Australia, tra investimenti in rinnovabili e la consapevolezza di essere in ritardo

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Come si sta muovendo il paese nel suo percorso di decarbonizzazione del sistema energetico.

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Le fonti rinnovabili hanno alimentato due terzi della rete elettrica in Australia per brevi periodi nel 2022. Mentre solo cinque anni fa, il picco delle rinnovabili era meno della metà, attorno al 30%, nel Paese australe.

Nell’Australia Meridionale, il 70% dell’elettricità già proviene attualmente da eolico e fotovoltaico e per 180 giorni nel 2021 lo Stato ha potuto soddisfare la sua intera domanda di elettricità con le fonti rinnovabili e le batterie.

Questi risultati sono stati raggiunti nonostante il precedente governo federale, guidato dal conservatore Scott Morrison, non fosse esattamente un “verde”. Alle ultime elezioni del maggio 2022 proponeva di continuare ad alimentare la rete elettrica con carbone e una percentuale significativa di gas fino al 2050 e di continuare ad esportare carbone e gas anche oltre quella data.

Alle consultazioni, Morrison è stato battuto dal laburista Anthony Albanese, molto meno favorevole alle fonti fossili rispetto al suo predecessore e orientato ad un’accelerazione ulteriore delle rinnovabili.

Scenario più probabile

Nello scenario più probabile di cambiamento graduale pubblicato il mese successivo alle elezioni, l’Operatore australiano del mercato dell’energia (Aemo), oltre a un target dell’82-83% di rinnovabili non programmabili entro il 2030-31, ha previsto, fra gli altri, i seguenti obiettivi:

  • 96% di rinnovabili nel 2040 e il 98% nel 2050.
  • 69 GW di fotovoltaico distribuito fornirebbero circa un terzo della potenza rinnovabile entro il 2050, con 54 GW di nuova capacità, quasi quintuplicando quella attuale di 15 GW.
  • 141 GW di rinnovabili non programmabili fornirebbero due terzi della capacità rinnovabile entro il 2050, con oltre 125 GW di nuova potenza, aumentando di 9 nove volte l’attuale capacità di 16 GW.

Nuovi investimenti, nuovi timori

Nonostante il rinnovato ottimismo per le prospettive delle rinnovabili, come in molti altri Paesi, in Australia si diffonde sempre più la consapevolezza di non avere fatto abbastanza in passato e di dover accelerare sempre di più il ritmo della decarbonizzazione per cercare di recuperare il tempo perduto.

Gli investimenti in Fer sono aumentati del 17% a 6,2 miliardi di dollari in Australia l’anno scorso rispetto al 2021, secondo il Clean Energy Council, la maggiore associazione australiana delle rinnovabili.

Nell’ultimo trimestre del 2022, gli investimenti nella generazione e stoccaggio su larga scala hanno raggiunto 4,3 miliardi di dollari, livello maggiore dal terzo trimestre del 2018, con 1.923 MW di nuova capacità installata e 800 MWh di stoccaggio.

Gli investitori stanno chiaramente rispondendo a un clima politico più positivo, con forti ambizioni, coordinamento e nuove misure da parte del governo federale, ha indicato l’amministratore delegato del Clean Energy Council, Kane Thornton, nel presentare un paio di settimane fa il rapporto per il quarto trimestre del 2022.

Thornton ha però anche lanciato un allarme, speculare a quello che molti hanno fatto risuonare in Europa, circa il timore di rimanere indietro nella corsa alle rinnovabili e di dover mettere le proprie aziende nelle condizioni di competere più efficacemente con quelle delle altre regioni del mondo.

“Sebbene l’aumento sia incoraggiante, un trimestre non è sinonimo di tendenza. L’Australia sta installando nuovi impianti di produzione su larga scala – eolici e fotovoltaici – più lentamente di quanto sia necessario per raggiungere l’obiettivo dell’82% di energia rinnovabile nel mercato nazionale dell’elettricità” al 2030, ha detto.

“Il problema è che la media trimestrale degli investimenti su 12 mesi non ha superato i 2 miliardi di dollari dal secondo trimestre del 2019″, ha aggiunto.

“Gli indirizzi politici attuali serviranno solo fino ad un certo punto. È chiaro che con i significativi spostamenti di capitali all’estero attraverso l’Inflation Reduction Act degli Stati Uniti e altre risposte da parte di paesi come l’Unione Europea e gli Stati del Golfo, l’Australia deve fare di più“, ha detto Thornton.

Affidabilità non garantita

L’Aemo ha ribadito la necessità di uno sforzo tempestivo e determinato per i nuovi progetti rinnovabili.

Tutti gli Stati continentali del mercato australiano dell’energia elettrica non raggiungeranno lo standard di affidabilità a partire dal 2027 senza nuovi investimenti sostanziali, poiché numerose centrali elettriche a carbone sono destinate ad andare in pensione, secondo l’Aemo.

“Per soddisfare in modo affidabile la domanda delle abitazioni e delle imprese australiane, sono necessari investimenti urgenti e costanti nelle rinnovabili, nello stoccaggio a lunga durata e nella trasmissione”, ha dichiarato il direttore generale dell’organizzazione, Daniel Westerman.

Il Clean Energy Council, da parte sua, sta spingendo affinché gli obiettivi per le energie rinnovabili vengano aumentati ed estesi oltre l’attuale scadenza del 2030.

“Sappiamo che per incidere veramente sui prezzi dell’energia a lungo termine, l’Australia ha bisogno della sicurezza fornita dall’elettricità a basso costo prodotta direttamente dall’energia fotovoltaica ed eolica e di ridurre la nostra dipendenza dal gas, sempre più costoso, e dall’inaffidabilità della produzione di carbone”, ha dichiarato Thornton.

Zone dedicate e interconnessioni

L’Australia possiede alcune delle migliori risorse rinnovabili del mondo, ma spesso i luoghi più soleggiati e ventosi di questo Paese grande 27 volte l’Italia e con meno della metà della popolazione dello stivale, non sono ben collegati all’infrastruttura elettrica esistente.

Per cercare di ovviare a questo problema, comune per altro a molte altre regioni del mondo, l’Australia sta cercando di dotare delle necessarie infrastrutture e capacità di trasmissione le aree ricche di sole e vento, in modo da poter inviare questa energia pulita ai luoghi che ne hanno bisogno.

Si stanno creando delle Zone per le Energie Rinnovabili (Rez) nelle aree più favorevoli, cioè distretti che combinano generazione, trasmissione e stoccaggio elettrico, collegate a loro volta da connessioni interstatali, per offrire la maggiore sicurezza, convenienza e affidabilità possibili del sistema energetico del Paese.

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