Fotovoltaico, la cella superleggera che produce 10 volte di più

  • 15 Settembre 2015

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I ricercatori dell’Università di Linz hanno presentato una nuova lamina fotovoltaica con densità di potenza dieci volte superiore rispetto alle celle convenzionali.

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Gli scienziati dell’Università di Linz hanno presentato una nuova generazione di celle solari costituite da una lamina sottilissima che fornisce una quantità di elettricità per chilogrammo di peso dieci volte superiore rispetto alle celle convenzionali, come riportato dai ricercatori sulla rivista scientifica “Nature Materials”.

Per molte applicazioni un fattore di grande importanza tecnica è la densità di potenza, ossia la capacità delle celle solari di generare un alto rendimento elettrico in relazione al proprio peso. L’energia erogata dal nuovo pannello prodotto dai ricercatori del laboratorio di Linz è molto superiore alle celle solari convenzionali su base di silicio.

Ad esempio l’aereo a energia solare “Solar Impulse 2” ha le celle solari convenzionali da 135 micrometri, che hanno lo spessore di un foglio di carta. La nuova lamina, invece, è spessa solo tre micrometri, quindi è quattro volte più sottile di un involucro di plastica. La loro efficienza al 12% è ancora notevolmente inferiore a quella del velivolo alimentato a energia solare, ma la loro densità di potenza è dieci volte superiore a causa del loro peso ridotto.

Gli elettrodi di celle solari a base di perovskite si corrodono molto rapidamente a causa dell’umidità. Per questo motivo, le celle sono in genere protette da strati rigidi di vetro. Al fine di avere una cella solare sottile e flessibile, è stato sviluppato un nuovo tipo di rivestimento dell’elettrodo in ossido di cromo che rende le cellule solari resistenti alla corrosione per diversi giorni.

Secondo lo studio, inoltre, la lamina si può anche allungare e piegare senza rilevante perdita di produzione di energia. Un altro vantaggio è che può essere prodotta su larga scala e soprattutto a costi ridotti.

L’Austria continua a confermarsi come ambita sede di ricerca in Europa nei settori del futuro – Bioscienze, Ambiente & Energia, Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC), Mobilità & Traffico – offrendo alle aziende che investono nel settore R&S la possibilità di ricorrere a finanziamenti di agenzie di promozione per la ricerca (come la AWS e la FFG) e incentivi statali.

A conferma di questo impegno, di recente il parlamento ha innalzato la soglia dei contributi per la ricerca dal 10 al 12%. Il volume totale degli investimenti in R&S ha superato i 9 miliardi di euro per la prima volta nel 2013. Con una quota del 2,9% del rapporto interno lordo dedicato alla Ricerca & Sviluppo l’Austria si attesta ben al di sopra della media UE (2,06%). La dinamica della forza innovativa si manifesta anche nell’obiettivo prefissato per il 2020: un ulteriore incremento della quota di ricerca fino ad arrivare al 3,76% – valore nettamente al di sopra del volume di investimenti in R&S del 3% del PIL, definito dall’Unione Europea nella strategia di crescita Europa 2020.

Lo studio pubblicato su Nature Materials

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