Eolico, bene ma non benissimo in Europa nel 2019

Italia al dodicesimo posto per nuova capacità installata lo scorso anno. Necessario fare molto di più per puntare agli obiettivi del Green Deal europeo.

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Continua a crescere la nuova potenza installata nell’eolico in Europa, anche se a un ritmo troppo lento rispetto a quello richiesto dagli obiettivi del Green Deal, mentre l’Italia potrebbe fare molto di più, se riuscisse a sbloccare alcuni tipi di progetti (offshore e rifacimenti).

Questa è la sintesi di come si è mossa questa fonte rinnovabile lo scorso anno nel rapporto appena pubblicato dall’associazione europea del settore, WindEurope: Wind energy in Europe 2019 (allegato in basso).

Guardando ai dati più importanti, in Europa nel 2019 si sono installati 15,4 GW di nuova potenza. Il dato scende a circa 13 GW se si considerano solamente i paesi Ue. La crescita quindi è del 27% in confronto ai dodici mesi precedenti, mentre si parla di un calo (-10%) se il paragone riguarda il boom di nuovo installato registrato nel 2017.

Così l’energia del vento ha coperto il 15% dei consumi elettrici totali europei nel 2019 (in Italia: 6,3% e 7,1% su produzione elettrica nazionale, fonte Terna) grazie a 205 GW di capacità cumulativa.

L’Italia in termini di nuovo installato 2019 è al dodicesimo posto in Europa con 456 MW e molto lontana dalle prime posizioni occupate da Gran Bretagna, Spagna e Germania, che rispettivamente hanno sviluppato impianti a terra e in mare per 2.393, 2.319 e 2.189 MW, come riassume il grafico seguente, tratto dal rapporto di WindEurope.

Mentre a livello di potenza eolica cumulativa, l’Italia si trova al quinto posto assoluto con poco più di 10.000 MW complessivamente installati, come chiarisce il prossimo grafico.

Il problema, evidenzia in una nota l’amministratore delegato di WindEurope, Giles Dickson, è che l’Europa dovrebbe installare ogni anno oltre il doppio dell’eolico realizzato nel 2019, per rimanere in linea con il traguardo fissato dal Green Deal per il 2030.

E ciò richiede, sottolinea Dickson, un nuovo approccio per quanto riguarda le autorizzazioni dei nuovi impianti (che vanno accelerate) e maggiori investimenti anche nelle linee di trasmissione.

Anche l’associazione italiana dell’eolico, l’Anev, in una nota ha rimarcato che l’Italia potrebbe fare molto di più “esprimendo anche il potenziale offhshore, realizzando le opere di rinnovamento eolico oltre che nuovi impianti”.

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