L’Ue richiama l’Italia sul recepimento della Red III

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Ora due mesi di tempo per mettersi in regola sulle autorizzazioni alle rinnovabili o scatta il deferimento alla Corte di Giustizia. Nel mirino anche altri sette Sati membri.

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Il Governo italiano ha ricevuto un parere motivato dalla Commissione europea per mancato recepimento di parte della direttiva Red III, n. 2413 del 2023.

Si tratta del secondo passaggio sulla questione dopo la costituzione in mora sancita per lo stesso motivo a settembre dello scorso anno, nell’auspicio che si possa correre ai ripari entro i prossimi due mesi, prima del deferimento alla Corte di Giustizia Ue nell’ambito di una procedura di infrazione.

La direttiva, ricorda in una nota Bruxelles, modifica la precedente direttiva 2018/2001 semplificando e abbreviando le procedure autorizzative per Fer e reti elettriche, ma definendo anche tempistiche chiare per il permitting.

Inoltre, stabilisce che gli impianti di generazione, stoccaggio e collegamento siano asset “di interesse pubblico primario”.

Infine, l’obbligo per gli Stati membri di definire “aree di accelerazione delle energie rinnovabili” in cui i progetti possano beneficiare di scadenze più brevi per le autorizzazioni, dati i bassi impatti ambientali.

La messa in mora di settembre ha riguardato il nostro Paese e altre 25 nazioni, di cui 18 hanno risolto il contenzioso europeo, mentre 8 sono interessate ora dal parere motivato: Italia, Bulgaria, Spagna, Francia, Cipro, Paesi Bassi, Slovacchia e Svezia.

Non solo Red II. La Commissione europea ha inviato pareri motivati anche a Ungheria e Polonia per non aver recepito integralmente le norme Ue sul mercato interno dell’elettricità (direttiva 2019/944). Anche in questo caso ci sono due mesi per provvedere.

Infine, pareri motivati a Belgio, Estonia, Lettonia e Romania, che non hanno correttamente recepito la direttiva Red II sulle energie rinnovabili, n. 2001 del 2018.

Tra le decisioni prese dalla Commissione europea che riguardano l’Italia, da segnalare anche la lettera di costituzione in mora, insieme alla Francia, per non aver recepito correttamente la direttiva 1999/31/CE, modificata dalla direttiva 2018/850, in tema di discariche dei rifiuti.

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