In occasione della Giornata mondiale della Terra del 22 aprile molte personalità del mondo della cultura, della scienza e dell’ecologia hanno elaborato un documento per stimolare l’impegno civile in difesa dell’ambiente e della salute a partire dall’emergenza coronavirus. Qui il testo e più in basso la lista dei primi firmatari e l’indirizzo per firmare l’appello.
L’epidemia provocata dal nuovo virus SARS-CoV-2, con il suo tragico carico di morti e miseria, serva da insegnamento.
La Terra è un macrorganismo vivente in cui tutto si tiene: biologia, ecologia, economia, istituzioni sociali, giuridiche e politiche. La salute di ciascun individuo è interconnessa e dipendente dal buon funzionamento dei cicli vitali del pianeta.
Il susseguirsi di malattie nuove e terribili sempre più frequenti e virulente (Ebola, HIV, influenza suina e aviaria, afta, febbre gialla, dengue, solo per citare le più note) sono la conseguenza della alterazione dei delicati equilibri naturali esistenti tra le differenti specie viventi e i loro relativi habitat.
L’abbattimento e gli incendi delle foreste tropicali, il consumo di suolo vergine, lo sfruttamento minerario, la caccia e il consumo di fauna selvatica, la concentrazione di allevamenti animali, l’agricoltura superintensiva, il sovraffollamento urbano e lo spostamento continuo di merci e persone sono le cause primarie dello scatenamento delle pandemie. Come aveva scritto inascoltato un attento osservatore dei microrganismi patogeni:
“Là dove si abbattono gli alberi e si uccide la fauna, i germi del posto si trovano a volare in giro come polvere che si alza dalle macerie” (David Quammen, Spillover, 2012).
Non c’è alcun “nemico invisibile”, tantomeno imprevisto e sconosciuto che ha dichiarato guerra al genere umano. Nessuna “catastrofe naturale” e nessun “castigo di Dio” si sono abbattuti su di noi. Al contrario è il sistema economico dominante che provoca un progressivo deterioramento dei sistemi ecologici, l’estinzione di massa delle specie viventi, il surriscaldamento del clima. Tutto ciò aumenta i rischi, la vulnerabilità e abbassa le difese immunitarie degli individui.
La retorica sui sacrifici necessari (a partire da quelli affrontati da medici e infermieri, spesso lasciati senza nemmeno i più elementari dispositivi di protezione individuale) non basta a coprire il tracollo del sistema sanitario.
La sottovalutazione dei fenomeni in atto, l’impreparazione e l’incompetenza delle istituzioni pubbliche a ogni livello – laddove è prevalso il modello neoliberista – hanno indebolito i presidi socio-sanitari con definanziamenti e privatizzazioni.
L’aziendalizzazione dei servizi è andata nella direzione opposta a una medicina di territorio. In particolare in Italia abbiamo dovuto constatare un tasso di letalità eccessivo, troppi contagi registrati tra gli operatori sanitari, insufficienza delle attrezzature, mancanza di scorte di strumenti di protezione, assenza di luoghi dedicati alla quarantena, inadeguatezza dei protocolli diagnostici e terapeutici e la mancanza di un piano di emergenza e prevenzione in caso di malattie epidemiche.
Per mascherare questi fallimenti – quasi fossero inevitabili – molti mass-media, politici e persino dirigenti sanitari hanno scelto di raccontare l’impegno per contenere la pandemia da coronavirus usando una terminologia bellica: “battaglie”, “armi”, “trincee”, “nemico”. Il linguaggio della medicina invece si esprime con parole di cura e di pace, non di guerra. Di salute psicofisica, di sollievo della sofferenza, di rispetto della dignità umana.
