Poteva essere il più grande impianto agrivoltaico d’Italia ma non lo sarà.
La commissione Pnrr-Pniec ha infatti reso parere negativo su un progetto da 358 MW, con annesso sistema di accumulo da 82,5 MWh, previsto in diverse frazioni del comune di Sassari.
La notizia è stata diffusa questa mattina (25 novembre) dalla Regione Sardegna, che rivendica il contributo dato attraverso un proprio rappresentante affinché si arrivasse a questo risultato.
“Si conferma l’impegno determinato della Regione nel difendere il proprio territorio da interventi che potrebbero causare danni irreparabili all’ambiente, al paesaggio e ai valori culturali unici che caratterizzano la nostra isola”, commenta l’assessore all’Ambiente, Rosanna Laconi. “Il nostro obiettivo è garantire uno sviluppo sostenibile che non comprometta le risorse naturali e identitarie della Sardegna”.
L’impianto, proposto dalla società Palmadula Solar, avrebbe occupato circa 1.043 ettari ma “è stato giudicato incompatibile con le esigenze di tutela ambientale e della biodiversità”, si legge in una nota.
In particolare, scrive la Regione, la realizzazione del progetto avrebbe comportato: “Significativa sottrazione di habitat naturali; impatti cumulativi che avrebbero trasformato il territorio da agricolo a infrastrutturato; alterazione irreversibile del paesaggio agricolo della Nurra”.
Ad aprile, si ricorda, la compagnia cinese Chint Solar aveva acquisito il progetto, sui cui la presidente Todde aveva dichiarato la sua opposizione fin dalla prima ora.
Nella stessa riunione della Commissione Pnrr-Pniec è arrivato anche il parere negativo al progetto di impianto agrivoltaico “Guspini” da 64,40 MW, proposto nell’omonimo comune nella provincia del Sud Sardegna, pensato in un’area di circa 80 ettari.
Le ragioni del diniego, anche in questo caso, sono riconducibili a motivi di incompatibilità con aree di pregio naturale e culturale.
La Sardegna, commenta l’assessore Laconi, “non accetterà mai progetti che sacrificano il nostro territorio e la nostra biodiversità. Continueremo a vigilare su questi procedimenti, fornendo contributi decisivi per evidenziare le criticità e lavorando affinché lo sviluppo delle energie rinnovabili avvenga in piena armonia con i valori ambientali e culturali della Sardegna”.
La partita sulle aree idonee
Se ci fosse stato un via libera a questi due impianti si sarebbe presumibilmente aperto un nuovo fronte di protesta in questa fase delicata per la Sardegna, alle prese con l’esame di una controversa legge regionale sulle aree idonee (leggi anche La Sardegna soffre di povertà energetica e vetustà immobiliare).
La partita si gioca nel Consiglio regionale, dove gli schieramenti politici procedono molto lentamente sul Ddl di Giunta n. 45-A, mentre protestano animatamente i comitati a favore della proposta di legge Pratobello e, più in generale, contro le rinnovabili di grande taglia.
Il parlamentino sardo tornerà a riunirsi sull’atto domani, 26 novembre, sapendo che all’orizzonte c’è la soglia dell’11 dicembre, quando la Corte costituzionale dovrebbe esprimersi sul ricorso alla moratoria per gli impianti in vigore nell’isola.
Negli ultimi giorni la maggioranza ha aperto un dialogo con l’opposizione, nel tentativo di fermare le operazioni ostruzionistiche in aula.
L’opposizione dovrebbe riunirsi oggi in serata, per dettare una linea comune che possa ricongiungere le differenze di vedute presenti anche tra i banchi della minoranza.