UNFCC: verso la COP 26 con target nazionali inadeguati

Il report sugli NDC verso la conferenza di novembre a Galgow: gli impegni nazionali presentati andrebbero almeno raddoppiati.

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Sebbene ci sia una chiara tendenza alla riduzione delle emissioni di gas serra nel corso del tempo, i paesi devono urgentemente raddoppiare i loro sforzi per il clima, se vogliono prevenire l’aumento della temperatura globale oltre l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di “ben al di sotto 2 C°” – idealmente 1,5 C° – entro la fine del secolo.

Questo, in breve, quanto si può concludere dai piani d’azione per il clima comunicati nei Contributi determinati a livello nazionale (NDC) dai diversi paesi e pubblicati in un rapporto di sintesi dalle Nazioni Unite (link in basso).

Prima le “buone” notizie…

Per i 113 paesi con NDC nuovi o aggiornati, le emissioni di gas serra dovrebbero diminuire del 12% nel 2030 rispetto al 2010, secondo UN Climate Change. Questo è un passo importante ma ancora largamente insufficiente per realizzare le riduzioni identificate dal Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC), secondo cui limitare l’aumento della temperatura media globale a 1,5 C° richiede una riduzione delle emissioni di CO2 del 45% entro il 2030 o una riduzione del 25% per limitare il riscaldamento a 2 C°, sempre entro il 2030.

Dei 113 paesi in questione, 70 hanno indicato obiettivi di carbon neutrality verso la metà del secolo. Un obiettivo del genere allargato agli altri paesi potrebbe portare a una riduzione delle emissioni più pronunciata, di circa il 26% entro il 2030 rispetto al 2010, indica l’UNFCCC.

Un numero considerevole di NDC dei paesi in via di sviluppo contiene impegni condizionati per ridurre le emissioni, attuabili cioè solo con l’accesso a maggiori risorse finanziarie e altri tipi di sostegno, che risultano particolarmente critici per le azioni di adattamento. Il rapporto suggerisce che la piena attuazione di queste componenti potrebbe permettere alle emissioni globali di raggiungere il picco entro il 2030.

“Ciò dimostra – commenta Patricia Espinosa, segretaria esecutiva dell’UNFCCC  – quanto sia centrale la questione del sostegno ai paesi in via di sviluppo. Dobbiamo raggiungere il picco delle emissioni il più presto possibile entro il 2030 e sostenere i paesi in via di sviluppo nella costruzione della resilienza climatica”, ha detto Espinosa. “L’impegno di mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 è fondamentale per rafforzare l’azione climatica dei paesi in via di sviluppo. Quell’impegno, preso più di 10 anni fa, non è stato ancora rispettato. È il momento di mantenere l’impegno, e la COP26 è il luogo giusto per farlo. I paesi in via di sviluppo hanno bisogno di questo sostegno per agire nel modo più ambizioso possibile”, ha aggiunto il segretario esecutivo dell’Onu per il cambiamento climatico.

…Poi quelle cattive

Il rapporto contiene anche risultati preoccupanti.

Gli NDC disponibili di tutte le 191 parti nel loro insieme implicano un notevole aumento delle emissioni globali di gas serra nel 2030 rispetto al 2010 – pari a circa il 16%. Secondo gli ultimi risultati dell’IPCC, un tale incremento, a meno che non si intraprendano azioni immediate, potrebbe portare ad un incremento della temperatura di circa 2,7 C° entro la fine del secolo.

“L’aumento del 16% è un enorme motivo di preoccupazione. È in netto contrasto con gli appelli della scienza per una rapida riduzione delle emissioni, sostenuta e su larga scala, per prevenire le conseguenze climatiche più gravi e sofferenze, soprattutto dei più vulnerabili, in tutto il mondo”, ha detto Espinosa.

“Questo rapporto è chiaro: un’azione ambiziosa per il clima può evitare gli effetti più devastanti del cambiamento climatico, ma solo se tutte le nazioni agiscono insieme. Le nazioni che hanno presentato nuovi e ambiziosi piani climatici stanno già piegando la curva delle emissioni verso il basso entro il 2030”, ha detto Alok Sharma, presidente entrante della COP26, in una nota. “Ma senza l’azione di tutti i paesi, specialmente delle economie più grandi, questi sforzi rischiano di essere vani. Possiamo cambiare il corso della storia in meglio. Possiamo e dobbiamo agire, per noi stessi, per le comunità vulnerabili e per le generazioni future”, ha aggiunto.

Il rapporto di sintesi è stato richiesto dagli stessi paesi sottoscrittori dell’accordo di Parigi per aiutarli a valutare e comparare meglio i progressi dell’azione per il clima prima della conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26), previsto a novembre a Glasgow, in Scozia.

I paesi che non lo hanno ancora fatto, hanno tempo per presentare NDC nuovi o aggiornati, in vista della COP26. E a tal fine, l’UNFCCC pubblicherà il 25 ottobre un aggiornamento per coprire tutti gli NDC presentati entro il 12 ottobre 2021, in tempo appunto per la COP26.

Il rapporto, consultabile dal link in fondo a questo articolo, include informazioni da tutte le 191 parti dell’accordo di Parigi sulla base dei loro ultimi NDC disponibili nel registro provvisorio degli NDC al 30 luglio 2021, comprese le informazioni da 86 NDC aggiornati o nuovi presentati da 113 parti. Gli NDC nuovi o aggiornati coprono circa il 59% delle parti dell’accordo di Parigi e rappresentano circa il 49% delle emissioni globali di gas serra.

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