Le guerre vere, quelle che servono per accaparrare le terre e le risorse del pianeta, la cui violenza si abbatte sulla parte più debole della popolazione civile, continuano purtroppo a essere finanziate (si pensi alla costruzione dei bombardieri F35 e dei sottomarini U-212), preparate e messe in atto in molte parti del mondo causando distruzioni irreparabili all’ambiente e grandi spostamenti forzati di popolazioni. Ha dichiarato Antonio Guterres, segretario generale dell’ONU: “La furia del virus mostra la follia della guerra. Per questo chiedo un cessate il fuoco mondiale”.
Le ripercussioni del lockdown sull’economia globalizzata porteranno a una crisi senza precedenti con effetti catastrofici specie nei paesi più periferici (rimasti senza commesse), nei ceti più poveri (rimasti senza reddito), tra i precari (rimasti senza lavoro), tra le donne madri (rimaste senza reti e servizi), tra le bambine e i bambini.
Le pandemie non conoscono differenze di classe, ma si ripercuotono accentuando ancor di più le disuguaglianze e le ingiustizie sociali. Per uscirne non basterà inondare il mondo con una pioggia di denaro “a debito”. Bisognerà che quel denaro serva effettivamente ad avviare una profonda conversione ecologica e solidale degli apparati produttivi e dei comportamenti di consumo.
La salute è un bene comune globale. In quanto esseri umani siamo parte della natura. Esistiamo gli-uni-con-gli-altri, in reciproca connessione. Ogni componente organica e inorganica, dai microorganismi agli esseri umani concorre a formare un unico complesso sistema che mantiene le condizioni della vita sulla Terra. Ognuno di noi dipende dall’aria che respira, dai cibi con cui si nutre, dal tipo di energia che usa per muoversi, riscaldarsi e comunicare, dall’organizzazione sociale in cui è inserito. Siamo parte dell’universo bio-geo-fisico ed energetico.
Il 2020 è l’anno dedicato dall’Onu alla biodiversità. Secondo l’ultimo Rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente circa il 75% dell’ambiente terrestre e oltre il 60% dell’ambiente marino sono gravemente alterati. In più, come nota il Rapporto: “L’accelerazione dei cambiamenti climatici sarà probabilmente associata a un aumento dei rischi, in particolare per i gruppi vulnerabili”. Il 2020 è l’anno della verifica dell’Accordo di Parigi sul clima, ma la Cop 26 prevista a Glasgow è stata rinviata al prossimo anno.
Sono già passati cinque anni dall’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile dell’Onu e molti dei target intermedi fissati al 2020, nell’ambito dei suoi 17 macro obiettivi, sono stati clamorosamente disattesi. Sono passati cinque anni anche dalla pubblicazione dell’enciclica Laudato sì, ma il suo messaggio per un’ecologia integrale è stato ignorato.
Non possiamo più fingere di non vedere. La normalità del mondo dopo-coronavirus non può essere quella di prima. Tutto e subito deve cambiare direzione, parametri di misura, valori di riferimento.
Non vogliamo essere testimoni muti. Mai come oggi è evidente che se volessimo trarre qualche insegnamento dalla tragedia della pandemia dovremmo trasformare alla radice il sistema socioeconomico dominante capitalista, che sta mostrando tutta la sua carica distruttiva e autodistruttiva, nella direzione di una società mondiale giusta e sostenibile.
