L’eolico e la via svedese contro le opposizioni locali

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Il Governo propone incentivi per i Comuni che accettano gli impianti e condivisione dei ricavi per le popolazioni. Presentato anche un pacchetto di misure sulla transizione energetica.

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La Svezia deve far fronte a una crescente tendenza dei suoi Comuni nell’opporsi alla realizzazione di parchi eolici onshore.

Il Governo, al contrario, ritiene che “nel breve termine questa fonte possa rappresentare la maggior parte della produzione aggiuntiva di elettricità” necessaria a raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni entro il 2045 che il Paese scandinavo si è dato.

Per questo motivo è stato annunciato ieri, 9 settembre, un ampio pacchetto di misure energetiche che vanno anche nella direzione di contrastare la sindrome Nimby, “not in my back yard”, che arriva dalle Amministrazioni locali.

I Comuni che dovessero accettare la produzione di energia dal vento, infatti, riceveranno un incentivo pari al valore dell’imposta sulla proprietà che in Svezia viene riscossa per le installazioni eoliche. L’introito stimato è di circa 90 milioni di euro tra il 2025 e il 2027, potenzialmente assegnabili ai 290 Comuni esistenti in Svezia.

A ciò si aggiunge una proposta di aumento della tassazione sui parchi eolici a partire dal 1° gennaio 2026 che, solo in quell’anno, dovrebbe produrre un gettito fiscale aggiuntivo di circa 15 milioni di euro.

Infine, per i cittadini che dovessero risiedere nelle vicinanze di nuovi impianti eolici, si ipotizza una condivisione dei ricavi proporzionata al valore che la loro proprietà avrebbe avuto se il parco non fosse stato costruito.

Per quanto riguarda l’eolico offshore, i rappresentanti del Governo ne hanno parlato come “una guida per la transizione climatica e per soddisfare la domanda di elettricità”. Per questo motivo si pensa a finanziare le 20 Contee del Paese per sviluppare iniziative di questo tipo.

Una direzione che andrebbe intrapresa con rapidità, probabilmente, guardando ad esempio alla scelta fatta dallo sviluppatore Vattenfall. La società ha annunciato di voler rinunciare al progetto eolico in mare Kriegers Flak, in teoria il più grande di Svezia, che prevede tra le 35 e le 50 turbine in mare.

La motivazione data dalla società a inizio settembre è che “i prerequisiti di investimento per l’eolico offshore in questa nazione non sono attualmente sostenibili”. Tra questi anche l’assenza di “un ragionevole punto di connessione alla rete”.

In Svezia, ad oggi, sono state presentate 22 richieste di autorizzazione per parchi eolici offshore.

Gli interventi su mobilità elettrica e ricerca scientifica

Non solo eolico, nella legge finanziaria per il 2025 il Governo svedese ha proposto una serie di investimenti a favore della transizione energetica.

Tra le misure previste un disegno di legge sull’innovazione e la ricerca in campo energetico da presentare in autunno, incentivi all’espansione della rete di ricarica per i veicoli elettrici e premi all’acquisto di auto elettriche destinato soprattutto alle aree scarsamente popolate.

Infine, un’apertura al nucleare, in primis con progetti di ricerca scientifica e nuovi processi autorizzativi (leggi anche l’articolo Batterie agli ioni di zinco, dal laboratorio alla fabbrica in sette anni sull’esperienza dell’azienda svedese Enerpoly).

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