Le emissioni di metano del settore oil&gas crescono anche nel 2022

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L'allarme della Iea nel suo Global Methane Tracker 2023. Bisogna accelerare gli investimenti nelle tecnologie che consentono di abbattere questo potente gas-serra.

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Le emissioni di metano del settore energetico continuano a essere elevate, appena sotto al picco registrato nel 2019 e in lieva crescita rispetto al 2021, con 135 milioni di tonnellate complessivamente rilasciate in atmosfera lo scorso anno dalle industrie oil&gas, del carbone e delle bioenergie.

Questo il dato principale diffuso dalla Iea (International energy agency) nella nuova edizione del suo Global Methane Tracker 2023 (link in basso).

Il metano, evidenzia la Iea in una nota, è un gas-serra molto più potente della CO2 durante la sua permanenza in atmosfera (circa 85 volte più potente su un arco di 20 anni), quindi ridurre le emissioni di metano è uno dei modi più efficaci per limitare il riscaldamento globale e migliorare la qualità atmosferica a breve termine.

Oggi il comparto energetico rappresenta circa il 40% delle emissioni totali di metano attribuibili alle attività umane; e con le tecnologie esistenti si potrebbero abbattere del 75% circa le emissioni di CH4 delle industrie oil&gas a livello globale.

Basterebbe che le aziende del settore utilizzassero il 3% delle entrate generate lo scorso anno, grazie ai rincari dei prodotti energetici, per avere i 100 miliardi di $ richiesti per investire nelle tecnologie necessarie per ottenere questo abbattimento del 75% delle emissioni.

In particolare, osserva la Iea, la misura più efficace è quella di fermare tutte le pratiche del venting e del flaring (tranne quelle motivate da ragioni di emergenza e di sicurezza); il venting, ricordiamo, è il rilascio intenzionale e controllato di gas in atmosfera (uno sfiato), durante le estrazioni di petrolio o carbone. Mentre il flaring consiste nel bruciare il gas in eccesso estratto insieme al petrolio.

Circa 260 miliardi di metri cubi di metano sono attualmente persi in atmosfera, ogni anno, a causa delle operazioni connesse alle estrazioni di petrolio e gas. Tre quarti di questo CH4 potrebbero essere recuperati e portati sul mercato; il metano così “catturato”, afferma la Iea, sarebbe più di quello che la Ue importava ogni anno dalla Russia, prima dello scoppio della guerra in Ucraina.

Dalle rilevazioni satellitari, emerge che nel 2022 ci sono state oltre 500 grandi attività – venting e flaring – con forti emissioni di metano dal settore oil&gas, oltre a un centinaio di eventi di “super-emissioni” che hanno riguardato le miniere di carbone.

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