I conflitti regionali e le tensioni geopolitiche stanno creando rischi importanti sia per la sicurezza energetica che per l’azione globale sui gas serra.
Inoltre, il mercato mondiale dell’energia nei prossimi anni, oltre che dai continui problemi geopolitici, sarà influenzato da una fornitura relativamente abbondante di molteplici combustibili e tecnologie. Proprio per questo mai come ora è necessario spingere di più per la transizione energetica.
Questo il principale messaggio del nuovo World Energy Outlook 2024 della Iea, pubblicato oggi, 16 ottobre 2024 (documento in basso).
La Iea prevede un oversupply di petrolio e di gas naturale liquefatto (Gnl) nella seconda metà degli anni ’20, insieme a un’ampia sovracapacità produttiva per alcune tecnologie chiave per l’energia pulita, in particolare il fotovoltaico e le batterie (sul FV si veda l’approfondimento che abbiamo pubblicato oggi).
Ci sarà “una pressione al ribasso sui prezzi, che darà un po’ di sollievo ai consumatori” e questo “può fornire ai decisori politici lo spazio per concentrarsi sull’aumento degli investimenti nella transizione verso l’energia pulita e sulla rimozione degli inefficienti sussidi ai combustibili fossili”, ha commentato il direttore esecutivo dell’Agenzia Fatih Birol.
Sul beve termine, il conflitto in Medio Oriente pone grossi rischi di interruzione delle forniture di petrolio e gas, visto che circa il 20% di queste passano dallo Stretto di Hormuz, come si può notare dal grafico.
Ampliando lo sguardo, però, il rallentamento della domanda vede la capacità di produzione di greggio in eccesso aumentare a 8 milioni di barili al giorno entro il 2030, mentre un’ondata di nuovi progetti di Gnl dovrebbe aggiungere quasi il 50% alla capacità di esportazione disponibile entro il 2030.
In tutti gli scenari presentati nel report la crescita della domanda globale di energia rallenta grazie a efficienza energetica, elettrificazione e rinnovabili.
Come emerso anche nel report Iea dedicato alle Fer pubblicato la settimana scorsa, il “WEO 2024” prevede che entro il 2030 le rinnovabili forniranno più della metà dell’elettricità mondiale. Inoltre, si stima che la domanda di tutti e tre i combustibili fossili (carbone, petrolio e gas) raggiungerà il picco entro la fine del decennio.
Altro trend fondamentale è il processo di elettrificazione: nell’ultimo decennio i consumi elettrici sono cresciuti a un ritmo doppio rispetto alla domanda energetica complessiva, con la Cina che ha contribuito per due terzi dell’aumento globale della domanda elettrica.
La crescita della domanda elettrica globale è destinata ad accelerare ulteriormente negli anni a venire, aggiungendo ogni anno l’equivalente della domanda giapponese secondo lo scenario basato sulle politiche attuali.
Elettrificazione e rinnovabili, ovviamente, richiedono investimenti in sistemi di accumulo e reti: oggi, per ogni dollaro speso in energia rinnovabile, 60 centesimi vanno a reti e storage; dobbiamo passare a un rapporto 1 a 1 e bisogna rafforzare la resilienza delle reti agli effetti del cambiamento climatico e migliorarne la sicurezza digitale, avverte la Iea.
Guardando alle emissioni di CO2, con le politiche attuali si va sì verso un picco imminente, ma se non vi seguirà un brusco calo arriveremo a un aumento di 2,4 °C nelle temperature medie globali entro la fine secolo; molto peggio del +1,5 °C, l’obiettivo su cui ci si è impegnati a Parigi.
Il rapporto sottolinea poi come la transizione energetica vada a velocità diverse: la quota di investimenti in energia pulita nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo al di fuori della Cina rimane bloccata al 15% del totale, nonostante queste economie rappresentino due terzi della popolazione mondiale e un terzo del Pil globale. Si veda nei grafici qui sotto il confronto tra le previsioni per Cina, Ue ed Africa.
In alcune regioni del mondo, gli elevati costi di finanziamento e i rischi di progetto stanno limitando la diffusione delle rinnovabili, nonostante queste siano più competitive in termini di costi.
Ciò è particolarmente vero nelle economie in via di sviluppo, dove queste tecnologie possono offrire i maggiori ritorni per lo sviluppo sostenibile e la riduzione delle emissioni.
La mancanza di accesso all’energia, sottolinea il report, rimane la più evidente disuguaglianza nel sistema energetico odierno, con 750 milioni di persone, prevalentemente nell’Africa subsahariana, che non hanno accesso all’elettricità e oltre 2 miliardi privi di combustibili puliti per cucinare.
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