Appena due giorni fa, allo scoccare della mezzanotte di lunedì 30 settembre, la Gran Bretagna ha chiuso la sua ultima centrale a carbone ancora attiva, quella di Ratcliffe-on-Soar, entrando in una nuova era “coal free” dove tutta l’energia elettrica è prodotta con fonti rinnovabili, gas e nucleare.
La tendenza ad abbandonare il carbone abbraccia la maggior parte dei 38 Paesi dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Lo segnala un rapporto pubblicato il 1° ottobre dal think tank energetico Ember (link in basso), per rimarcare la trasformazione in corso nei mix di produzione elettrica di molte Nazioni.
La Gran Bretagna è l’undicesimo membro Ocse ad aver azzerato il carbone, si spiega (altri tre Paesi non hanno mai avuto centrali elettriche di questo tipo: Costa Rica, Estonia e Lituania). Dei 24 Paesi che ancora usano questa fonte fossile, 19 hanno visto scendere la sua generazione elettrica di almeno il 30% dal picco registrato nel 2007.
E 13 Paesi puntano a eliminare il carbone entro il 2030. Va detto, però, che su scala globale la generazione elettrica da carbone ha toccato un nuovo record nel 2023, perché al declino nell’area Ocse si è affiancata una crescita nelle economie emergenti asiatiche.
Sempre nel 2023, evidenzia Ember, il carbone nei Paesi Ocse complessivamente ha prodotto meno della metà dell’energia elettrica rispetto all’apice toccato nel 2007, perdendo quasi 2.000 TWh (-52%).
Di conseguenza, la quota totale di questa fonte fossile nel mix elettrico dei Paesi Ocse è scesa dal 36% del 2007 al 17% dello scorso anno. In altre parole, il carbone oggi produce meno di un quinto dell’elettricità nei 38 Paesi considerati tutti insieme.
Altro dato interessante: l’87% della produzione elettrica “persa” con il carbone è stata rimpiazzata da due fonti rinnovabili, eolico e fotovoltaico, che hanno guadagnato 1.723 TWh dal 2007 al 2024, come riassume il grafico sotto.
Più in dettaglio, con il prossimo grafico si possono osservare altri fattori che hanno contribuito al declino del carbone: una modesta crescita delle altre rinnovabili (+20 TWh) e il maggiore ricorso al gas con un migliaio di TWh in più nel periodo esaminato.
A tutto ciò bisogna aggiungere la relativa stabilità della domanda elettrica (+1%), che ha permesso alle fonti rinnovabili di sostituire la produzione da fossile piuttosto che dover soddisfare una percentuale crescente di nuovi consumi.
Infine, l’infografica seguente mostra il percorso verso l’azzeramento del carbone nello spazio Ocse.
In particolare, l’Italia dovrebbe abbandonare del tutto il carbone nel 2025 insieme alla Spagna – nello Stivale si è già segnato un -72% nel 2023 rispetto al suo picco del carbone nel 2012 – mentre la Germania dovrebbe arrivarci nel 2038.
L’addio francese al carbone è atteso nel 2027, mentre i più ritardatari, salvo cambi di rotta nelle rispettive politiche energetiche, saranno Polonia e Corea del Sud nel 2049-2050.
Sono cinque i Paesi che ad oggi non si sono impegnati a uscire dal carbone: Australia, Messico, Turchia, Giappone e Colombia.
- Report Ember (pdf)