L’esplosione della guerra in Ucraina e la preoccupazione di molte persone per l’aumento delle bollette impone di accelerare la transizione energetica del nostro Paese, come unica soluzione per uscire dalla dipendenza dal gas, a partire da quello della Russia.
Lo scrivono Greenpeace Italia, Legambiente e WWF Italia avanzando 10 proposte al governo Draghi per affrontare in modo strutturale la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento del gas fossile.
Si tratta, evidenzia una nota congiunta delle tre associazioni ambientaliste, di interventi normativi e autorizzativi che permetterebbero di ridurre i consumi di gas di 36 miliardi di metri cubi all’anno entro fine 2026 (la domanda italiana di gas nel 2021 si è attestata a 76 mld mc, ndr).
Per farlo serve sviluppare l’eolico offshore e a terra, il fotovoltaico sui tetti, anche nei centri storici, e sulle aree compromesse (discariche, cave, ecc.), il moderno agrovoltaico che garantisce l’integrazione delle produzioni agricole con quella energetica, la produzione del biometano (sviluppata in un chiaro contesto di riduzione del numero complessivo di capi allevati e senza sottrazione di terreno alla produzione di cibo), gli accumuli, i pompaggi e l’ammodernamento delle reti.
Le tre associazioni chiedono in primis di autorizzare, entro marzo 2023, nuovi impianti a fonti rinnovabili per 90 GW di nuova potenza installata, pari alla metà dei 180 GW in attesa di autorizzazione, da realizzare entro fine 2026.
Poi di aggiornare entro giugno 2022 il Pniec, valutando l’obiettivo di produzione del 100% di energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2035, oltre a fissare subito un tetto ai profitti delle aziende che estraggono e trasportano gas fossile o petrolio, attivare entro giugno 2022 il dibattito pubblico sugli impianti a fonti rinnovabili sopra 10 MW di potenza installata e sviluppare la produzione di biometano da Forsu (frazione organica dei rifiuti urbani), scarti agricoli, reflui zootecnici e fanghi di depurazione.
Si chiede anche di escludere entro aprile 2022 l’autorizzazione paesaggistica per il fotovoltaico integrato sui tetti degli edifici non vincolati dei centri storici; rivedere i bonus edilizi, cancellando gli incentivi per la sostituzione delle caldaie a gas.
Infine, è importante anticipare al 2023 l’eliminazione dell’uso delle caldaie a gas nei nuovi edifici.
Le soluzioni adottate o prospettate finora dal Governo contro la crisi energetica – spiegano le associazioni – “sono anacronistiche e in controtendenza con l’urgente lotta alla crisi climatica: si va dall’aumento della produzione nazionale di gas fossile all’approvvigionamento di idrocarburi gassosi non provenienti dalla Russia, dalla possibile ripartenza di gruppi termoelettrici a carbone a quelli a olio combustibile, dal raddoppio di gasdotti operativi alla realizzazione di nuovi rigassificatori, fino ai nuovi finanziamenti alla ricerca del nucleare di quarta generazione”.
E queste sono decisioni, affermano gli ambientalisti, “che non entrano nel merito dell’unica soluzione efficace che ci può permettere di affrontare questo problema in modo strutturale: la riduzione dei consumi di gas. Un obiettivo che si può raggiungere intervenendo soprattutto sulle prime tre voci di consumo: domestico e terziario (33 mld mc nel 2021), la produzione di elettricità (26 mld mc) e l’industria (14 mld mc), su cui bisogna operare con un forte sviluppo delle fonti rinnovabili, concrete politiche di risparmio energetico ed efficienza energetica in edilizia, e di innovazione tecnologica nelle imprese”.
Ecco in sintesi le 10 proposte per liberare l’Italia dalla dipendenza dal gas:
- aggiornare entro giugno 2022 il Pniec, valutando l’obiettivo della produzione del 100% di energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2035;
- fissare entro aprile 2022 un tetto ai profitti delle aziende che estraggono e trasportano gas fossile o petrolio;
- autorizzare, entro marzo 2023, nuovi impianti a fonti rinnovabili per 90 GW di nuova potenza installata, pari alla metà dei 180 GW in attesa di autorizzazione, da realizzare entro fine 2026, accompagnando questo sviluppo con la realizzazione degli accumuli e il potenziamento della rete;
- attivare entro giugno 2022 il dibattito pubblico sugli impianti a fonti rinnovabili al di sopra dei 10 MW di potenza installata;
- sviluppare la produzione di biometano da Forsu, scarti agricoli, fanghi di depurazione e reflui zootecnici, programmando parallelamente una riduzione dei capi allevati e senza entrare in competizione con l’uso di terreni per la produzione di cibo;
- escludere entro aprile 2022 l’autorizzazione paesaggistica per il fotovoltaico integrato sui tetti degli edifici non vincolati dei centri storici;
- rivedere entro dicembre 2022 i bonus edilizi, cancellando gli incentivi per la sostituzione delle caldaie a gas;
- anticipare al 2023 l’eliminazione dell’uso delle caldaie a gas nei nuovi edifici;
- istituire entro giugno 2022 un fondo di garanzia per la costituzione delle comunità energetiche;
- attivare entro maggio 2022 una strategia per efficienza e innovazione nei cicli produttivi e sulla mobilità sostenibile.
Documento allegato: