I commenti della presidente Alessandra Todde alla recente legge sulle aree idonee lasciano immaginare quale sia il futuro energetico pensato per la Sardegna.
Prima di tutto un chiarimento senza mezzi termini: con questo provvedimento “abbiamo detto che le regole le dettiamo noi!”. Più nello specifico, “la transizione energetica si farà”, ma “dipendentemente da quello che abbiamo deciso, quindi sulle aree industriali, sulle aree di risulta, su tetti e superfici che metteremo a disposizione”.
A ciò si aggiunge un richiamo ai fondi previsti dalla stessa legge regionale per finanziare comunità energetiche e impianti fotovoltaici sui tetti (il testo della l.r. sulle aree idonee approvata in Consiglio il 4 dicembre è disponibile in basso con i relativi allegati).
Riflettendo su queste dichiarazioni sorge qualche dubbio, quantomeno di tipo matematico.
Secondo il burden sharing la Sardegna deve installare 6,2 GW Fer al 2030 e al momento è ferma a circa 700. È difficile immaginare che tutto si possa fare, in estrema sintesi, contando su quelle determinate aree e sui tetti degli edifici sardi, pur trattandosi di una possibilità virtuosa e da perseguire, al pari delle comunità energetiche.
C’è da dire che l’assessore all’Industria, Emanuele Cani, già a settembre ipotizzava un ricalcolo al ribasso del burden sharing, andando però a cercare una difficile quadra con Governo e altre Regioni.
Inoltre, se la Sardegna contribuisse meno all’obiettivo nazionale 2030 altri dovrebbero farlo di più, con tutte le difficoltà del caso che si posson immaginare, a partire da contestazioni locali e mancata disponibilità politica.
Non bisogna dimenticare che sia Cani in passato sia la presidente Todde hanno fatto riferimento a un maggior apporto dell’idroelettrico, ma anche in questo caso quanto è realistico pensare a un enorme contributo aggiuntivo di questa fonte nell’isola?
Basti pensare al momento di impasse che vive il settore per la partita delle concessioni e al livello di accettabilità sociale che potrebbero avere le nuove opere, in un territorio già incendiato dalle proteste per l’eolico.
In tutto ciò la presidente Todde ha ribadito pochi giorni fa di voler abbassare le bollette dei sardi e intervenire sulla questione energetica dell’industria.
In primis, “abbiamo un piano energetico vecchio che dobbiamo rivedere per portarci fuori dalle centrali a carbone”. L’idea sarebbe quella di avere “almeno una delle due centrali a carbone che possa andare a turbogas; è una cosa che ci interessa particolarmente”.
Da qui il no al progetto di dorsale del metano, “un progetto tramontato”, ma sì a una strategia che preveda “due rigassificatori, uno a Porto Torres e uno a Oristano”, con cui “porteremo il gas dove serve, quindi nei poli industriali. Noi siamo consapevoli che nei contesti produttivi serve il gas e sarà chiaramente nostra cura farlo arrivare”.
Per la governatrice, in conclusione, serve “energia che possa essere programmabile, perché sappiamo che le rinnovabili non lo sono”. A questo punto viene da chiedersi: se le rinnovabili utility scale sono inidonee sul 98% del territorio regionale, cosa resta da programmare?
Le critiche delle associazioni sulle aree idonee
La coda polemica all’approvazione della legge sulle aree idonee non si è fatta attendere.
L’Alleanza per il Fotovoltaico, ad esempio, “contesta la legittimità di tale provvedimento, in quanto adottato in pendenza di ricorsi al Tar e con la sospensiva del Consiglio di Stato. Inoltre, la legge introduce il principio della retroattività, andando a colpire non solo i procedimenti di autorizzazione in corso, ma anche quelli già autorizzati, creando un clima di incertezza e sfiducia per gli investitori”.
Per questi motivi “riteniamo necessario l’intervento del Governo per impugnare la legge sarda e ripristinare un quadro normativo chiaro e stabile che favorisca gli investimenti privati nel settore”.
Sulla stessa linea l’associazione Gis – Gruppo impianti solari, che spiega: “Bloccare quasi totalmente fotovoltaico ed eolico non significa tutelare il territorio, bensì rallentare lo sviluppo sostenibile e compromettere il percorso verso l’indipendenza energetica del nostro Paese. Cosa succederà da qui ai prossimi mesi è tutto da chiarire”.
La legge sulle aree idonee approvata in Sardegna
Come accennato in precedenza, il Consiglio regionale ha pubblicato il testo finale della legge regionale n. 45 con i relativi allegati (in basso).
Se gli elenchi di casistiche non idonee sono molto ampi e dettagliati per tecnologia, tra le possibili aree idonee troviamo: aree industriali dismesse, ma non per gli impianti eolici di grande taglia; discariche, ma solo per piccoli impianti; zone di pertinenza ferroviaria, autostradale, portuale e aeroportuale, anche in questo caso con varie limitazioni; siti bonificati; bacini artificiali.
La legge inoltre dà la possibilità ai Comuni di presentare un’istanza alla Regione per poter abilitare la realizzazione di specifici progetti in aree non idonee.
Con il via libera in Consiglio regionale, infine, decade la moratoria agli impianti che era in vigore nella Sardegna.
- La legge della Sardegna (pdf)
- Allegati alla legge regionale (pdf)