In Belgio la prima “isola energetica” artificiale per l’eolico offshore

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I lavori partiranno nel 2024 nel Mare del Nord. Sarà grande quanto 12 campi da calcio e collegherà tra loro e con la terraferma 3,5 GW di turbine. Il primo hub integrato europeo con interconnettori elettrici verso Danimarca e Gran Bretagna.

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Sorgerà in Belgio, nel Mare del Nord, a 45 km dalle coste, la prima isola energetica artificiale del mondo, grande quanto una dozzina di campi da calcio (circa 6 ettari).

Si chiamerà Princess Elisabeth e sarà una vera e propria estensione in mare della rete elettrica nazionale, al fine di collegare la terraferma con i parchi eolici offshore e diventare un nodo centrale per future interconnessioni elettriche con altri Paesi, tra cui Danimarca e Gran Bretagna (tramite i progetti Nautilus e TritonLink).

Ad annunciare la prossima realizzazione di questa isola – i lavori partiranno nel 2024 e dureranno due anni e mezzo – è il gestore belga delle linee elettriche ad alta tensione, Elia, precisando in una nota che a vincere il bando del contratto EPCI (Engineering, Procurement, Construction & Installation) è stata TM Edison, joint venture formata dai gruppi Jan De Nul e DEME, specializzati in costruzioni offshore.

Tra 2026 e 2030 verranno commissionati e realizzati i lavori per le infrastrutture elettriche ad alta tensione, indispensabili per connettere 3,5 GW di eolico offshore della Princess Elisabeth wind zone con la nuova isola e poi con la terraferma.

La costruzione avverrà con cassoni di cemento riempiti di sabbia, si spiega; ci sarà anche un piccolo porto e una piattaforma di atterraggio per elicotteri. Per quanto riguarda i costi, si dice solo che il progetto è sostenuto dal governo belga con 100 milioni di euro tramite il Recovery Plan post-Covid.

Princess Elisabeth, evidenzia la nota, sarà anche il primo elemento di una rete elettrica offshore europea integrata, che collegherà insieme vari hub e Paesi. Ad esempio, il Belgio intende sviluppare nuove interconnessioni congiunte con la Gran Bretagna e la Danimarca, in modo da accedere a quantità sempre maggiori di energia rinnovabile e ridurre gli usi di combustibili fossili.

Si parla di interconnessioni “ibride” perché consentiranno a diversi Paesi di scambiare più facilmente energia elettrica rinnovabile, soprattutto quella generata dai parchi eolici nel Mare del Nord, combinando le capacità di generazione e di trasmissione.

Ricordiamo, a questo proposito, che i Paesi Ue stanno pianificando la realizzazione di impianti offshore con una strategia più coordinata, puntando a creare delle reti di parchi eolici in grado di ridurre i costi di installazione e gli impatti ambientali, oltre a ottimizzare le prestazioni energetiche dei diversi impianti e le capacità di trasporto dei cavi sottomarini.

La pianificazione riguarda cinque bacini marittimi, tra cui appunto il Mare del Nord. Obiettivo è raggiungere circa 111 GW di potenza cumulativa offshore al 2030.

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