Innovazione partenopea a 360 gradi su rinnovabili ed edilizia green

Un'azienda napoletana sta investendo 3,2 milioni di € su cinque progetti di ricerca: un'abitazione con consumi energetici quasi nulli, una casa offgrid, sistemi di monitoraggio su temperatura, illuminazione, rumore e umidità delle case, valorizzazione di biomasse di scarto, uso della geotermia sul territorio di Napoli.

ADV
image_pdfimage_print

Tutti sanno che in Italia la ricerca scientifica è sottofinanziata. Meno noto, però, è che in Italia più che esser scarsi i finanziamenti pubblici per R&D, mancano quelli privati.

Da noi lo Stato spende in ricerca circa 10 miliardi di euro annui, contro i 12 della Gran Bretagna, i 18 della Francia e i 32 della Germania, differenze in parte spiegate dal nostro minore Pil, ma il divario si allarga di molto considerando che mentre da noi le imprese aggiungono in ricerca circa 12 miliardi di euro, in UK ne aggiungono 27, in Francia 32 e in Germania 62.

Aggiungiamo a questo dato sconcertante, spiegato dal basso livello tecnologico medio dell’industria italiana, i soliti luoghi comuni sul ritardo del Mezzogiorno rispetto al resto d’Italia, ed ecco che diventa particolarmente sorprendente la notizia che a Napoli una impresa privata, la Graded dei fratelli Vito e Federico Grassi, sta investendo 3,2 milioni di euro in 5 nuovi progetti di ricerca in campo energetico e della sostenibilità, coinvolgendo numerosi atenei.

«La Graded si occupa da 60 anni della progettazione e costruzione di impianti industriali – ci spiega l’ingegner Claudio Miranda, responsabile ufficio sviluppo – e da qualche anno ci siamo concentrati sugli impianti energetici, soprattutto cogenerazione a energie rinnovabili. Visto che riteniamo si tratti del più promettente settore del futuro, abbiamo deciso di finanziare la ricerca scientifica in questo campo, così da poter avere in esclusiva nei prossimi anni prodotti innovativi».

«Il nostro – spiega Miranda – è un approccio alla ricerca particolarmente pratico, perché Graded non costruisce nuovi componenti, ma assembla per il nuovo progetto parti e macchinari già in commercio, creando piuttosto sistemi di controllo ad hoc per farli lavorare bene insieme. In questo modo, se il nuovo impianto si dimostra valido può immediatamente essere proposto sul mercato».

E a giudicare dal ventaglio di ricerche avviate o proposte e in attesa di cofinanziamento europeo, questa società si vuole espandere in un gran numero di direzioni diverse.

«Abbiamo cominciato alcuni anni fa, collaborando con un progetto destinato a realizzare un prototipo di bicicletta ad idrogeno: in pratica una bici elettrica, dotata di cella a combustibile alimentata con una bomboletta di idrogeno. Il prototipo è stato realizzato e funziona bene, liberando il ciclista dall’incubo dell’autonomia limitata e delle lunghe ricariche, grazie alla sostituzione immediata del contenitore di idrogeno. Ma è il sistema è per ora troppo ingombrante per proporlo sul mercato: siamo in contatto con industrie per valutare la sua miniaturizzazione».

Il secondo progetto più avanzato che la Graded sta finanziando e portando avanti con Università degli Studi di Napoli Federico II, Università del Sannio e CNR è Smart Case, un dimostratore di abitazione a consumi energetici quasi nulli, costruita in legno lamellare con infissi ad alto isolamento, e dotata di collettori solari, moduli fotovoltaici e pompa di calore con sonda geotermica, che alimentano un sistema di climatizzazione dotato di impianto radiante nel soffitto.

Realizzata fra il 2015 e il 2017, il prototipo di Smart Case è installata a Benevento ed è abitato da due studenti universitari, così che nel corso del 2018 si possano raccogliere dati sul suo funzionamento, in condizioni di uso realistico.

«Può sembrare un progetto come se ne sono visti tanti nel mondo, ma questo, oltre ad essere testato su un anno di vita di persone reali, non è installato nei soliti climi del Nord Europa, ma in quello Mediterraneo, che è ben più impegnativo, perché oltre a richiedere riscaldamento invernale, impone anche il condizionamento estivo. I dati definitivi non ci sono ancora, ma da quelli preliminari sembra proprio che Smart Case costituirà il modello di abitazione su due o tre piani del futuro: economico, durevole e a costi energetici bassissimi».