Speriamo che la giornata della Terra del 22 aprile possa essere il momento di uscita dall’emergenza, di ricongiungimento degli affetti, di abbraccio simbolico dei parenti con i propri cari deceduti, di cordoglio di tutta la comunità, di ringraziamento per quanti si sono assunti rischi enormi nella cura dei malati e, per tutte e tutti, di un nuovo inizio dell’impegno per:
- restituire ai dinamismi naturali almeno il 50% del suolo e delle aree marine;
- proteggere e promuovere la biodiversità e il rispetto di tutte le specie viventi;
- ridurre da subito le emissioni che alterano il clima;
- fermare immediatamente tutte le guerre in corso, riconvertire le produzioni belliche e liberare risorse per la cura della salute;
- contingentare, tracciare e controllare l’estrazione di materiali vergini dal sottosuolo (combustibili fossili, metalli, altri minerali);
- fermare gli allevamenti intensivi, l’agrobusiness e promuovere l’agricoltura contadina;
- potenziare la ricerca, la prevenzione, la cura e la medicina di comunità;
- applicare sistematicamente il principio di precauzione alle trasformazioni tecnologiche che producono inquinamenti o che manipolano l’autonomia e la riservatezza personale su cui si fonda la democrazia;
- riconoscere la soggettività delle donne, il diritto alla sicurezza anche in famiglia, all’indipendenza economica e all’autodeterminazione nelle scelte riproduttive (unica vera risposta alla crescita della popolazione);
- riconoscere alle comunità locali il potere di decisione sui propri destini e rispettare i saperi e le forme di esistenza delle popolazioni indigene;
- promuovere i beni comuni e le pratiche sociali di gestione comunitaria delle risorse sociali e ambientali di un territorio con modi e forme che garantiscano l’integrazione e la solidarietà tra comunità civili nazionali, continentali e planetarie;
- riconoscere immediatamente i diritti civili e di accesso ai servizi sanitari e al welfare per tutti i cittadini stranieri che si trovano, per qualsiasi motivo, in Italia o in un paese dell’Unione europea;
- anteporre la cura della vita alle leggi del mercato tutelando il lavoro di cura;
- garantire le condizioni di lavoro e la sicurezza di tutti i lavoratori e le lavoratrici;
- varare misure urgenti e strutturali per garantire ad ogni persona un reddito di base per una vita dignitosa;
- modificare stili di vita, consumi e produzione nel rispetto della Terra e di tutti i suoi abitanti umani e non umani;
- garantire i diritti di tutte le bambine e di tutti i bambini come rappresentanti delle generazioni future.
Questa pandemia ha toccato profondamente le nostre vite. Poniamo la vita e la cura della vita al centro.
Per adesioni inviare un messaggio alla mail: [email protected]
Elenco dei primi sottoscrittori del documento “Celebriamo la giornata mondiale della Terra con una preghiera civile: mai più come prima”:
Mario Agostinelli (Ass. Energiafelice), Ilaria Agostini (urbanista), Jean-Louis Aillon (medico psicoterapeuta), Angelo Albero (ass. Maschile plurale, Lucca), Donata Albiero (CiLLSA), Giulia Albonico Loredana Aldegheri (socia fondatrice e direttrice di MAG Verona), Amelio Anzeliero, Sabrina Arcuti, Associazione Laudato si’ di Milano, Associazione per la decrescita, Paolo Baffari, Emily Barbieri, Nicola Barbina, Marco Bersani (Attac Italia), Maria Bertolini, Bruna Bianchi (storica), Mauro Bonaiuti (Ass. per la decrescita), Marco Boschini (Associazione Comuni Virtuosi), Partizia Bravo, Renato Briganti (costituzionalista), Andreina Brogani, Pierpaolo Brovedani (pediatra), Roberto Brioschi (giornalista), Paolo Cacciari (giornalista), Palo Cagnoli, Alessandro Calabria (giornalista), Marco Calabria (giornalista), Martina