i sistemi di contabilizzazione del calore (ripartitori) sono presenti nel 53% delle abitazioni.

La caldaia a condensazione è usata da 6 famiglie (17%), pompe di calore da 5 famiglie (14%), e in un solo caso è usata una fonte rinnovabile (solare termico per produzione di ACS). 16 famiglie (44%) segnalano fenomeni di eccessivo caldo e/o freddo nell’abitazione. 12 famiglie (33,3%) eccessivo soleggiamento.

I risultati delle analisi energetiche

Dal monitoraggio e dalle ispezioni termografiche esterne, è emerso che tutti gli edifici monitorati presentano un comportamento termico complessivamente non efficiente.

Le superfici verticali e orizzontali sono caratterizzate da debole tenuta termica, così come infissi e serramenti. L’assenza di isolamento è documentata dalla termografia, i cui contrasti cromatici marcano l’ossatura portante dell’edificio.

Tra le criticità segnalate, ad esempio, la distribuzione delle temperature superficiali eterogenea dovuta alla mancanza di adeguato isolamento; ponti termici non chiusi, quindi dispersioni presso i punti di connessione tra elementi portanti (travi e pilastri) e le superfici di tamponamento, comprese coperture e tetti; difetti nella posa degli infissi di porte e finestre che determinano migrazioni di calore interno\esterno; surriscaldamento della sezione muraria di frontiera in corrispondenza degli elementi radianti (caloriferi), con la tipica comparsa dell’impronta termica di radiatori e collettori, visibile dall’esterno.

I casi più gravi si sono rilevati su condomini costruiti nel periodo 1970-1990, prima dell’entrata in vigore della normativa sull’efficienza energetica in edilizia. Le termografie interne confermano le criticità rilevate durante il monitoraggio esterno. Si registrano ad esempio fenomeni di migrazione del calore verso l’esterno lungo i nodi (angoli) parete perimetrale-solaio, parete perimetrale-pilastro, trave-pilastro, parete perimetrale-infisso.

Episodi di umidità da risalita nei primi piani e condensazione presso i ponti termici, che oltre a macchiare le pareti e far sfarinare l’intonaco, alle lunghe portano alla formazione di muffe.

I consumi degli elettrodomestici

Novità di quest’anno della campagna ‘Civico 5.0’ è l’analisi sui consumi energetici. Dal monitoraggio è emerso che sul bilancio energetico delle 36 famiglie monitorate circa i due terzi (64,2%) vanno per la spesa termica e circa un terzo (41,5%) per l’energia elettrica.

In particolare la spesa per l’energia elettrica incide per il 25% del totale per 2 famiglie su 36, tra il 25 e il 35% per 8 famiglie, tra il 35 e il 45% per 9 famiglie e superiore al 45% per 7 famiglie.

In due casi in Sicilia (rappresentanti il 6% del totale) la spesa termica è risultata nulla, in quanto la famiglia usa solo sporadicamente una pompa di calore elettrica per il riscaldamento. La spesa media per il fabbisogno energetico totale è di circa 1450 euro, con valori massimi e minimi rispettivamente di 2300 e 600 euro.

Il costo medio per la fornitura elettrica si posiziona sui 500 euro/anno, con estremi di spesa di 250 e 1200 euro (in valori assoluti più alta al sud). Per quanto riguarda gli elettrodomestici, tolto lo scaldabagno elettrico (apparecchio notoriamente energivoro, ma poco diffuso), i principali poli di consumo domestico, per incidenza media sulla bolletta elettrica, risultano: i frigoriferi (31%), i forni e le lavatrici (15%), la climatizzazione estiva-invernale (13%). Dai monitoraggi effettuati si evince che, ad esempio, il consumo di una lavatrice-tipo si concentra per circa l’80-90% nella fase di riscaldamento della resistenza e, a parità di programma, una lavatrice in alta classe energetica (A+++) può consumare fino al 100% in meno di una in bassa classe energetica (B o equivalente).

Gli stili di vita

La maggior parte delle famiglie intervistate osserva comportamenti virtuosi: il 94,4% fa la raccolta differenziata, l’89% usa luci a risparmio energetico, l’86% spegne le luci in ambiente non utilizzati, il 75% usa i mezzi pubblici e/o la bicicletta, il 50% lascia apparecchi elettronici in stand by.

Poco o per niente diffusi gli orti (solo il 16% fa orti in terrazzo), fa compost (16,7%), usa sistemi di domotica (2,8%), nessuno invece utilizza piattaforme di sharing economy.

Alla domanda quale attività metterebbe in condivisione, il 45% delle famiglie intervistate si dice disposta ad attivare, all’interno del proprio condominio, la condivisione della rete Wi-Fi, uno spazio giochi per bambini, una stanza per bricolage\officina e di una serra od orto (41%).

Meno gettonata una sala cinema (16,6%) o una cantina per vini (13,8%).  Più del 70% metterebbe in condivisione con i condòmini giochi e oggetti per l’infanzia, libri, dischi e film. Poca invece la propensione a condividere strumentazione elettrica-elettronica, si attesta al 15%.

Come cambiare

Secondo Legambiente oggi sono tantissime le opportunità per migliorare la qualità di vita all’interno del proprio appartamento e in ambito condominiale. Le soluzioni sono azioni di efficientamento energetico e sharing economy di comunità.

La sfida che l’associzione lancia è quella di riqualificare almeno il 50% degli edifici condominiali, con maggiori problemi di efficienza energetica, entro il 2030: 30mila  all’anno da riconvertire.

Occorre poi, si spiega, definire una regia nazionale per lo scenario della riqualificazione del patrimonio edilizio,  legare gli incentivi al miglioramento delle prestazioni energetiche e antisismiche di interi edifici e  garantire controlli e sanzioni per le certificazioni energetiche e la sicurezza antisismica per arrivare ad avere un libretto unico del fabbricato per ogni edificio.

Ridurre la bolletta

Per l’associazione ambientalista la spesa elettrica e termica delle famiglie può essere ridotta in maniera proporzionale all’incisività degli interventi che vengono intrapresi. Nel primo caso, per la spesa elettrica:

  • attraverso interventi a costo zero (con unna maggiore attenzione agli stili di vita e adottando comportamenti virtuosi si può arrivare a ridurre la spesa dall’1 al 10% annuo);
  • interventi fino a 500 euro (ad esempio sostituendo un singolo elettrodomestico energivoro e non efficiente si raggiungono risparmi tra il 10 e il 20% annuo);
  • Interventi oltre i 1.000 euro (ad esempio: sostituzione di tutto il parco elettrodomestici energivoro e non efficiente, installazione di LED, installazione di strumenti per la gestione intelligente dei consumi – domotica) si possono raggiungere risparmi tra il 20 e il 40% annuo.

Anche la spesa termica può essere ridotta in maniera proporzionale all’incisività degli interventi che vengono intrapresi: attraverso interventi a costo zero, interventi sugli impianti (500-2000 euro) ad esempio con investimenti medi (es: passaggio a caldaia a condensazione, installazione sistema di telecontrollo multimediale dell’impianto di riscaldamento, ecc.) si raggiungono risparmi tra il 20 e il 50% annuo.

E poi mettendo in cantiere interventi sull’isolamento (oltre i 2000 euro) con investimenti massicci (es: posa del cappotto termico sulle parti comuni dell’edificio condominiale, sostituzione degli infissi) si possono raggiungere risparmi tra il 35 e il 70% annuo.

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