L’Europa soffre di una carenza di informazioni sull’energia. Dati esaustivi in ambiti come l’adozione di pompe di calore, il consumo e i prezzi del gas naturale a livello industriale e i collegamenti degli accumuli alla rete elettrica non sono disponibili in modo aggiornato oppure con un sufficiente livello di accuratezza, affidabilità e coerenza necessari per consentire politiche più consapevoli.
Secondo un’analisi di Bruegel, think tank politico-economico internazionale con sede a Bruxelles, alcune informazioni semplicemente non vengono raccolte, mentre altre non sono confrontabili o coerenti in tutta Europa o sono difficili da reperire.
Carenza e incoerenza dei dati energetici
L’indagine sottolinea l’esistenza di diverse lacune, sulle quali però sono possibili miglioramenti. La prima è che alcune informazioni primarie non vengono raccolte in maniera sistematica. Ad esempio quelle sugli investimenti nella produzione di tecnologie pulite o sulla relativa domanda. Anche per quanto riguarda gli edifici mancano dati sui tassi di ristrutturazione, nonostante questi siano cruciali in vista dell’attuazione della direttiva EPBD sull’efficienza energetica del parco immobiliare europeo.
In secondo luogo, alcune informazioni vengono raccolte a livello nazionale, ma non sono confrontabili a livello europeo, una questione aggravata dal fatto che i Paesi raccolgono e pubblicano informazioni in modi e luoghi diversi.
C’è poi un problema di coerenza delle informazioni, visto che diversi organismi dell’Ue raccolgono e pubblicano dati in base a normative diverse, cadendo a volte in contraddizione. Ad esempio, Eurostat e la direzione generale dell’energia della Commissione Europea (DG ENER) hanno pubblicato numeri significativamente diversi per le importazioni di gas naturale nell’Ue nel 2022 (334 miliardi di metri cubi contro 406).
Esistono, infine, ancora troppe barriere che limitano l’accessibilità delle informazioni. I dati dovrebbero essere disponibili gratuitamente e in una forma fruibile per un pubblico il più ampio possibile, e secondo gli analisti di Bruegel così non è.
Nell’Unione europea i dati sono forniti da un mix di istituzioni, agenzie, enti nazionali, associazioni industriali e organizzazioni non governative, che lavorano in maniera indipendente e poco organica, a differenza ad esempio dell’Eia americana (United States Energy Information Administration), presa a modello per il suo funzionamento.
L’esempio americano della EIA
Durante gli anni ’70, quando la crescita repentina dei prezzi causò la prima crisi energetica globale, il governo degli Stati Uniti creò il Dipartimento dell’Energia (DoE) e fondò la Energy Information Administration (EIA), un organismo tenuto a “raccogliere, valutare, assemblare, analizzare e diffondere dati e informazioni” su riserve energetiche, produzione, domanda e tecnologie.
Queste informazioni avrebbero dovuto essere rese prontamente disponibili “in una forma e in un modo facilmente adattabili all’uso pubblico”. Oggi l’EIA è considerata un’iniziativa pubblica di successo e un’importante fonte di informazioni sia per il mercato energetico statunitense che per quelli globali.
L’EIA raccoglie la maggior parte dei dati tramite sondaggi cui le aziende energetiche sono legalmente tenute a rispondere. Le informazioni raccolte vengono utilizzate per fornire una comprensione coerente e statisticamente accurata delle industrie energetiche.
Ciò consente all’ente di pubblicare un’ampia varietà di report che aiutano gli attori del mercato e soprattutto i decisori politici a comprendere ed esplorare le questioni nazionali (e non) legate all’energia.
L’Ue non ha un equivalente dell’EIA. Fa invece affidamento su diverse associazioni industriali che forniscono utili informazioni specifiche per settore. Si possono fare diversi esempi: Gas Infrastructure Europe, che fornisce informazioni sui volumi di gas naturale immagazzinato, l’European Heat Pump Association, per le statistiche sulle pompe di calore, WindEurope e SolarPowerEurope, che pubblicano una grande quantità di informazioni sui settori eolico e solare.
Però non sempre tutti i dati vengono resi pubblici: spesso sono presenti dei paywall che limitano alcune informazioni solo ai membri.
Ci sono poi think tank e istituti di ricerca che aiutano a tradurre fonti di dati complesse in report fruibili, rendendo le informazioni accessibili a decisori politici e cittadini. Esempi includono la dashboard dei dati elettrici Ember e il tracker europeo del gas nazionale liquefatto dell’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA). Ma la mancanza di un “collante” per tutte queste informazioni penalizza molto l’Europa.
Un’utopica agenzia europea?
Un’agenzia europea che abbia l’autorità di raccogliere, elaborare e analizzare le informazioni fornendo un facile accesso ai dati potrebbe richiedere finanziamenti nell’ordine di 100 milioni di euro all’anno, secondo l’analisi.
Potrebbe anche farsi carico di una parte dell’elaborazione dei dati primari, ad esempio modellando gli impatti delle misure nei piani nazionali per l’energia e il clima dei Paesi membri o producendo relazioni periodiche che sezionano i progressi verso determinati obiettivi energetici. Ciò aiuterebbe a tradurre fonti di dati complesse in informazioni utili per le politiche energetiche comunitarie.
Gli analisti si sono anche chiesti se il problema dell’informazione energetica in Europa richieda la creazione di una nuova agenzia indipendente o possa essere risolto tramite l’espansione delle istituzioni già esistenti. Replicare l’approccio EIA comporterebbe la creazione di una nuova autorità europea, e sembrerebbe essere la strada più indicata.
Lo scenario di un’agenzia decentralizzata si pensa potrebbe funzionare attraverso le strutture legali e politiche esistenti, ma con alcuni svantaggi come le inevitabili lentezze burocratiche e la necessità di rivedere periodicamente gli equilibri tra i vari soggetti man mano che la portata e la natura dei dati energetici richiesti si evolvono.