Clima, Schwarzenegger prepara una causa “per omicidio” contro l’industria fossile

Sarà una class action simile a quelle che hanno punito l'industria del tabacco per aver nascosto i danni del fumo pur essendone a conoscenza. “Se entri in una stanza e sai che ucciderai qualcuno, è omicidio di primo grado; valga anche per le compagnie petrolifere”, ha spiegato Schwarzenegger.

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“Stiamo parlando con studi legali per fare esattamente quello che si è fatto con l’industria del tabacco”.

Lo ha annunciato ieri Arnold Schwarzenegger, ex governatore della California e da anni in prima linea nella lotta la global warming, in un’intervista a Politico.

L’ex attore ha spiegato che l’industria delle fossili è l’obiettivo perfetto per una class action sul modello di quelle che hanno investito Big Tobacco: “la questione non è diversa da quella del tabacco. Le aziende sapevano da decenni che fumare avrebbe ucciso le persone, le avrebbe danneggiate e fatte ammalare di cancro, ma lo hanno nascosto e negato. Poi, quando sono state portate in tribunale, hanno dovuto pagare centinaia di milioni di dollari per questo”.

“Le compagnie petrolifere – ha aggiunto – sapevano dal 1959, grazie ai loro stessi studi, che i combustibili fossili avrebbero causato un surriscaldamento globale e che questo sarebbe stato pericoloso per le vite delle persone, che avrebbe ucciso”.

“Se entri in una stanza e sai che ucciderai qualcuno, è omicidio di primo grado; credo questo valga anche per le compagnie petrolifere”, ha concluso.

Schwarzenegger non ha fornito una timeline per la battaglia legale in preparazione. La sua azione non sarebbe inedita, ma certo darebbe un grosso risultato in termini di visibilità del tema nell’opinione pubblica generalista.

Sempre più spesso, in varie parti del mondo, gruppi di cittadini si stanno rivolgendo ai tribunali per avere giustizia nei confronti di governi e industria fossile.

Secondo un report firmato UNEP e Columbia Law School (allegato in basso e di cui avevamo parlato qui), a marzo 2017 erano in corso 900 processi per danni da cambiamento climatico, in 24 diversi Paesi.

La battaglia più simile a quella annunciata dall’ex “Governator” è quella ancora in corso contro ExxonMobil, iniziata nel 2015.

La multinazionale – è la tesi dell’accusa – sapeva da molti anni che il global warming è causato dalle emissioni dovute alla combustione di petrolio, gas e carbone, ma ha negato, ha disinformato coscientemente e nel frattempo non ha fatto nulla per ridurre le emissioni legate alle sue attività.

Un’evidenza emersa da inchieste giornalistiche come quella di InsideClimate News, che spiegano come la compagnia sapesse benissimo della relazione tra emissioni e cambiamento globale, ma abbia cercato di nascondere la verità.

Come mostrato anche da un dossier che avevamo pubblicato al tempo, infatti, ci sono molte prove che da quasi 30 anni le più grandi compagnie sono a conoscenza del fatto che le loro attività sono all’origine dei cambiamenti climatici.

Per tutto questo periodo hanno tentato deliberatamente di manipolare l’opinione pubblica, minimizzando i rischi del global warming e mettendo in dubbio la relazione tra clima ed emissioni di CO2 da combustione di carbone, petrolio e gas.

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