Dalla produzione di componenti per l’eolico, il fotovoltaico e altre tecnologie pulite, alle soluzioni per decarbonizzare le industrie, passando per la cattura dell’anidride carbonica e lo sviluppo della filiera dell’idrogeno verde.
Sono i principali settori in cui rientrano gli 85 progetti in 18 Stati membri, di cui 11 in Italia, scelti dalla Commissione europea per ricevere 4,8 miliardi di euro complessivi in sovvenzioni, tramite il Fondo per l’innovazione.
Queste risorse provengono dai proventi del mercato europeo ETS (Emissions Trading Scheme), il sistema per la compravendita di quote di anidride carbonica che coinvolge migliaia di partecipanti, in particolari grandi industrie con elevati consumi di energia.
I progetti selezionati, evidenzia una nota diffusa ieri da Bruxelles, dovrebbero entrare in funzione entro il 2030 e nei primi dieci anni di attività dovrebbero ridurre le emissioni di circa 476 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Tra gli obiettivi dell’Innovation Fund: rafforzare la capacità di produzione industriale europea, la sua leadership tecnologica e la resilienza della catena di approvvigionamento.
In linea con il Net Zero Industry Act, i progetti finanziati con i ricavi dell’ETS realizzeranno impianti produttivi di componenti chiave per l’energia eolica e solare e per le pompe di calore, oltre che per elettrolizzatori, celle a combustibile e batterie.
Diverse iniziative riguardano le industrie ad alta intensità energetica, con tecnologie per ridurre le emissioni nette di gas-serra, integrare le fonti rinnovabili e lo stoccaggio di calore/elettricità nei processi produttivi, aumentare riciclo e recupero di materie prime.
Altri progetti puntano invece sul cosiddetto “carbon management”, cioè la gestione industriale delle emissioni di CO2 tramite impianti CCS (Carbon Capture and Storage) volti a catturare e stoccare l’anidride carbonica emessa dalle industrie pesanti (si veda anche Cattura della CO2: l’Europa ci crede ma i costi sono “proibitivi”)
Poi ci sono alcune iniziative focalizzate sulla produzione di idrogeno da fonti rinnovabili e altre incentrate sulla riduzione della CO2 nei trasporti, in particolare quelli navali.
Scorrendo i progetti italiani, si osserva che essi spaziano in diversi settori, tra cui, ad esempio, la cattura della CO2 (Herambiente per un impianto waste-to-energy a Ferrara e Marcegaglia Ravenna con AdriatiCO2), l’integrazione di batterie allo storage idroelettrico come proposto da Enel, il recupero di calore dai data center di Qarnot Computing per alimentare la rete di teleriscaldamento di Brescia, la produzione di moduli fotovoltaici avanzati (Futurasun).
I progetti, precisa la Commissione Ue, sono stati valutati da esperti indipendenti sulla base di cinque criteri di aggiudicazione:
- potenziale di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra;
- grado di innovazione;
- maturità operativa, finanziaria e tecnica;
- replicabilità;
- efficienza in termini di costi.
I candidati prescelti dovranno firmare le convenzioni di sovvenzione con l’Agenzia esecutiva europea per il clima, le infrastrutture e l’ambiente (CINEA) nel primo trimestre del 2025.
Si ricorda poi che la Commissione lancerà il prossimo invito a presentare proposte nell’ambito del Fondo per l’innovazione all’inizio di dicembre 2024.