Camarada, Gianluca Carmosino (giornalista), Antonio Canova (Gruppo Uomini, Viareggio), Alberto Castagnola (economista), Michele Carducci (professore ordinario di Diritto costituzionale comparato e climatico),Andrea Cavallari, Marco Cazzaniga (ass. Identità e differenza), Carlo Cellamare (urbanista), Roberto Checcucci, Furio Chiaretta (giornalista), Rosanna Cima, Circolo culturale “Apodiafazzi” Comitato Stop TTIP (Udine), Paola Compassi, Comunità cristiana di base S.Agostino (Alghero), Marcella Corò, Paolo Dagazzini (Mag Verona), Daniele Degan (Laboratorio itinerante della decrescita), Leonardo de Sancti (Fefè Editore), Marco Deriu (sociolgo, univ. di Parma), Antonia De Vita (pedagogista eco femminista, univ. Verona), Giuseppina Di Crescenzo, Laura Di Lucia Coletti (insegnate, Laboratorio Venezia), Paola Dusi, Salvatore Esposito (psicologo di comunità), Giovanni Antonio Fabbris (docente univ. Sassari), Aldo Femia (economista), Carmelo Claudio Femina (ingegnere), Gennaro Ferillo (Altromondo Flegreo), Giulio Ferrara, Domenico Finiguerra (ecologista), Raffaella Fiz, Ilaria Franchi, Francesco Gesualdi (Centro nuovo modello di sviluppo), Letizia Gigli Bruno Giorgini (fisico), Ilartia Giovenale, Sabina Giovenale (biologa), Maurizio Gritta (coop. IRIS), Gruppo Solidarietà (Ancona), Franco Guaschino, Maria Teresa Giacomazzi (presidente MAG Servizi – Verona),Silvana Ladogana, Luca Lazzarato, Emanuele Leonardi (ricercatore, univ. Parma), Giovanni Leone (architetto), Lucia Lesizza, Nino Lo Bello (Comitato Fa la cosa giusta Sicilia), Giulio Locco (Fuorimercato – Autogestione in movimento), Franco Lolli, Adriana Maestro (filosofa eco femminista), Anna Rita Maestro (medico, dirigente Asl), Gianna Magnolfi (medico psichiatra), Oliver Malcor Paola Malgaretto (architetta), Roberto Mancini (prof. Filosofia teoretica, univ. Macerata), Laura Marchetti (antropologa), Caterina Martinelli (docente di geografia), Domenico Matarozzo (ass. Maschile plurale), Ugo Mattei (giurista), Laura Matteucci, Cristina Molesini, Fabio Miscera, Alessandro Murgia (medico ematologo e oncologo), Cristina Muscelli, Edoardo Nannetti, Ferruccio Nilia, Lucia Novello (assistente sociale), Oltreconfin (distretto di economia solidale), Enrico Ottolini (Verdi Parma), Daniela Padoan (scrittrice, ass. Laudato si’ di Milano), Claudio Paolantoni, Anna Maria Paoletti (ricercatrice CNR), Giovanni Papa (ass. Polyteknos e Accoglienza), Beppe Pavan (Segreteria tecnica CdB italiane), Dario Pelissero, Tonino Perna (socio-economista), Mario Pezzella (docente), Anna Pitotti, Giulia Pravato, Maria Quintiliani, Valeria Romano, Ugo Rossi (HempRevolution), Rebecca Rovoletto (architetta), Gianluca Ricciato (educatore, ass. Maschile plurale), Rifondazione Comunista di Verona, Salvatore Ritrovato, Anna Maria Rivera (antropologa, attivista antirazzista femminista antispecista), Viviana Roveda, Pio Russo Krauss (medico), Salvatore Saladini, Adriana Sbrogiò, Adriana Schiavoni, Mario Simoncini (ass. Machile plurale), Cristina Simonelli (Coordinamento teologhe italiane), Sergio Sinigaglia (attivista sociale), Alessio Suria, Giovanna Tagliacozzo (ricercatrice per lo sviluppo sostenibile), Gianni Tamino (biologo), Massimiliano Tarantino (Fondazione Giangiacomo Feltrinelli), Roberto Tecchio (formatore), Antonio Tesini (presidente Cooperativa Agricola Cà Magre e presidente MAG Mutua – Verona), Alessandra Tempesta, Nadia Tikhomirova Wanda Tommasi (filosofa), Fabrizio Tonello (giornalista, univ. Pd), Soana Tortora (Solidarius Italia), Riccardo Troisi (economista), Paolo Tubaro, Mao Valpiana (Azione Nonviolenta), Daniele Varese, Lucia Vastano (giornalista), Guido Viale (economista), Padre Alex Zanotelli (missionario comboniano).