Gli attuali piani per le reti del gas nei Paesi europei non tengono conto della necessaria diminuzione del consumo di metano nei prossimi anni, anche in vista degli obiettivi climatici.
“Questo disallineamento è un ostacolo sostanziale alla transizione verso un sistema energetico sostenibile e sottolinea la necessità di una pianificazione più olistica”.
È quanto si afferma in un nuovo rapporto dell’Istituto di Ecologia Applicata (Öko-Institut), con sede in Germania, e del Regulatory Assistance Project (RAP), un’organizzazione senza scopo di lucro, anch’essa con sede in Germania, composta da esperti di Stati Uniti, Europa e Cina, che si occupa della sostenibilità economica e ambientale dei settori elettrico e del gas, fornendo assistenza ai decisori politici e alle autorità di regolamentazione.
“Per raggiungere gli obiettivi climatici europei sarà necessaria una forte contrazione dell’uso di gas fossili. Nonostante le notevoli implicazioni per gli utenti e le infrastrutture della rete del gas, l’attuale pianificazione della rete nella maggior parte degli Stati membri dell’Ue non riflette adeguatamente questa nuova realtà”, si legge nella presentazione del rapporto.
Le due organizzazioni hanno criticato il fatto che la pianificazione della rete si basi troppo spesso sui modelli di consumo storici e non includa obiettivi climatici più ampi o iniziative di pianificazione dell’uso del calore.
Gli autori dello studio, consultabile dal link in fondo a questo articolo, hanno raccomandato quindi l’introduzione di obiettivi nazionali di eliminazione graduale, di mandati relativi all’azzeramento netto delle emissioni per i regolatori energetici e l’adattamento dei quadri normativi.
Già l’anno scorso, gruppi di esperti in materia di energia e clima come Agora Energiewende in Germania e ECCO Climate in Italia avevano indicato che la rete di gasdotti è destinata a diventare in gran parte obsoleta con il passaggio a fonti energetiche neutre dal punto di vista climatico e che Germania e Italia dovrebbero puntare a un “pensionamento” ordinato della rete di distribuzione del gas per evitare costi enormi per i consumatori e miliardi di euro di attività incagliate per gli operatori.
Lo studio si è focalizzato su Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Italia, Olanda e Regno Unito.
La situazione in Italia
Gli autori dello studio hanno affrontato la situazione italiana contestualizzandola in un quadro generale, in cui il consumo di gas fossile nell’Ue deve diminuire rapidamente per raggiungere gli obiettivi energetici e climatici, nel contesto della sicurezza energetica e della volatilità dei prezzi del gas.
La diminuzione della domanda di gas comporterà un aumento delle tariffe di rete per i clienti rimanenti, dato che meno persone utilizzano l’infrastruttura del gas, hanno avvertito le due organizzazioni.
D’altro canto, le proposte di sostituzione del gas fossile con l’idrogeno devono affrontare sfide tecniche ed economiche, in quanto l’idrogeno è meno efficiente e più costoso per il riscaldamento rispetto all’elettrificazione e al teleriscaldamento.
Inoltre, la prosecuzione degli investimenti in nuove infrastrutture del gas senza un piano di smantellamento comporta il rischio di asset incagliati, poiché la lunga durata di vita delle reti del gas non è in linea con la diminuzione prevista del consumo di gas e con gli obiettivi climatici.
A fronte della necessità di preparare il terreno al progressivo azzeramento delle reti del gas, “non ci sono ancora sforzi normativi per preparare la dismissione delle infrastrutture del gas in Italia”, hanno notato gli autori del rapporto.
Il consumo di metano svolge ancora un ruolo vitale in Italia, come mostra l’illustrazione, che fa un confronto tra il numero di allacci alle reti nazionali del gas dei Paesi considerati, in base al numero di abitanti, alla superficie e in totale.
Grazie alla capacità di rigassificazione del gas naturale liquefatto (Gnl) e ai gasdotti verso l’Algeria, e in futuro verso la Grecia, l’Italia ha un ruolo di “hub del gas” europeo e sta investendo ulteriormente nella sua rete di trasporto, secondo lo studio.
“Il piano di sviluppo della rete di trasporto si basa su scenari con una domanda di gas fossile sempre elevata, che non è allineata agli scenari di neutralità climatica”, hanno ribadito gli esperti, secondo cui “le proiezioni sull’uso futuro del biometano e dell’idrogeno sono molto ambiziose da realizzare” (Nel 2023 domanda gas -10% e rinnovabili al 19,8% dei consumi finali).
Anche ECCO Climate ha confrontato la domanda di gas prevista nel Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) con gli scenari degli obiettivi climatici, giungendo alla stessa conclusione, e cioè che “la domanda di gas del Piano di sviluppo della rete di trasporto del gas non è allineata agli obiettivi climatici”, hanno detto gli esperti (Le infrastrutture gas come cattedrali nel deserto. Come gestire il loro tramonto?).
Raccomandazioni per l’Italia
La parte separata dello studio dedicata all’Italia, anch’essa consultabile, formula le seguenti raccomandazioni per i decisori politici e regolamentari del nostro Paese:
- Consentire il rifiuto di nuove connessioni e disconnessioni, vale a dire attuare politiche che permettono ai gestori delle reti del gas di rifiutare nuovi allacciamenti e di scollegare i clienti esistenti, ove opportuno.
- Ridurre i periodi di ammortamento per gli investimenti infrastrutturali passati e futuri. In questo modo si eviteranno attività incagliate e si distribuiranno i costi di smantellamento in un arco di tempo più breve, garantendo il rimborso completo al momento dello smantellamento della rete.
- Coprire i costi di disattivazione prevedibili attraverso le tariffe di rete o i meccanismi di finanziamento, stabilendo una riserva per la futura disattivazione per ripartire gli oneri finanziari e proteggere i consumatori da costi eccessivi.
- Assicurare che la pianificazione dell’infrastruttura del gas sia strettamente coordinata con la pianificazione termica comunale per un migliore allineamento e una maggiore efficienza.
- Incorporare gli scenari climatici nella pianificazione delle infrastrutture per evitare costi e investimenti inutili, garantendo che i piani siano sostenibili e allineati agli obiettivi climatici.
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