Quanto accaduto a Milano in Via Antonini – cioè l’incendio del grattacielo dei costruttori Moro, sedici piani esterni e 60 metri di altezza, inaugurato solo 10 anni fa – “non ha nulla a che fare con un intervento di riqualificazione energetica, e non ha nulla a che fare con un sistema di isolamento a cappotto, costruito come sistema di isolamento termico secondo criteri e standard molto rigorosi ed assolutamente sicuri.”
A intervenire nel dibattito a seguito di una copertura mediatica a volte confusa è Rete Irene, network di aziende specializzate nella riqualificazione energetica degli edifici esistenti.
I sistemi a cappotto che vengono impiegati sugli edifici residenziali – spiega una nota del network – sono tutti dotati delle certificazioni di reazione al fuoco come richiesto dalla normativa vigente.
“La tecnologia oggi presente sul mercato – si prosegue – consente sempre di realizzare interventi sicuri e corretti, basta conoscerla ed impiegarla. È sicuramente una questione di etica, di scelta, di cultura e di modo di porsi verso un mercato che attende dai professionisti che compongono tutta la filiera le giuste risposte, e ad essi si affida spesso ciecamente ma con fiducia.”
Al legislatore Rete Irene chiede “una sempre maggiore attenzione ai temi di sicurezza degli edifici” e a riguardo auspica che non ci possano essere più esempi come quello del rogo in questione.
Soluzioni tecniche come cappotto o parete ventilata, di grandissimo valore igrotermico e spesso anche acustico, in grado di conferire alle abitazioni elevati confort abitativi – si spiega – necessitano, di particolari attenzioni per quanto riguarda la loro possibilità di propagare l’incendio in un edificio.