Caro energia, le proposte del PD

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Tra le idee, più gas nazionale e, per le rinnovabili elettriche, un sistema che le escluda dal meccanismo del prezzo marginale.

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Superare il meccanismo del prezzo marginale sul mercato elettrico, creando aste separate per le rinnovabili, aumentare l’estrazione di gas nazionale, accelerare lo sviluppo delle Fer sia semplificando i procedimenti autorizzativi che coinvolgendo i grandi consumatori con i Ppa.

Queste sono alcune delle misure proposte dal Partito Democratico per contrastare il caro energia, contenute in una risoluzione con primo firmatario Gianluca Benamati, depositata alle commissioni VIII e X della Camera (documento in basso).

Tra le azioni immediate (che il Governo dovrebbe rendere note nel pacchetto da “5-7miliardi” che sarà in CdM nei prossimi giorni), i firmatari chiedono altre risorse per tagliare il carico fiscale e parafiscale sui prodotti energetici in favore delle utenze domestiche, delle Pmi e delle imprese ad alti consumi energetici, “prevedendo in questo caso l’uso delle risorse in oggetto anche per l’adeguamento al rialzo – nel quadro delle norme comunitarie – delle aliquote di sconto”.

Altra proposta per il brevissimo termine è quella di rafforzare i bonus per le amministrazioni locali in difficoltà.

Niente prezzo marginale per le Fernp

Quanto all’intervento sugli “extraprofitti” delle rinnovabili, arrivato con il dl Sostegni-ter, lo si cita tra gli interventi presi finora contro il caro energia come uno strumento d’emergenza “cui non si deve rinunciare” nel brevissimo periodo, ma cui vanno aggiunte altre misure.

Su un orizzonte più lungo c’è l’idea di superare il meccanismo del prezzo marginale come è oggi: la proposta è di “discernere fra le tecnologie ad elevati costi fissi (meno o del tutto indipendenti dal gas ma sensibili ai costi di investimento) e quelle ad elevati costi variabili (più dipendenti dal gas), così da evitare evidenti distorsioni nei prezzi”.

Come si spiega nel documento, idrico, geotermoelettrico, eolico e solare andrebbero “indirizzate su aste specifiche – sia per nuova produzione quanto per quelle esistenti – per volumi e tempi di fornitura prefissati, tali da garantire la remuneratività dei nuovi investimenti, sostenendo al contempo l’accesso dei produttori già esistenti e immaginando meccanismi che assicurino l’acquisizione dell’energia elettrica così prodotta da parte dei consumatori”.

Per gli altri produttori, che come le centrali a gas devono fare i conti con il costo del carburante, “appare opportuno lasciare operare il meccanismo del marginal price in ragione dell’evidente volatilità del mercato delle commodity.” La sicurezza del sistema, si aggiunge, “verrebbe mantenuta dal cd. capacity market elettrico attivo e rivisto nelle taglie e dagli accumuli di cui agli articolo 18 e 19 del recentissimo D.Lgs. mercato elettrico”.

Autorizzazioni e Ppa

Sempre riguardo alle Fer, il documento invita ad “accelerare in maniera sensibile ed urgente” le installazioni, anche “con ulteriori interventi relativamente ai processi autorizzativi” e a “identificare al più presto le aeree idonee” attuando con celerità gli art. 20 e 21 del Dlgs. 199/2021, oltre che a favorire collaborazioni internazionali, citando il Nord Africa.

Si parla poi di “facilitare il coinvolgimento del sistema nazionale delle imprese manifatturiere, sia a sostegno dei nuovi investimenti nazionali nel settore delle Fer elettriche mediante contratti pluriennali di fornitura che facilitino la realizzazione di tali impianti, sia in contratti a lungo termine destinati all’energia attualmente ritirata dal Gse”.

I consumatori industriali dovrebbero essere coinvolti nella valorizzazione della produzione nazionale (anche fossile, si veda sotto) “anche mediante la contrattazione di quote di tale produzione in prodotti di medio/lungo termine”.

Gas nazionale e stoccaggi

Per i deputati PD una strada contro il caro energia resta il gas nazionale: si chiede di aumentare, “in sicurezza e secondo le previsioni del Pitesai”, la produzione nazionale di idrocarburi, oltre a mettere in campo tutte quelle azioni tese a consolidare le importazioni attuali (Algeria, Russia) accrescendole ove possibile (Azerbaijan via TAP e Gnl via rigassificatori).

La produzione italiana di gas, che nel 2021 si è attestata a circa 3,4 Gm3 , “alla luce dell’approntamento del Pitesai può essere aumentata in sicurezza per un valore fra i 4 e gli 8 Gm3 /anno”, si spiega, proponendo che tale aumento possa vedere “contrattazioni di lungo termine tra i produttori e i consumatori industriali in grado di assicurare un ritiro di tale gas e la copertura degli impegni finanziari necessari”.

Fusione nucleare nel decennio 2040

Nel documento si cita anche una tecnologia che in questi giorni sta attirando speranze (forse mal riposte), ma che certamente non sarà operativa (se lo sarà) nei tempi che ci richiede l’emergenza climatica.

Il periodo che parte “all’incirca dagli anni quaranta di questo secolo – scrivono i deputati – vedrà la maturità commerciale di nuove tecnologie a basse emissioni. Fra queste ad esempio la fusione nucleare (che dopo l’esperienza di ITER, oggi alla soglia dell’avvio, e il dimostrativo DEMO si avvierà allo sfruttamento commerciale) così come le tecnologie da fissione di quarta generazione (Generation IV) assai più sostenibili dal punto di vista ambientale rispetto ad oggi”.

Tecnologie queste, sottolinea comunque il documento, che “dati i tempi di sviluppo, non possono entrare nel dibatto immediato di questi momenti” ma che, “grazie anche alle alte competenze italiane in questi settori, e a fronte della prosecuzione seria di attività di ricerca e sviluppo, possono consentire all’Italia di giocare un ruolo da protagonista in questo settore cruciale dell’industria energetica della seconda metà del secolo”.

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