Auto elettrica, transizione a rischio con il taglio ai fondi automotive

Nella Manovra 2025 prevista una forte riduzione delle risorse con cui rilanciare l'industria automobilistica nazionale. Intanto apre oggi il portale web Gse per partecipare al terzo bando Pnrr per le infrastrutture di ricarica pubbliche.

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La transizione della filiera automobilistica verso l’elettrico in Italia rischia di diventare ancora più complicata: la Manovra 2025 prevede una netta riduzione (quasi l’80%) delle risorse che avrebbero ancora dovuto essere a disposizione del Fondo Automotive.

Lo Stato risparmierà circa 4,5 miliardi di euro: si passerà, infatti, da una dotazione annuale inizialmente prevista di 1 miliardo di euro per il periodo 2023-2030 a 450 milioni nel 2025 e poi 200 milioni per ciascun anno dal 2026 al 2030. Il taglio è inserito nella tabella “Sezione 2 – Definanziamenti” (pag. 350 della relazione tecnica del ddl Bilancio presentato alla Camera, link in basso).

Da segnalare che ci sono diversi altri tagli che riguardano il ministero dei Trasporti, ad esempio si perderanno circa 131 milioni di euro in sei anni per l’elettrificazione delle banchine portuali (cosiddetto cold ironing) e 15 milioni nel 2025 per il rinnovo del materiale rotabile per il trasporto ferroviario.

Intanto, sempre in tema di mobilità elettrica, da ricordare che apre oggi, martedì 29 ottobre, alle ore 14, il portale web sul sito del Gse per partecipare al terzo bando Pnrr per la realizzazione di infrastrutture di ricarica nei centri urbani e sulle strade extraurbane.

Il Fondo Automotive è stato istituito dal decreto Energia 17/2022 per rilanciare le industrie del settore puntando su innovazione e sostenibilità ambientale, con 8,7 miliardi di euro complessivi, in particolare tramite i contratti di sviluppo e gli accordi per l’innovazione.

Tra gli investimenti ammissibili, regolati dal Dpcm del 4 agosto 2022, da citare quelli per aumentare l’efficienza dei veicoli riducendo le emissioni di CO2 e quelli per realizzare nuove infrastrutture per la ricarica elettrica.

Dalle associazioni del comparto automotive sono arrivati commenti all’insegna dello “sconcerto” e dello “stupore” di fronte alla decisione del governo. Il punto è che senza una programmazione chiara e stabile di incentivi per la filiera, le imprese italiane rischiano di rimanere indietro nella riqualificazione tecnologica e “green” del settore auto.

Per Motus-E, associazione che promuove la mobilità elettrica, la decurtazione dei fondi “alimenterebbe ulteriormente un clima di incertezza sulla visione industriale del Paese”.

La filiera dell’auto, evidenzia una nota, “rappresenta un elemento fondamentale dell’economia italiana e stupisce che dopo la meritoria attenzione prestata al settore dall’esecutivo possa arrivare ora una decisione di questo tipo, le cui conseguenze sarebbero gravissime per l’occupazione e per le prospettive dell’industria nazionale”.

Mentre l’Anfia (Associazione nazionale filiera industria automobilistica) in una nota scrive che il taglio del Fondo Automotive è “un’inaccettabile fulmine a ciel sereno che contraddice in maniera clamorosa  l’importante attività che il Governo sta svolgendo in Europa a favore del settore per migliorare la regolamentazione, e che annulla questi mesi di intenso lavoro del “Tavolo Sviluppo Automotive”, che hanno portato Anfia, le parti sociali e le Regioni con vocazione automotive a proporre al Governo un piano d’azione per supportare la filiera”.

L’auspicio, termina l’associazione, “è quello di vedere fortemente ridotto il taglio nell’iter di approvazione della manovra in Parlamento. In caso contrario, questo tragico ridimensionamento delle risorse, segnerebbe una profonda frattura nella fin qui ottima collaborazione tra la filiera ed il Governo”.

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