La Cina punta a installare una grande quantità di nuovi parchi eolici e solari nel deserto del Gobi e in altre regioni desertiche del paese, come il Taklamakan.
Si parla di ben 450 GW, cioè una parte integrante del suo sforzo di accelerare la transizione energetica verso le fonti rinnovabili.
Lo riferisce la Reuters, citando una recente dichiarazione di He Lifeng, direttore della Ndrc (National Development and Reform Commission).
Pechino, infatti, intende arrivare ad almeno 1.200 GW di potenza cumulativa eolica e fotovoltaica al 2030 raggiungendo anche il picco delle emissioni di CO2 entro la fine di questo decennio.
Mentre per il 2060 è stato fissato dal presidente cinese Xi Jinping il traguardo della neutralità climatica, che richiederà impegni e misure su vastissima scala per uscire dai combustibili fossili nei diversi settori (produzione enrgetica, trasporti, industrie, edifici).
Sviluppare centinaia di GW nei deserti ha dei vantaggi, tra cui la disponibilità di terra a basso costo e condizioni ottimali di irraggiamento solare e ventosità per impianti utility-scale di grandi dimensioni. Ma ci sono anche svantaggi e ostacoli da risolvere, come la necessità di realizzare i collegamenti elettrici con i centri di consumo, città e stabilimenti industriali.
Anche le attività di manutenzione saranno più difficili e complesse, date le caratteristiche ambientali: polvere e sabbia, ad esempio, possono deteriorare più rapidamente le prestazioni dei pannelli fotovoltaici, rendendo indispensabile una maggiore frequenza della pulizia delle superfici.
Intanto la Cina, secondo le previsioni della China Photovoltaic Industry Association, dovrebbe aggiungere 83-99 GW/anno di fotovoltaico nel periodo 2022-2025, per un totale di 232-286 GW in soli quattro anni.