Il Pakistan vuole quadruplicare le sue centrali a carbone

La decisione è diventata strutturale in risposta agli alti prezzi del gas.

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Il Pakistan ha in programma di quadruplicare il suo parco di centrali a carbone, mentre non costruirà nuovi impianti a gas nei prossimi anni.

L’annuncio è stato fatto nel corso di un’intervista esclusiva alla Reuters dal ministro dell’Energia pachistano, Khurram Dastgir Khan.

Il paese, che conta 231,4 milioni di abitanti e oltre 110 TWh annui di domanda elettrica, aumenterà la potenza carbone a 10 GW nel medio termine, dai 2,3 GW attuali. A spingere la decisione, la carenza di gas naturale e i prezzi alle stelle del Gnl.

Il metano oggi alimenta oltre un terzo della produzione elettrica del Pakistan, che l’anno scorso ha dovuto affrontare vari black out proprio per la carenza di gas. Una carenza dovuta, oltre che alla situazione geopolitica internazionale, anche alla grave crisi economica del paese, che, agendo su tassi di cambio, ha reso insostenibili i prezzi del Gnl.

Nonostante l’aumento della domanda elettrica nel 2022, le importazioni annuali di Gnl del Pakistan sono scese ai livelli più bassi degli ultimi cinque anni. “Abbiamo alcune delle centrali elettriche a Gnl rigassificato più efficienti al mondo. Ma non abbiamo il gas per farle funzionare”, ha detto Dastgir in un’intervista.

La nazione asiatica, che sta combattendo una crisi economica gravissima e ha un disperato bisogno di fondi, sta cercando di ridurre il valore delle sue importazioni di combustibili e proteggersi dagli shock geopolitici, ha affermato.

Le riserve di valuta estera del Pakistan detenute dalla banca centrale sono scese a 2,9 miliardi di dollari, appena sufficienti a coprire tre settimane di importazioni.

“È molto importante non solo essere in grado di generare energia a basso costo, ma anche con fonti domestiche“, ha affermato Dastgir.

La settimana scorsa intanto è entrata in funzione la centrale a carbone Thar di Shanghai Electric, da 1,32 GW, alimentata a carbone domestico e finanziata nell’ambito del Corridoio economico Cina-Pakistan (CPEC, parte della Belt and Road Initiative globale di Pechino).

Oltre al carbone, il Pakistan prevede anche di potenziare solare, idroelettrico e nucleare, ha affermato il ministro, senza dare però ulteriori dettagli.

Se gli impianti a carbone proposti verranno costruiti, oltre a un aumento delle emissioni, il paese avrebbe un parco elettrico ancora più sovradimensionato rispetto alla domanda, con il rischio di dover fermare centrali seminuove. Il picco di domanda massimo registrato dal paese l’anno scorso, riporta Reuters, è infatti di 28,25 GW, inferiore di oltre il 35% rispetto alla capacità di generazione, di 43,77 GW.

Non è chiaro come il Pakistan finanzierà le nuove centrali a carbone, ma il ministro ha affermato che dipenderà dall'”interesse degli investitori”, che potrebbe aumentare quando i nuovi impianti a carbone in servizio si saranno dimostrati fattibili.

La speranza dunque è che il piano venga frenato su questo versante, magari a favore di una più rapida aggiunta di potenza da rinnovabili: le principali istituzioni finanziarie in Cina e Giappone, tra i maggiori finanziatori del carbone nei paesi in via di sviluppo, con le pressioni degli attivisti e dei governi occidentali si stanno ultimamente ritirando dal finanziamento di progetti a fonti fossili.

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