Simile a quello, ma non ancora approvato per il finanziamento europeo Horizon 2020 è Rays, che Graded porta avanti con le Università dell’Aquila, Saragozza, Timisoara e Zagabria. Qui siamo a un caso ancora più estremo: come alimentare in modo sostenibile e continuativo un’abitazione del tutto staccata dalla rete, tipo un rifugio montano o una piccola isola?

«La nostra soluzione prevede l’integrazione fra solare fotovoltaico con batterie e un generatore elettrico che pirolizza la biomassa, nel prototipo sarà cippato di legno, ma si possono usare anche altre fonti; il generatore le scalda fino a farle emettere gas combustibili, che vengono bruciati in una turbina collegata ad un alternatore. Così fra sole, accumulatori e biomasse locali, una o più abitazioni possono godere dell’elettricità tutto l’anno a costi accettabili e impatto ambientale quasi nullo, senza essere collegate alla rete. Se il progetto sarà cofinanziato dalla UE, costruiremo due dimostratori, uno in Abruzzo e uno in India, per valutarne il funzionamento in condizioni molto diverse di clima, trasporti e biomassa disponibile».

A provvedere al benessere degli occupanti di queste abitazioni innovative, sarà invece il progetto Occupant, portato avanti con l’Università di Napoli Federico II e l’Università del Sannio, che prevede di creare sistemi di monitoraggio di temperatura, illuminazione, rumore e umidità delle case, per valutarne la combinazione migliore ai fini della salute, e implementare tecnologie per mantenerli sempre a quei livelli ottimali.

Sarebbe già abbastanza come numero di iniziative per una multinazionale, ma le idee di ricerca portate avanti da Graded sono ancora molte, tanto che è impossibile riportarle tutto in questo spazio.

«Con Università di Napoli Federico II, di Palermo, della Tuscia, della Basilicata, e con il supporto di Eni, stiamo per esempio portando avanti il progetto Biofeedstock che punta allo sviluppo di piattaforme tecnologiche per la valorizzazione di biomasse di scarto, per esempio bucce di agrumi o di pomodori, che oggi sono solo un costoso rifiuto da smaltire, tramite bioraffinazione, così da ricavarne sostanze chimiche di pregio o biocombustibili sostenibili, che sono più versatili e facili da trasportare del biogas o del biometano».

In attesa del finanziamento di Biofeedstock, la Graded intanto realizzerà Green Farm, la fattoria ecologica capace di operare e autosostenersi sfruttando fonti energetiche rinnovabili come solare, eolico e biomasse. È stata ideata anni fa dagli studenti dell’Istituto Tecnico Industriale di Fuorigrotta, e ora diventerà un insediamento reale in un’azienda agricola di Castevolturno di proprietà dell’Università Federico II di Napoli. I risultati saranno presentati all’Expo 2020 di Dubai.

Ma forse il progetto energetico di maggiore interesse e potenzialità per il territorio campano, è Geogrid, che tenterà di risolvere uno dei paradossi maggiori di quell’area: vivere su una riserva enorme di energia geotermica e non usarne neanche un chilowattora come calore o elettricità.

«Sì, capisco che sembri un paradosso non usare l’acqua bollente e il vapore che, intorno a Napoli, sono vicini alla superficie e abbondantissimi», dice l’ingegner Davide Capuano, responsabile di Geogrid.

«Ma la ragione principale è che qui tutti, pubblico e amministrazioni, hanno paura che scavare pozzi possa innescare terremoti, bradisismi ed eruzioni. Così per dimostrare cosa si potrebbe fare con l’energia geotermica dalle nostre parti, insieme alle Università napoletane Parthenope e Federico II, e quella di Salerno, abbiamo individuato un pozzo già esistente ad Agnano, nel cui fondo, ad appena 30 metri di profondità, scorre acqua a 100 gradi. Una volta che avremo stimato la sua portata, installeremo un generatore elettrico a fluido binario con cui produrremo elettricità, per adesso usata solo per alimentare il dimostratore stesso. In questo modo valuteremo come massimizzare l’efficienza del sistema e dimostreremo le potenzialità di questa fonte di energia».

E speriamo che sia l’inizio di una vera industria geotermica in una delle aree teoricamente più dotate d’Italia per questa fonte.

ADV
×