Informazione ambientale: serve tutela contro le intimidazioni legali delle multinazionali delle fossili

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Ventuno organizzazioni chiedono alla Commissione Ue una direttiva che le tuteli dalle grandi corporation delle fonti fossili che utilizzano cause legali per far tacere media e associazioni che informano l'opinione pubblica su questi temi.

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Serve maggiora tutela per poter informare i cittadini sulle attività delle grandi corporation del settore energetico e fossile.

Ventuno organizzazioni europee hanno inviato una lettera alla VicePresidente della Commissione Ue Vera Jourová per chiedere di includere, nell’imminente iniziativa che la Commissione sta approntando sulle Strategic Lawsuit Against Public Participation (SLAPP), una proposta legislativa per una direttiva che protegga giornalisti, organizzazioni e attivisti dalle tattiche di intimidazione legale ampiamente utilizzate dalle compagnie di combustibili fossili.

Lo comunica Greenpeace che è tra i firmatari e che ricorda come la funzione di controllo e informazione che svolgono i media è oggi sempre più importante nel processo di transizione economica avviata dall’Europa e dai Paesi Ue che aderiscono al programma Next Generation UE.

Le SLAPP sono strategiche cause civili – anche identificate come “querele bavaglio” – che hanno come obiettivo quello di disincentivare la protesta pubblica, colpendo le tasche delle parti chiamate in causa.

In un recente studio della Commissione europea, “Ad-Hoc Request on SLAPPs in the EU”, si metteva in evidenza come “le SLAPP sono sempre più utilizzate in tutti gli Stati Membri, in un ambiente che sta diventando sempre più ostile verso i giornalisti, i difensori dei diritti umani, e varie ONG”.

Le SLAPP operano principalmente attraverso i contenziosi, studiati per infliggere più danni possibili contro gli obiettivi. Dato lo squilibrio di potere spesso intrinseco in tali controversie, la sola prospettiva di una lunga causa legale può essere sufficiente per mettere a tacere l’informazione e i critici. Le minacce legali sono quindi spesso usate per intimidire chi denuncia.

Il numero di queste cause, insieme a quello di altre pratiche di intimidazione legale, è in aumento in Europa, come dimostrato da un recente rapporto pubblicato da Greenpeace EU e Index on Censorship.

Si tratta dunque di minacce alla partecipazione pubblica, alla democrazia e allo stato di diritto, e un attacco ai diritti fondamentali come la libertà di espressione, di informazione e di assemblea.

Nella lettera inviata alla Commissione Ue, le organizzazioni rivolgono la propria attenzione a uno degli ultimi esempi di SLAPP registrati di recente, ovvero la causa intentata da ENI – società partecipata dallo Stato italiano – nei confronti del Fatto Quotidiano. ENI, infatti, lo scorso dicembre ha avanzato una richiesta di 350mila euro di danni al quotidiano italiano in relazione a 29 articoli scritti sull’azienda. Il Cane a sei zampe chiede inoltre che il Fatto Quotidiano rimuova dal proprio sito gli articoli in questione.

La società tedesca di energia RWE negli ultimi anni ha intentato una causa per diffamazione di 50mila euro contro un giovane attivista per il clima che aveva semplicemente chiesto atti di disobbedienza civile su Twitter. Così come ha fatto causa per 2 milioni di euro ad alcuni attivisti per il clima – e a un giornalista che li accompagnava – per aver bloccato una centrale a carbone.

Il numero crescente di SLAPP da parte delle aziende di combustibili fossili in Europa è solo parte di una tendenza globale più ampia: l’uso di questa leva legale è stato ben illustrato da un documento strategico redatto dal team legale della società mineraria Adani, e riportato dall’emittente statunitense ABC nel febbraio 2019. Il documento raccomandava di usare il sistema legale per mandare in bancarotta gli avversari con scarse risorse, mettere a tacere i commentatori politici e fare pressione sui governi.

Con questa lettera, le organizzazioni firmatarie vogliono dare risalto all’appello di oltre 100 ONG che hanno già richiesto tali misure politiche alla Commissione e di sostenere il modello di direttiva anti-SLAPP, pubblicato da una coalizione di Ong e associazioni di giornalisti, in quanto fornisce una base legale ben ragionata e misure robuste per affrontare l’uso di SLAPP.

La lettera inviata alla Commissione Ue (pdf)

La lettera indirizzata alla Commissione Ue è stata firmata da:

  • Blueprint for Free Speech
  • Civil Liberties Union for Europe
  • Corporate Europe Observatory (CEO)
  • European Centre for Press and Media Freedom (ECPMF)
  • European Federation of Journalists
  • Fondazione Finanza Etica
  • Friends of the Earth Europe
  • Générations Futures (France)
  • Greenpeace
  • Human Rights Centre, Ghent University and Legal Human Academy
  • Index on Censorship
  • Kyoto Club
  • Legambiente
  • Les Amis de la Terre-Belgique
  • Mighty Earth
  • OBC Transeuropa
  • ReCommon
  • The Daphne Caruana Galizia Foundation
  • Transport & Environment
  • Umweltinstitut München
  • WWF Italy
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