Il fotovoltaico italiano, dopo il tracollo vissuto con la fine degli incentivi in conto energia, si sta lentamente riprendendo.
Da una parte c’è il mercato del nuovo, fatto per ora principalmente da utenti residenziali, e la novità dei sistemi di accumulo che potrebbero accelerare la crescita.
Dall’altra un parco enorme di impianti esistenti sul qual si può fare molto, anche grazie alle aperture annunciate dal GSE per l’atteso DTR sulle modifiche agli impianti incentivati.
Ne parliamo con Alberto Pinori, general manager di Fronius Italia.
Dottor Pinori, dal vostro osservatorio privilegiato di Fronius Italia, che sensazione avete sullo stato di salute del fotovoltaico in Italia?
Il mercato sta dimostrando che sta un po’ recuperando. La parabola di discesa iniziata nel 2011 si è fermata e ha invertito la sua direzione, pertanto ora stiamo di nuovo crescendo. A valore assoluto i numeri non sono completamente soddisfacenti, tuttavia apprezziamo il cambio di direzione.
Quali segmenti di mercato sono ripartiti e quali invece stentano a riprendersi?
Esiste fortunatamente uno zoccolo duro che è il mercato del residenziale, grazie alle detrazioni fiscali, all’efficienza energetica e all’accumulo, mentre il commerciale e l’industriale si muovono a macchia di leopardo senza una stabilità di crescita e installazione.
L’efficienza energetica intesa come FV integrato con pompa di calore o FV integrato con accumulo sta diventando sempre più frequente, mentre i SEU non hanno un vero e proprio mercato.
Venendo al gigantesco parco FV installato negli anni scorsi, quanto importante è l’ottimizzazione degli impianti esistenti nel mercato degli inverter in Italia?
È un mercato potenzialmente molto interessante poiché circa 11 GW sono stati installati fra il 2012 e 2011, e percentuali veramente importanti di questi impianti risultano avere problematiche tecniche-installative-amministrative.
Inoltre, gran parte degli inverter installati in quegli anni risultano ormai fuori garanzia.
Le ultime notizie sull’attesissimo DTR per le modifiche agli impianti incentivati dicono che non ci saranno limiti all’aumento della produzione e che, molto probabilmente, per la sostituzione degli inverter basterà che questi abbiano i requisiti richiesti dai gestori della rete di distribuzione.
Questo apre nuove possibilità per ottimizzare vecchi impianti cambiando l’inverter?
Il GSE insieme al Governo si è reso conto che le percentuali di energia elettrica prodotte da fonti rinnovabili sono inferiori rispetto a quanto credessero. Esiste pertanto una concreta necessità di aumentare la produzione elettrica da fonti rinnovabili.
La strada più semplice è quella di utilizzare il parco di impianti già installati attraverso una loro ottimizzazione. Il non porre limiti alla produzione ne dimostra la necessità.
Che difficoltà si sarebbero create se invece, come sembrava inizialmente dai “principi” pubblicati dal GSE, l’inverter sostitutivo dovesse avere i requisiti richiesti dal V Conto Energia?
Non guarderei a quello che il GSE avrebbe fatto in passato visto che la nuova direzione è l’ottimizzazione degli impianti.
Quanto può contribuire la sostituzione dell’inverter nel migliorare la produzione di un impianto esistente?
Dal 2010 a oggi gli inverter hanno fatto una grandissima evoluzione in termini di efficienza e di produzione. Pertanto anche la semplice sostituzione di questi elementi porterebbe a un concreto miglioramento dell’impianto.
Tralascerei l’aggiunta di ottimizzatori che per i loro costi, la difficile manutenzione, la complessità degli stessi oltre al costo elevato, non giustificano il loro utilizzo.
Che prospettive vedete per il mercato degli accumuli in Italia, in particolare abbinato al FV residenziale o comunque in autoconsumo?
Molti dicono che lo storage dell’energia elettrica da fonti rinnovabili rappresenti il futuro. Ritengo invece che esso rappresenti già il presente, quindi una tecnologia presente sul mercato che ha innescato un circolo virtuoso per gli operatori del settore.
Si arriva ormai a percentuali di autosufficienza energetica oltre l’80% con la possibilità, in abbinamento alla pompa di calore, di eliminare il gas nelle abitazioni e avere incredibili opportunità di risparmio economico.
Il retrofitting con batteria degli impianti esistenti può essere un driver di crescita anche per gli inverter?
Perché si possa vedere un vero e proprio mercato del retrofit combinato con accumulo, occorrerebbe da parte del Ministero per lo Sviluppo Economico l’autorizzazione per il GSE alla liquidazione degli impianti incentivati fino a 3kW.
Fino a quel momento la paura di perdere incentivi prevarrà rispetto al vantaggio di aumentare l’autoconsumo.