La transizione alle rinnovabili in Europa, necessaria per raggiungere gli obiettivi climatici, produrrà grandi volumi di rifiuti man mano che le apparecchiature raggiungono la fine della loro vita utile: solo l’applicazione dei principi dell’economia circolare in questo settore fornisce un approccio vincente e in questo momento si sta aprendo un opportunità storica per introdurli.
Questo il messaggio chiave di un nuovo briefing pubblicato dall’Agenzia europea dell’ambiente e tratto da un report commissionato dalla stessa Agenzia all’Öko Institut (link in basso).
I rifiuti derivanti dalle infrastrutture per l’energia rinnovabile, si premette, sono ricchi di risorse quali terre rare e altri materiali preziosi come acciaio, rame e vetro. Il ritmo veloce dello sviluppo tecnologico significa che le apparecchiature possono essere soggette a un’obsolescenza relativamente rapida e possono generare flussi di rifiuti complessi, presentando così sfide tecniche e logistiche.
Il recupero dei materiali e la loro reintroduzione nel ciclo produttivo deve affrontare diversi ostacoli Sfide che la politica – raccomanda l’AEA – deve affrontare con approcci di economia circolare come l’eco-design, obiettivi di riciclaggio specifici dei materiali e schemi di responsabilità estesa del produttore.
L’analisi dell’AEA si concentra su fotovoltaico, eolico e batterie. La produzione di rifiuti nelle tre filiere, si spiega, è attualmente piuttosto bassa, poiché gli impianti sono relativamente nuovi e, generalmente, non hanno ancora esaurito la loro vita utile, ma, come si vede dal grafico qui sotto (tratto dal briefing) subirà un drammatico aumento in futuro:
Come mostra l’infografica qui sotto (sempre dal briefing AEA) le opportunità per tutte e tre le tecnologie sono alte:
Per cogliere queste opportunità però, come detto, vanno superate varie sfide. Ci sono ad esempio difficoltà di lavorazione dovute a utilizzo di materiali compositi, presenza di sostanze pericolose e/o basse concentrazioni di elementi di maggior pregio. Le apparecchiature spesso poi non sono progettate per facilitare il riciclo e ci sono problemi logistici dovuti alle località remote, alle dimensioni e ai requisiti di sicurezza spesso associati alle infrastrutture energetiche.
Ma soprattutto, capacità e tecnologie di riciclaggio sono ancora sottosviluppate e in questo non aiuta il mercato che non valuta adeguatamente le esternalità dell’utilizzo di materiali vergini rispetto a quelli riciclati.
L’implementazione di modelli di business circolari innovativi – spiega infatti l’Agenzia – è ostacolata perché i benefici ecologici e climatici dell’utilizzo di materiali riciclati non sono ancora pienamente contabilizzati nei costi dei materiali. Pertanto, i materiali secondari adatti devono regolarmente competere sul prezzo con i materiali primari che sono spesso più economici.
Contando che gran parte degli impianti avrà una durata di servizio relativamente lunga – si raccomanda – è necessario pianificare ora gli impatti ambientali e finanziari del trattamento dei rifiuti man mano che si presenteranno in futuro.
Per questo l’AEA dà vari suggerimenti di policy.
Riguardo ai materiali, l’Agenzia invita a introdurre criteri per il contenuto minimo di materiale riciclato nei nuovi prodotti o per la fornitura di materiali di scarto da utilizzare in altri settori manifatturieri.
Bisogna poi, si legge nel briefing, applicare principi di progettazione circolare per facilitare il riciclaggio e il riutilizzo e migliorare significativamente la durabilità, la riparabilità e la riciclabilità, oltre a considerare il potenziale di riciclaggio e la pericolosità dei materiali utilizzati come principio di progettazione fondamentale.
In quanto a produzione e distribuzione, si sottolinea, vanno introdotti processi efficienti in termini di risorse e approcci logistici ottimizzati. Tra i suggerimenti quello di implementare passaporti digitali dei prodotti per le apparecchiature per fornire informazioni sui materiali costitutivi e per evidenziare la presenza di materiali ad alto impatto e quello di introdurre modelli di leasing e altri contratti basati sui servizi per dare priorità agli approcci a vita intera per il funzionamento e la manutenzione delle apparecchiature.
Essenziale, poi, osserva l’Agenzia, estendere la durata dell’infrastruttura attraverso la manutenzione preventiva, la riparazione di componenti difettosi e l’aggiornamento graduale dei componenti modulari.
Da promuovere anche rigenerazione e riutilizzo di apparecchiature dismesse per applicazioni di livello inferiore, mentre devono essere evitati lo scarico di tecnologie inadatte nei paesi terzi e l’esportazione di attrezzature in luoghi in cui le pratiche di gestione dei rifiuti potrebbero essere subottimali.
“Fondamentale” poi, si sottolinea, l’attuazione degli standard europei per il trattamento dei RAEE e di altri rifiuti è fondamentale per garantire materiali riciclati di qualità costante e di alta qualità.
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