Se aumenta la mobilità elettrica in città migliora la qualità dell’aria

Scenari al 2025 e 2030 su mobilità elettrica ed effetti sulla qualità dell’aria a Torino, Milano, Bologna, Roma e Palermo. Le 13 azioni da aumentare l'elettrificazione dei trasporti in Italia. Uno studio CNR-IIA e Motus-E.

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Una percentuale crescente di veicoli elettrici avrà sicuramente un ruolo rilevante nella riduzione delle concentrazioni degli inquinanti locali, in particolare del NO2 (bioassido di azoto) e del PM10.

Inquinamento significa decessi prematuri e costi sociali. Per provare a ridurre questi impatti aumentare la mobilità elettrica nelle aree urbane potrebbe dare risultati interessanti.

Lo dimostrano i risultati dello studio “Più mobilità elettrica: scenari futuri e qualità dell’aria nelle città italiane” (allegato in fondo), elaborato dal CNR-IIA (Istituto sull’Inquinamento Atmosferico) e da Motus-E, curato da Valeria Rizza, Francesco Petracchini, Dino Marcozzi e Francesco Naso.

Lo studio valuta la dispersione in atmosfera e la ricaduta al suolo degli inquinanti primari e secondari e il relativo impatto emissivo nelle città di Torino, Milano, Bologna, Roma e Palermo, secondo un’analisi di due scenari al 2025 e al 2030, valutando il parco circolante (numero dei veicoli totali), la concentrazione di NO2, di PM10 e l’impatto sanitario ed economico.

Entrambi gli scenari fanno riferimento ai comparti del trasporto privato e della logistica (escluso quindi il Trasporto Pubblico Locale e le altre tipologie di veicoli).

Gli scenari: il parco veicolare urbano e i livelli di inquinanamento

Gli scenari sono stati costruiti prevedendo l’incremento della quota di tecnologie ibride plug-in/elettriche nel parco veicolare circolante con una riduzione percentuale di veicoli a combustione interna (benzina e diesel), e il progressivo “svecchiamento” del parco veicolare esistente.

Secondo diverse ipotesi di penetrazione dei veicoli elettrici nelle varie città considerate, così come di previsione di riduzione del parco veicolare privato si prefigurano diversi livelli di diminuzione degli inquinanti, rapportate ad un anno base (2018).

Ad esempio, per Milano e Roma, lo studio ipotizza un parco veicolare privato ridotto del 20% e composto soltanto da veicoli Euro 6. Per entrambe le città si prevede al 2030 che il 20% dei veicoli sia elettrico e il 50% sia costituito di veicoli ibridi.

Ciò consentirebbe di ridurre a Milano le concentrazioni di PM10 del 41% e dell’84% del NO2 rispetto all’anno base.

A Roma a fine decennio si avrebbe una riduzione del NO2 dell’89% e del 42% di PM10.

Sarebbe anche netta la diminuzione del numero delle morti premature causate dall’inquinamento: da 6 a 9 volte rispetto al 2018, e di conseguenza anche del costo associato all’inquinamento. Sulla stessa linea grosso modo i risultati attesi per le altre città oggetto dello studio.

Le proposte di Motus-E e CNR-IIA

Motus-E e CNR-IIA propongono 13 azioni da attuarsi a livello nazionale e locale, per favorire il processo di elettrificazione della mobilità cittadina, con il conseguente miglioramento della qualità dell’aria e quindi della salute dei cittadini:

  1. Fissare il termine ultimo per la vendita delle auto endotermiche; è necessario un target europeo per lo stop delle vendite delle auto a combustione interna con quote annuali crescenti.
  2. Potenziare le reti cittadine (di distribuzione elettrica, di trasmissione dati, del TPL e di ricarica dei veicoli) seguendo un modello di Smart City e inter-connetterle nei loro nodi di scambio.
  3. Auto Private; la domanda di veicoli M (camper, furgoncini e automobili), N (furgoni o autocarri) ed L (ciclomotori e motocicli) a zero e basse emissioni (sotto i 60 gCO2/km) venga sostenuta e che si mantenga la struttura attualmente prevista per l’ecobonus, prorogandone la validità sino al 2025 e mantenendo la forma dell’incentivo diretto all’acquisto. Nel documento si ritiene comunque fondamentale una forte riduzione dell’uso delle auto private in ambiente urbano:  obiettivo delle istituzioni locali e nazionali è abbassare il tasso di motorizzazione, oggi fra i più elevati del mondo (65 auto ogni 100 abitanti).
  4. Trasporto Pubblico: ricambio della flotta su gomma con mezzi a zero emissioni che ASSTRA e ANEV stimano essere il triplo dello stanziamento del Piano Strategico Nazionale della Mobilità Sostenibile, che già ammonta a 3,9 miliardi fino al 2033.
  5. Predisporre una logistica urbana sostenibile delle merci a basso impatto e con veicoli elettrici di intesa con gli operatori. Promozione dei veicoli elettrici con sistemi premiali sulle regole di accesso alla ZTL.
  6. Identificare un Fondo per lo sviluppo di una rete nazionale di infrastrutture di ricarica ad accesso pubblico.
  7. Realizzare infrastrutture di ricarica nei centri logistici e nei rimessaggi dei veicoli merci, accompagnando il trend di elettrificazione del trasporto merci, in una prima fase dei veicoli merci leggeri della logistica urbana e in una seconda fase dei camion per medio e lungo raggio.
  8. Rivedere le Linee guida Ministeriali sui PUMS e integrare maggiormente nei Piani Urbani l’elettrificazione dei mezzi come misura per il miglioramento della qualità dell’aria nelle città.
  9. Nell’ambito del PNRR richiedere maggiori investimenti per un’adeguata rete di mobilità urbana e regionale elettrica; al momento non è prevista nessuna voce specifica sullo sviluppo di un’adeguata rete di ricarica elettrica nazionale ad uso pubblico, nessun investimento per la riconversione industriale del comparto trasporti, briciole per la sicurezza stradale.
  10. Investire in ambito industriale automotive per la riconversione dei settori coinvolti nella trasformazione di veicoli e infrastrutture elettriche (componentistica elettrica ed elettronica, digitalizzazione di mezzi e C-ITS, piattaforme SW per nuovi servizi).
  11. Potenziare gli studi scientifici sulle fonti dell’inquinamento atmosferico, sulla composizione chimica del particolato e sugli inquinanti emergenti (comprese le nanoparticelle) per comprendere appieno i fenomeni e le principali fonti di emissione su cui intervenire.
  12. Ampliare le indagini sulle correlazioni epidemiologiche e gli effetti sulla salute e quindi stabilire una relazione tra le emissioni di inquinanti in tutti i settori influenti e gli effetti sulla salute umana e gli impatti economici.
  13. Attuare il Piano di Azione contenuto all’interno del Protocollo Aria Pulita sottoscritto a Torino a giugno 2019 e articolato in 5 ambiti di intervento che istituisce un fondo per il controllo dell’inquinamento atmosferico.

Studio Motus-E e CNR-IIA (pdf)

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