Investimenti per il clima, l’Europa è dietro sia alla Cina che agli Usa

Dati e tendenze nel nuovo rapporto della BEI. Servono più di 450 miliardi di euro l’anno per puntare a un’economia con emissioni zero di CO2.

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Mentre la Banca europea per gli investimenti (BEI) punta a diventare una “banca del clima” con la decisione di non finanziare più le fonti fossili dal 2021, gli Stati membri Ue devono dedicare più risorse all’economia “verde”.

Questo il messaggio-chiave che emerge dal nuovo rapporto della BEI sugli investimenti europei nel 2019-2020, dove si evidenzia che nel 2018 l’Unione europea ha speso 158 miliardi di euro in misure per la mitigazione del cambiamento climatico, pari all’1,2% del Pil con un calo del 7% in confronto al livello degli investimenti green registrato nel 2017.

Mentre Stati Uniti e soprattutto Cina hanno destinato più soldi a progetti e iniziative che riguardano il clima (climate-related spending), rispettivamente l’1,3% e 3,3% del Pil.

Il grafico sotto, tratto dal documento, riassume il quadro.

L’Europa, si legge nella sintesi del rapporto, non sta facendo abbastanza. In particolare, spiegano gli analisti della BEI, il settore dei trasporti rimane ampiamente basato sui combustibili fossili e gli investimenti in tecnologie a basso impatto ambientale sono ancora insufficienti.

I paesi europei, inoltre, afferma la BEI, stanno investendo troppo poco in attività di ricerca e sviluppo per nuove tecnologie che dovrebbero contribuire a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, tanto da parlare di una minaccia per la competitività delle aziende del nostro continente.

E per puntare a un’economia a emissioni zero di CO2 entro metà secolo, chiarisce la BEI, l’Europa dovrebbe investire ogni anno almeno il 3% del suo Pil nel sistema energetico e nelle infrastrutture a esso collegate, quindi più di 450 miliardi di euro ogni dodici mesi, sbloccando anche i capitali privati nei diversi settori, dall’edilizia ai trasporti, passando per i processi industriali e le fonti rinnovabili.

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