Energy manager: in crescita le nomine, in particolare nel settore terziario

  • 13 Luglio 2018

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Il recente rapporto FIRE sugli Energy manager delinea il quadro della diffusione di questa figura professionale. Quest’anno il documento contiene anche due indagini, una sugli incentivi e l’altra sulle agevolazioni per le imprese energivore.

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Sono 2.315 gli energy manager nominati nel 2017 (1.564 da soggetti obbligati e 751 da soggetti non obbligati), ciò significa che rispetto agli anni precedenti continua il trend di crescita, che si aggira intorno al 6% in 4 anni per i soggetti obbligati e all’11% in 15 anni includendo anche le nomine di soggetti non obbligati.

Questi alcuni dei dati emersi dal rapporto che FIRE redige annualmente sulla figura professionale e che quest’anno contiene due indagini, una sugli incentivi e l’altra sulle agevolazioni per le imprese energivore.

“La crescita del numero degli energy manager nominati – commenta Dario Di Santo, direttore di FIRE, durante la presentazione dei dati – indica una maggiore attenzione da parte delle imprese alle tematiche energetiche e alla sostenibilità, un elemento positivo considerando le sfide che ci attendono per il contrasto ai cambiamenti climatici”.

“Ottimo il dato del terziario, che continua a crescere, e buoni gli altri settori, che vedono una ripresa, compresa la P.A. non sempre all’altezza del ruolo esemplare che dovrebbe ricoprire. Le altre buone notizie vengono dall’incremento di energy manager certificati come esperti in gestione dell’energia (EGE), un aspetto importante soprattutto laddove l’energy manager sia nominato come consulente esterno, e dall’incremento delle organizzazioni certificate ISO 50001“, prosegue Di Santo.

“La norma sui sistemi di gestione – aggiunge poi il direttore – è un passo avanti sia per i soggetti che si certificano, che ottengono negli anni un aumento dell’efficienza energetica molto più marcato e avviano una trasformazione delle competenze fondamentale per l’economia green, e per il Paese, che beneficia delle ricadute multiple dell’uso razionale dell’energia (minori costi ambientali e sanitari, minore inquinamento, minore dipendenza dall’estero per petrolio e gas, etc.)”.

L’andamento delle nomine

Nonostante le buone notizie, si legge nella nota stampa di FIRE, c’è ancora molto lavoro da fare sulla figura professionale e in generale sul contesto lavorativo in cui opera, e lo si deduce sia dalle rilevazioni sul tasso di inadempienza alla nomina, che resta molto elevata nel settore pubblico, sia da considerazioni ed esperienze degli energy manager stessi emerse durante le indagini.

Quasi tutti i settori registrano un aumento dei nominati, che invece risultano leggermente in calo nell’industria.

Il dato sul terziario è il più positivo, in quanto non è una ripresa, ma un miglioramento continuo. Fa ben sperare il lieve miglioramento rispetto allo scorso anno nella Pubblica Amministrazione (da segnalare la presenza nell’elenco di circa 40 piccoli Comuni che hanno provveduto alla nomina volontaria, nonostante consumi che non superano la soglia d’obbligo dei 1.000 tep).

Dal rapporto emerge anche un considerevole aumento degli energy manager esterni che hanno deciso di ottenere la certificazione EGE: si è passati negli ultimi 2 anni da 34 a 182 energy manager certificati EGE, ma, grazie al fatto che alcuni di questi rivestono il ruolo in più soggetti, il 32% delle nomine nel 2017 è coperto da EGE.

ISO 50001

Altro aspetto analizzato riguarda i soggetti che hanno nominato, siano essi obbligati o no, e che al contempo sono in possesso della certificazione ISO 50001 per il loro sistema di gestione dell’energia. Questi risultano essere 202, in leggero incremento rispetto allo scorso anno (+8%).

Le due indagini

Passando alle due indagini, alcuni aspetti di rilievo sugli incentivi riguardano il conto termico 2.0 e gli strumenti previsti dal Piano Industria 4.0 che riscuotono favore tra la maggioranza degli operatori.

Il meccanismo dei certificati bianchi sta attraversando una fase decisamente critica, ma gli intervistati mostrano una certa fiducia nelle correzioni adottate dal MiSE con il recente D.M. 10 maggio 2018 .

L’indagine rivolta alle imprese energivore, infine, ha permesso di fare emergere alcuni aspetti interessanti per gli energy manager dal punto di vista degli investimenti (vedi grafico di seguito).

Se da un lato risulta evidente che la riduzione del costo dell’energia per le imprese che potranno accedervi tenderà ad allungare i tempi di ritorno degli stessi rispetto al costo non agevolato, dall’altro la maggioranza delle imprese manifatturiere ritengono che molti interventi previsti verranno comunque realizzati (va anche detto che il riferimento di confronto non è il prezzo pieno dell’energia, ma quello agevolato con le regole in vigore in precedenza).

Interessante l’accordo ampio su un’eventuale obbligatorietà della certificazione ISO 50001 per l’accesso all’agevolazione.

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