I prezzi dell’elettricità in tutta Europa si stabilizzeranno se verranno rispettati tutti i Piani nazionali energia e clima (PNIEC) dei Paesi membri (più Regno Unito e Svizzera) e i livelli di installazioni di impianti rinnovabili entro il 2030.
Secondo un recente studio dell’Università di Cambridge la riduzione della dipendenza dal gas naturale, che potrà avvenire soltanto se verranno mantenuti gli obiettivi, potrebbe ridurre la volatilità dei mercati elettrici del 20% in media, pur con marcate differenze da paese a paese.
Entro fine decennio dovrebbero esserci picchi di prezzo superiori a 121 €/MWh con una probabilità del 15% e superiori a 139 €/MWh con una probabilità del 5%. Nel 2024 questo dato è stato rispettivamente di 152 e 179 €/MWh. In altre parole, la crescita delle fonti rinnovabili elettriche prevista dai piani europei, modererebbe i picchi di prezzo.
Il Regno Unito e l’Irlanda sarebbero i maggiori beneficiari, con una riduzione del 44% e del 43% dell’intensità di questi ultimi nel 2030 rispetto all’anno scorso.
Le simulazioni condotte hanno dimostrato che l’aumento delle rinnovabili riduce al minimo l’impatto delle fluttuazioni del prezzo del gas sul mercato, aumentandone la stabilità “anche se ci si affida a tecnologie rinnovabili legate alle condizioni meteo”.
L’impatto sui prezzi medi
L’analisi, pubblicata sulla rivista Nature Energy e intitolata “Power price stability and the insurance value of renewable technologies” (link in basso), si basa sulle previsioni di installato entro fine decennio fatte da ENTSO-E, associazione che riunisce 40 gestori dei sistemi di trasmissione dell’energia elettrica di 36 Paesi in tutta Europa. Per il meteo, invece, le simulazioni attingono a un campione di condizioni meteorologiche osservate tra il 1982 e il 2016.
La ricerca suggerisce inoltre che i prezzi all’ingrosso dell’elettricità potrebbero scendere in media di oltre un quarto in tutti i Paesi presi in esame entro la fine del decennio, sempre rispettando gli attuali obiettivi nazionali.
I risultati confermano che i target di installato Fer contenuti nei PNIEC presentati dai Paesi europei abbasserebbero in media i prezzi dell’elettricità del 26% entro il 2030 rispetto al 2024. Per l’Italia si passerebbe da una media di 142 €/MWh a 136 €/MWh, cioè una riduzione del 4%.
La riduzione maggiore si osserverebbe in Norvegia, che passerebbe dagli attuali 115 €/MWh a 35 €/MWh, il dato più basso del Continente, (-69%). In Francia, Spagna e Portogallo la riduzione sarebbe maggiore di quella italiana, rispettivamente del 15%, 14% e 13%: tutti questi Paesi si ritroverebbero tra 5 anni con un prezzo medio al MWh più basso del nostro, rispettivamente 69, 120 e 121 €.
È importante notare che la riduzione dei prezzi dell’elettricità non sarebbe omogenea nelle ore del giorno, in particolare nei Paesi che aggiungono molta potenza fotovoltaica. Ad esempio, in Germania, i prezzi sarebbero inferiori del 64% nel 2030 rispetto al 2024 alle ore 12, ma “solo” del 16% alle ore 19.
Il nuovo studio traccia anche gli effetti sui prezzi dell’elettricità se i Paesi dovessero superare i propri target per quanto riguarda la diffusione delle rinnovabili. Ipotizzando di andare oltre gli obiettivi per il 30%, i prezzi potrebbero diventare meno sensibili agli aumenti del gas naturale di un ulteriore 50% rispetto al solo raggiungimento degli obiettivi fissati ad oggi.
Ma il troppo… stroppia
Tuttavia, lo studio suggerisce che un’eccesso di installazioni di impianti rinnovabili causerebbe un calo dei prezzi dell’elettricità tale da non fornire più un ritorno sull’investimento sufficiente (si veda anche Il calo dei prezzi catturati di eolico e fotovoltaico pesa su conti dei PPA europei).
Nuova potenza con un tasso tra il 30% e il 60% superiore agli obiettivi PNIEC iniziali metterebbero a rischio la fattibilità finanziaria di questi sforzi senza adeguate riforme (c.d. fenomeno della “cannibalizzazione”).
Ci sarebbero di fatto minori opportunità di recuperare i costi di capitale per le tecnologie rinnovabili se queste fossero finanziate esclusivamente attraverso le vendite di elettricità sul mercato del giorno prima.
Daniel Navia, ricercatore presso il Centro per l’ambiente, l’energia e la governance delle risorse naturali (CEENRG) dell’Università di Cambridge, ha spiegato: “l’Europa potrebbe dover riconsiderare il modo in cui sono progettati i suoi mercati energetici e quali incentivi può offrire al settore privato per mantenere il valore che ottiene dall’energia rinnovabile”.
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