In Norvegia la prima gigafactory europea di batterie LFP

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Morrow Batteries inaugura lo stabilimento di Arendal, nel sud del Paese scandinavo: avrà una capacità produttiva annuale di 3 milioni di celle per 1 GWh complessivo.

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L’Europa ha la sua prima gigafactory di batterie al litio ferro fosfato (LFP).

Il 16 agosto il primo ministro norvegese Jonas Gahr Store ha inaugurato la fabbrica di Morrow Batteries ad Arendal, nel sud del Paese, con una capacità produttiva annuale di 3 milioni di celle per 1 GWh complessivo, per sostenere la crescente domanda di accumuli del Continente.

La produzione di prova, comunica l’azienda in una nota, è già iniziata. Morrow precisa che lavorerà a stretto contatto con i clienti per raggiungere la qualità della produzione in serie nei mesi successivi. L’inizio della produzione commerciale è previsto per la fine dell’anno.

“Grazie agli sforzi di molti, Arendal è diventata la prima città europea a ospitare una gigafactory LFP, contribuendo a creare posti di lavoro e valore aggiunto. Non vediamo l’ora di consegnare le prime batterie commerciali ai clienti entro la fine dell’anno”, ha affermato Lars Christian Bacher, Ceo di Morrow Batteries.

La Norvegia è considerata particolarmente adatta alla produzione di batterie per la sua lunga tradizione di ingegneria e innovazione industriale e un modello di lavoro che garantisce alte competenze dei dipendenti.

Come detto, il sito di Arendal viene incontro all’atteso aumento della domanda europea. Secondo un report pubblicato a maggio 2024 da Transport & Environment (T&E), organizzazione che promuove gli obiettivi e gli interessi del settore della mobilità elettrica presso le istituzioni Ue, nel Vecchio Continente al 2030 occorreranno batterie agli ioni di litio per mobilità elettrica e sistemi stazionari per circa 1.000 GWh.

L’associazione conta a quella data 54 progetti di gigafactory con una capacità complessiva di produzione europea di batterie di 1.725 GWh per il 2030. Il 55% di questi progetti saranno di aziende europee, il 23% cinesi, il 12% coreane, il 7% statunitensi, il 3% taiwanesi.

I numeri più alti di capacità pianificata di produzione di batterie a fine decennio saranno in Germania (358 GWh), Ungheria (215 GWh), Spagna (196 GWh), Francia (171 GWh), Regno Unito (142 GWh), Norvegia (122 GWh), Polonia (115 GWh), Svezia (115 GWh).

L’Italia si ferma a 48 GWh con i due progetti di Acc (joint-venture Stellantis, Mercedes-Benz e TotalEnergies) a Termoli i cui piani sono in fase di revisione e di Faam a Teverola, in Campania.

T&E stima che lo sviluppo di tutti i piani annunciati per la produzione di celle, impianti di catodi, infrastrutture e raffinazione del litio in Europa (compresi i paesi extra-Ue) richiederà 215 miliardi di euro in Capex e 61 miliardi di euro in Opex annuale, provenienti principalmente da investimenti privati.

Una quota compresa tra l’8% e il 27% della fornitura di minerali dovrebbe provenire da fonti riciclate localmente entro il 2030, come stabilito dal Regolamento sulle “batterie green” 2023/1542, approvato nell’estate 2023. Il testo definisce importanti obiettivi di recupero dei minerali critici: litio 50% al 2027 e 80% al 2031; cobalto, rame, piombo e nichel 90% al 2027 e 95% al 2031.

A tal proposito è da segnalare anche il finanziamento, reso noto la scorsa settimana, di 150 milioni di euro da parte della Banca europea per gli investimenti (cui si aggiungono 350 mln € da altri istituti) per il progetto Keliber portato avanti dall’azienda di estrazione e trasformazione finlandese Sibanye-Stillwater per produrre 15mila tonnellate l’anno di idrossido di litio monoidrato.

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