Un impietoso confronto fra il Pniec tedesco e quello italiano

Una valutazione sulla modalità di presentazione e sui contenuti del piano nazionale integrato energia e clima della Germania in paragone con quello italiano.

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Da un confronto superficiale fra il nostro e il Pniec tedesco l’Italia ne uscirebbe vincitrice.

Ha rispettato la scadenza prevista (fine giugno 2024), inviando a Bruxelles un corposo documento di 480 pagine (vedi allegato in basso). Fuori tempo massimo invece la Germania: due mesi di ritardo per consegnare un testo di sole 282 pagine nella sua versione in lingua inglese.

Ma il compiacimento svanisce non appena si passa a leggere il Pniec tedesco (qui una breve analisi, con ndr).

Innanzitutto, diversamente da quello italiano l’orizzonte temporale, dettagliato anno per anno fino al 2030, contiene anche proiezioni fino al 2050, consentendo di verificare che la strategia perseguita è compatibile col “Net zero emissions” a metà secolo.

Inoltre, la prima parte del documento è interamente dedicata sia alla minuziosa descrizione dei provvedimenti legislativi e delle altre azioni che sono richiesti per rendere operative le traiettorie finalizzate a realizzare gli obiettivi al 2030 (mancante nel nostro Pniec), sia ad una altrettanto dettagliata analisi delle consultazioni preventive: elenco dei documenti messi a disposizione, frequenza delle risposte ricevute, analisi del loro contenuto.

Insomma, consultazioni non di facciata come quelle italiane e che, avendo coinvolto un’ampia platea di portatori di interessi, dovrebbero garantire un maggior consenso all’implementazione del Piano.

Si perviene ad analoghe conclusioni leggendo la sezione dedicata alla collaborazione con i singoli Land per la stesura del Piano.

Anche le successive sezioni procedono sulla medesima falsariga (obiettivi, misure richieste per realizzarli) e si concludono con una serie di tabelle che sintetizzano l’andamento delle singole variabili per ogni anno fino al 2030 e le relative proiezioni al 2040 o 2050.

Tabelle largamente assenti nel Pniec italiano, per cui si deve ricorrere ad incroci tra dati sparsi in differenti parti del documento per ricavare, ad esempio, indicazioni sulla riduzione a fine decennio del consumo di gas.

Nel caso del Pniec tedesco, tra le molte disponibili, abbiamo invece la seguente tabella per il consumo di energia primaria (in Pentajoule).

Oltre a riassumere in una tabella l’andamento fino al 2050 dei consumi energetici delle singole fonti, cosa che il Pniec italiano non fa, è possibile integrarlo con le parallele e dettagliate valutazioni dell’impatto economico e finanziario del Pniec tedesco.

Di conseguenza, i dati della tabella consentono di smentire le affermazioni del Piano italiano, secondo cui non sarebbe conveniente un processo di decarbonizzazione senza l’apporto del nucleare.

A fine lettura è dunque forte il disagio derivante dal confronto tra i due documenti.

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