Fotovoltaico, cronache italiane nella fase del post-incentivi

Gli installatori si stanno riorganizzando per affrontare il nuovo contesto con soluzioni originali votate all'integrazione con altre tecnologie e con nuovi canali di vendita. I produttori nazionali sono più ottimisti, mentre i G.A.S. attendono le norme sulle reti private. Continuiamo la nostra indagine sul fotovoltaico italiano dentro la fase post conto energia.

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Continuiamo la nostra breve indagine su come il fotovoltaico italiano si stia attrezzando per farcela nella fase post-incentivi. Dopo aver ascoltato i progetti di chi vuole rilanciarlo attraverso forme innovative di finanziamento, come il leasing (qui la prima puntata dell’inchiesta), abbiamo sentito altri segmenti del settore.

Cominciamo da quelli che i pannelli li producono, una categoria, si diceva, destinata a soccombere sotto i colpi della concorrenza cinese, ma che, pur ridimensionata, è ancora viva e vegeta e vede all’orizzonte tempi migliori. “Più che di concorrenza cinese – puntualizza Massimiliano Foresi di BrandoniSolare – parlerei di concorrenza illegale. Ora che l’UE l’ha, in parte, sanzionata, obbligando a un prezzo minimo per i moduli FV di 0,56 €/W, i nostri, venduti a 0,75, hanno qualche chance di competere, anche se con margini di guadagno minimi. Ma comunque, nel nostro caso, la carta vincente non è tanto il prezzo, quanto qualità e diversificazione dell’offerta, che ci permette oggi di esportare quasi la metà dei nostri moduli. Un 30% di questi vanno nel crescente mercato africano, in cui ci siamo specializzati in sistemi di pompaggio solari e impianti di back up o per chi non ha accesso alla rete. E là, spesso, ci chiamano per sostituire moduli cinesi da quattro soldi, già fuori uso dopo pochi anni”.

Concorda Paolo Mutti, di Solsonica. “I dazi europei ci stanno dando una mano, anche se per noi la fine degli incentivi ha inciso poco, in quanto, per problemi interni al gruppo, abbiamo dovuto ridurre la produzione e rifiutare ordini. In questi mesi abbiamo limato al massimo i costi di produzione e, ora che ci sono segni di ripresa del mercato, possiamo offrire un prodotto competitivo, proponendo kit FV completi, adatti a ogni esigenza, che includano anche servizi finanziari, di manutenzione, ricambi e, in futuro, accumulo. Sono sicuro che fra qualche anno il FV diventerà consueto nelle case come il riscaldamento o l’acqua corrente”.

Un’altra strategia di “sopravvivenza” è stata quella di proporre ai clienti sistemi integrati per l’efficienza energetica e l’aumento dell’autoconsumo. “Ci sta aiutando a superare questo periodo di transizione – spiega Daniele Lauri di Sunerg –  offrire, oltre al FV, anche solare termico, pompe di calore, piastre a induzione e il nuovo Cubo Pellet, un nostro sistema brevettato per riscaldamento e acqua sanitaria che integra biomassa con solare termico e elettrico. Ma se lo Stato volesse aiutare il solare italiano, che continua a dare lavoro e tasse, potrebbe farlo a costo nullo o quasi, con uno sgravio fiscale, anche piccolo, ma costante per qualche anno, destinato alle aziende che installano impianti FV, spingendo così non solo le famiglie, ma anche le piccole imprese a usarli per abbassare i costi dell’energia, con vantaggi per tutti. Comunque una crescita degli ordini per il FV è già visibile, propiziata anche dalla scomparsa di quei nostri competitori troppo legati agli incentivi. Stiamo quindi potenziando la capacità produttiva da 30 MW annui a 100, rinforzando la rete commerciale nei nuovi mercati di Europa Orientale, Nord Africa e Sudamerica”.

