Quello tra agricoltura e fotovoltaico è un matrimonio obbligato. L’Italia deve aggiungere entro il 2030 circa 65 GW di nuova potenza da rinnovabili rispetto all’installato attuale.
E il fotovoltaico farà la parte del leone. Pertantoè indispensabile realizzare anche grandi impianti a terra e, dopo il dl Agricoltura, ciò significa essenzialmente realizzare progetti di agrivoltaico. D’altra parte, questo matrimonio obbligato è anche vantaggioso per entrambi i settori.
Dal lato del solare, anche nelle aree in cui teoricamente si potrebbero fare impianti normali, l’agrivoltaico consente vantaggi in termini di permitting.
Dal punto di vista del settore agricolo, avere un impianto sul terreno garantisce una fonte di reddito integrativa importante per bilanciare la volatilità delle entrate da agricoltura e può portare in molti casi a una maggiore produzione agricola, ad esempio riducendo il fabbisogno di acqua o proteggendo le coltivazioni dagli eventi meteorologici estremi.
Dal punto di vista dei progetti e delle soluzioni, l’agrivoltaico è un’applicazione che sta entrando nella maturità: sono già diversi anni che si realizzano questi tipi di impianti e ormai si è accumulata una discreta esperienza; il bando Pnrr, pur non essendo stato il successo sbandierato dal Mase, ha dato un ulteriore stimolo agli impianti più avanzati.
Sul versante della normativa la situazione è prossima ad essere definita: il dl Agricoltura ha messo un punto fermo, il dm Aree idonee lo ha recepito e ora si attende la normativa che le Regioni dovranno approvare entro la fine dell’anno.
C’è dunque grande interesse, come è emerso anche dall’ampia partecipazione al webinar che QualEnergia.it ha organizzato con Fieragricola lo scorso 30 ottobre. In fondo all’articolo video e slide del webinar che anticipa anche alcune tematiche riguardanti l’agrivoltaico che svilupperemo a Fieragricola Tech (Fiera di Verona, 29 e 30 gennaio 2025), nell’ambito di due workshop: “Agrivoltaico oltre il Pnrr: innovazione e sostenibilità per le aziende agricole italiane” (29 gennaio) – “L’agrivoltaico verticale e bifacciale in Italia” (30 gennaio).
Durante il webinar del 30 ottobre, Erika Mussetti e Gianluca Zunino, avvocati dello studio Sani Zangrando, hanno fatto il punto sulla situazione del settore dal punto di vista normativo.
Hanno specificato che, nel caso in cui non si ricada in una delle ipotesi di area idonea citate nel dl Agricoltura, sarà possibile realizzare in area agricola solo impianti agrovoltaici “avanzati”, come evidenziato dalla risposta del Masaf all’interrogazione parlamentare 3-01225.
I due legali hanno poi fatto il punto sulle novità in arrivo con il Testo unico sulle autorizzazioni per le rinnovabili e a come, secondo il dm Aree idonee, le Regioni potranno disciplinare la materia. A tal proposito si è esaminata in dettaglio la normativa sull’agrivoltaico già approvata in Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna.
Rolando Roberto, vicepresidente di Italia Solare e co-coordinatore del gruppo di lavoro Agrivoltaico e fotovoltaico nel territorio, ha poi affrontato la materia guardando ai progetti FV e alla loro sinergia con le colture agricole, valutando tecnologie e costi.
Come si vede dalla tabella sotto (dati Gse), a seconda delle varie tipologie/configurazioni di agrivoltaico i costi vanno da 800mila euro a 1,2 milioni circa per MW installato, da confrontarsi con i circa 750mila di un impianto FV standard a terra.
In alcuni casi l’impianto agrivoltaico può garantire la riduzione dell’evaporazione e il risparmio di acqua, resistenza alle gelate, parziale protezione dai cambiamenti climatici estremi, riduzione utilizzo di diserbanti e concimi chimici, ha spiegato l’ingegner Roberto.
Altro vantaggio per le aziende agricole, ha detto, è la possibilità di elettrificare il parco macchine slegandosi così dal consumo del gasolio agricolo e incrementando l’autoconsumo. Con la generazione di elettricità da solare FV si possono anche rendere più efficienti le filiere integrate di trasformazione riducendo i costi. L’agrivoltaico, secondo Roberto, si potrebbe abbinare bene con la agricoltura di precisione e la robotica.
Sulle regole in arrivo, l’auspicio di Rolando Roberto è che non si impongano altezze minime dei sistemi FV, ma si faccia riferimento alle caratteristiche delle coltivazioni, garantendo una reale integrazione tra sistemi economicamente sostenibili.
Il rappresentante di Italia Solare ha ricordato inoltre che bisognerà selezionare le colture maggiormente redditizie in grado di beneficiare del parziale ombreggiamento e pensare ad una raccolta meccanizzata come avviene per altre lavorazioni.
A livello tecnologico poi gli impianti dovranno essere sempre più standardizzati per avere costi di manutenzione più prevedibili e i progetti dovranno integrarsi al meglio nel paesaggio anche attraverso una progettazione più accurata.