Oltre un terzo dell’energia elettrica prodotta complessivamente negli Stati Uniti nel 2035 potrebbe arrivare dal fotovoltaico, per poi salire al 44-45% a metà secolo.
Sarebbe un balzo notevole, dal momento che oggi il solare non supera il 3% del mix elettrico Usa, con 76 GW di potenza cumulativa installata, di cui 15 GW aggiunti nel 2020.
A spingere sul ruolo del fotovoltaico per de-carbonizzare la rete elettrica americana è il nuovo studio del Dipartimento dell’energia (U.S. Department of Energy, Doe), Solar Futures (link in basso), dove si afferma che già tra quindici anni questa fonte rinnovabile potrebbe anche produrre il 40% di elettricità a livello nazionale, impiegando fino a un milione e mezzo di persone e senza incrementare i costi delle bollette.
Come ha evidenziato il segretario Usa dell’energia, Jennifer M. Granholm, il fotovoltaico è la fonte di energia pulita più economica e in più rapido sviluppo.
Ricordiamo che secondo le ultime stime del National Renewable Energy Laboratory americano (Nrel), il fotovoltaico potrà arrivare ad un costo di 16,89 dollari per MWh entro il 2030.
Parliamo di valore Lcoe, Levelized cost of electricity, cioè il costo, comprensivo di tutte le voci per l’intero ciclo di vita degli impianti (investimento iniziale, operatività e manutenzione e così via) per produrre energia elettrica con una data tecnologia sul mercato degli Stati Uniti.
Tra meno di dieci anni, quindi, sostiene il Nrel, il fotovoltaico sarà la fonte rinnovabile più competitiva negli Stati Uniti in termini di Lcoe, tra 16-27 $/MWh, mentre l’eolico a terra sarà tra 18-52 $/MWh.
Anche i costi del fotovoltaico con batterie saranno calati notevolmente: 23-39 $/MWh secondo le diverse classi e configurazioni dei sistemi solari con accumuli integrati.
Più in dettaglio, lo studio Solar Futures spiega che negli Stati Uniti si dovranno installare in media 30 GW ogni anno di fotovoltaico fino al 2025 e poi 60 GW ogni anno, il quadruplo del 2020, in modo da toccare tra 760-1.000 GW di capacità totale nel 2035 e produrre così il 37-42% dell’energia elettrica.
Il resto del mix energetico sarà composto perlopiù da eolico (36%), poi nucleare, idroelettrico, biomasse e geotermia.
Per metà secolo, invece, il Dipartimento dell’energia ritiene che il fotovoltaico potrà contare su oltre 1.500 GW di potenza totale e così coprire quasi metà della domanda elettrica.
E dovrà aumentare moltissimo anche la capacità di accumulo energetico in batterie: si parla di 400 GW nel 2035 e 1.700 GW nel 2050.
Ciò richiederà, precisa la nota del Doe, forti politiche per la transizione energetica dai combustibili fossili verso le tecnologie rinnovabili, come quelle previste dal presidente Usa, Joe Biden, nel suo maxi-piano di investimenti con cui rilanciare l’economia del paese. Il piano prevede anche l’impegno a realizzare una rete elettrica totalmente carbon-free (a zero emissioni) per il 2035. Finora, però, la Casa Bianca non ha definito traguardi specifici per il fotovoltaico.
Come si muoverà l’amministrazione Biden dopo l’uscita dello studio Solar Futures?
Intanto 750 aziende statunitensi del solare hanno scritto una lettera al Congresso, chiedendo misure e politiche più ambiziose per le rinnovabili.
In particolare, si legge in una nota della Solar Energy Industries Association americana, è necessario estendere sul lungo periodo il Solar Investment Tax Credit (ITC), il credito d’imposta del 30% che finora ha ampiamente supportato lo sviluppo del fotovoltaico negli Stati Uniti. Questo darebbe più certezza e stabilità agli investitori, spiega l’associazione, che chiede anche di aggiungere i sistemi di accumulo nel meccanismo fiscale.
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