Oltre alle grandi strategie, c’è anche punta su iniziative più semplici per rilanciare le vendite. La veneta Super Solar regalerà, a chi acquista uno dei loro impianto Top7 per la produzione di acqua calda ed elettricità, una bici elettrica, che sicuramente il cliente sarà poi felice di ricaricare a costo zero usando il sole.

Se l’industria sta reagendo con vivacità e creatività alla crisi, contando presto di uscirne, a piangere è un altro settore del FV italiano: i gruppi di acquisto. La fine degli incentivi ha quasi distrutto questo tipo di iniziative, volte, con acquisti collettivi, a spuntare moduli a prezzi migliori. “Negli ultimi mesi abbiamo avuto un calo del 50% di richieste – spiega Sara Capuzzo dell’Energo Club, una associazione per l’acquisto collettivo di FV e altri prodotti per l’efficienza energetica, attiva in tutto il Nord Italia – cosa paradossale, perché oggi, con la detrazione fiscale, la convenienza nell’uso del FV è pari a quella che si aveva con il 4° conto energia. Solo che prima l’impianto ti faceva arrivare denaro sul conto, oggi te lo fa risparmiare, il che fa una grande differenza in termini comunicativi, rendendo più difficile convincere le persone durante le nostre serate informative. C’è poi un altro punto dolente: la sparizione di molti produttori e installatori, che ha creato problemi per il rispetto delle garanzie in caso di guasti; stiamo facendo convenzioni assicurative, ma intanto, in alcuni casi, abbiamo dovuto pagare noi. Grazie anche a offerte integrate fra FV ed efficienza energetica, ora le richieste stanno tornando a crescere. Speriamo presto di poterle finanziare con un prodotto rivoluzionario, che potremmo chiamare ‘ESCO fai da te’, che stiamo mettendo a punto con Banca Etica. In pratica la banca anticipa le spese di ristrutturazione energetica della casa, e si riprende poi il denaro prestato incassando per qualche anno dalla famiglia la differenza fra bollette precedenti e quelle rese molto più leggere dagli interventi”.

Sarà più difficile, invece, ripartire con la proposta di acquisto di parti di grandi impianti, a famiglie che non potevano averli sul tetto, fatta in passato dall’associazione Retenergie, “Oggi proponiamo questa formula con mini eolico o mini idro, che sono ancora incentivati – spiega Gianluca Ruggeri  – perché per il FV, in cui il ritorno dell’investimento è ora affidato solo a detrazione fiscale e autoconsumo, non è più proponibile. Aspettiamo il regolamento per SEU e RIU che potrebbero riaprire la possibilità di uso collettivo di un grande impianto solare, condividendo anche un unico accesso alla rete”.

E vediamo, infine, un’iniziativa originale al fondo della filiera: agganciare il pubblico attraverso la grande distribuzione, come ha fatto Ikea in Inghilterra. “Dopo aver letto una lettera di un socio Coop – dice Riccardo Matteini direttore di Estra Clima, società di sistemi energetici toscana – che si lamentava di non trovare moduli FV nei supermercati, ci siamo accordati con Unicoop Firenze. Ora proponiamo i nostri impianti da 2 a 6 kW direttamente nei loro supermercati toscani, offrendo un 3 kW italiano a 8.200 euro, tutto compreso, a cui si deve sottrarre non solo il 50% di sconto fiscale, ma anche 550 euro in buoni acquisto Coop. Da giugno abbiamo avuto 300 domande e montato già 30 impianti. Non male, considerando la crisi economica. Ma non c’è da meravigliarsi: anche dopo il quinto conto energia, il fotovoltaico resta un ottimo investimento, migliore, come rendimento, di BOT e BTP. Bisogna solo saper spiegare bene al cliente la nuova situazione. Noi ci stiamo riuscendo, infatti, vendevamo 2-3 impianti domestici a settimana prima di luglio, e altrettanti ne vendiamo oggi”.

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