Sui bonus per l’edilizia è battaglia. Il Documento di economia e finanza 2018 della manovra fiscale inviato a Bruxelles, infatti, contiene una versione depotenziata dell’ecobonus per l’efficienza energetica, mentre per quanto riguarda il sisma bonus per la ristrutturazione antisismica degli edifici è citato tra le raccomandazioni, ma non con c’è traccia di una sua revisione per cui dovrebbe rimanere in vigore fino al 2021.
In pratica le detrazioni per l’efficienza energetica passano dal 65 al 50% e non si trova traccia nel dispositivo dei miglioramenti che erano stati annunciati.
Il 26 settembre scorso il Presidente della Commissione Industria del Senato, il Senatore Gianni Girotto M5S, infatti, si era espresso in maniera netta verso il mantenimento al 100% dei dispositivi e il rafforzamento di queste misure.
«Vogliamo proporre una stabilizzazione fino al 2021 dell’ecobonus, la detrazione fiscale sui lavori di riqualificazione energetica, eventualmente con un decalage e con la riduzione da 10 a cinque rate. – ha dichiarato in quella data Girotto – Questo è il mio impegno. L’impegno del Parlamento e del Movimento Cinque Stelle va in questa direzione», ha concluso il rappresentante del Movimento 5 Stelle che ha inoltre manifestato l’intenzione di estendere il sisma bonus ai comuni a rischio sismico 2 e 3, introdurre un ecoprestito a tasso agevolato, prorogare fino al 2021 anche gli incentivi per la ristrutturazione con una riduzione, anche in questo caso, delle rate da 10 a 5.
E alle parole sono seguiti i fatti “scritti”, visto che il 10 ottobre la Commissione Industria del Senato nella sua nota sul DEF ha scritto testuali parole: «condividendo pienamente la prevista adozione di misure di sostegno per le politiche pubbliche e degli investimenti, in particolare attraverso l’implementazione delle misure per incentivare l’efficientamento energetico degli edifici e l’operatività del Fondo nazionale per l’efficienza energetica; […] apprezzamento, infine, per l’impegno assunto per la stabilizzazione dell’ecobonus e del sisma bonus». Misure quindi che con ogni probabilità erano all’interno del DEF e che sono state “molto depotenziate” nella scrittura finale.
«Riportare le detrazioni fiscali per l’ecobonus relativo alle ristrutturazioni edilizie e all’efficienza energetica al 65%», chiede Aicarr, Associazione italiana condizionamento dell’aria riscaldamento e refrigerazione, in riferimento alla misura dell’ecobonus contenuta nella Legge di Bilancio 2019.
«La Legge di Bilancio presentata dal Governo – prosegue l’associazione – abbassa queste detrazioni al 50%, nonostante negli anni scorsi questa misura sia stata tra le poche a sostenere il comparto dell’edilizia, che versa in una situazione di difficoltà».
«Si tratta di una misura che aiuta anche l’occupazione del settore e il nascere di nuove professioni e know how. Non capiamo, pertanto, la logica che porterebbe ad abbassare la percentuale della detrazione. Il Parlamento nel corso della discussione dovrà mettere mano a questo tema aumentando l’ecobonus, magari andando oltre il 65% e rendendo questa misura stabile nel tempo», prosegue Aicarr in una nota.
Nel dettaglio ecco l’elenco delle proroghe relative all’ecobonus indicate dal governo: «Proroga al 31 dicembre 2019 della detrazione per gli interventi ristrutturazione edilizia al 50 per cento (da suddividere in 10 quote annuali). Proroga al 31 dicembre 2019 della detrazione per gli interventi di efficienza energetica (da suddividere in 10 quote annuali) ma in misura inferiore per alcune fattispecie (50% invece che 65%, per sostituzione di infissi, schermature solari, impianti di climatizzazione invernale tramite caldaie a condensazione e a biomassa), anche per gli immobili degli Istituti autonomi per le case popolari. Proroga per il 2019 della detrazione per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici di classe energetica elevata finalizzati all’arredo dell’immobile oggetto di ristrutturazione. Proroga per il 2019 della detrazione al 36% per interventi di cura, ristrutturazione e irrigazione del verde privato».
«Siamo consapevoli dei limiti di bilancio, ma proprio per questo, come Commissione Industria continueremo a spingere fino alla fine in Parlamento affinché l’ecobonus sia rafforzato, sia per le imprese, sia per le famiglie e anche per l’ambiente – ha detto a QualEnergia.it Girotto – Usare meno il riscaldamento a parità di comfort, per esempio, significa ridurre l’inquinamento in una zona come la Pianura Padana che oggi è costretta a imporre misure drastiche a causa della cattiva qualità dell’aria. Efficientare un sistema termico di riscaldamento, oltretutto, significa anche risparmiare sulla spesa sanitaria, visti i danni polmonari che provoca l’inquinamento dell’aria».
Cosa sia successo non è chiaro. Nostre fonti assicurano che sia il Ministero dello Sviluppo Economico, sia il Ministero dell’Ambiente sarebbero stati d’accordo circa l’adozione della linea espressa dalla Commissione Industria del Senato, per cui l’ipotesi più probabile è che queste misure si siano incagliate dalle parti del Ministero delle Finanze, cosa che però dimostrerebbe una notevole miopia, sotto alcuni aspetti.
Il primo aspetto è nettamente economico visto che in uno studio di qualche anno fa l’Enea pubblicò i dati estesi circa l’ecobonus dimostrando che la perdita per l’erario dal punto di vista fiscale, spalmata oltretutto in 10 anni, si compensava con l’emersione di queste lavorazioni dal nero, con un aumento del gettito Iva, Irpef e contributivo che era pari alla “perdita” fiscale.
Oltre a ciò bisogna mettere in conto il fatto che l’ecobonus è un vero atto di politica industriale a supporto dell’Italia, visto che la grande parte dei sistemi per l’efficienza sono prodotti nel nostro paese. L’aumento del mercato dell’efficienza farebbe crescere il Pil. E il risparmio per le famiglie sull’energia, oltre a ciò, si traduce in un maggiore disponibilità di spesa.
E oltre alle considerazioni economiche ci sono anche quelle energetiche/climatiche. L’efficienza energetica, infatti, è un tassello fondamentale degli obiettivi sia europei, sia delle Nazioni Unite a livello mondiale.
Se dobbiamo emettere meno CO2, infatti, abbiamo due vie: rinnovabili ed efficienza. Due metodologie che viaggiano in parallelo e se una diminuisce l’altra aumenta. E già solo per raggiungere gli obiettivi della Strategia Energetica Nazionale del Governo Gentiloni, si dovranno installare 3,5 GW di rinnovabili ogni anno. Fino al 2030.
Un valore che andrà di sicuro aumentato alla luce dei nuovi obiettivi europei voluti da Bruxelles. Per cui spazi per la riduzione dell’efficienza, a anche delle rinnovabili non ce ne sono. La speranza è che il Parlamento intervenga.