È troppo lenta questa decarbonizzazione. E il cambiamento climatico avanza

L’intensità media di carbonio in rapporto al Pil globale sta calando, ma molto meno di quello che servirebbe per limitare l’aumento delle temperature a +1,5-2 gradi. L’analisi di PwC.

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L’economia globale è ancora troppo agganciata ai combustibili fossili e si allontana sempre di più l’obiettivo di limitare l’incremento della temperatura media a +1,5-2 gradi entro la fine del secolo.

Questo, in sintesi, è il messaggio diffuso dalla società di consulenza PwC nella nuova edizione del suo Low Carbon Economy Index, che sottolinea l’enorme “buco” tra la retorica dell’emergenza climatica e le risposte date finora da governi, istituzioni e imprese in tutto il mondo.

Difatti, dal 2000 al 2018 l’intensità media di carbonio a livello mondiale, calcolata in tonnellate di anidride carbonica in rapporto al prodotto interno lordo (tCO2/m$GDP), è diminuita ogni anno dell’1,6% come riassume il grafico sotto.

Molto meno, quindi, del tasso di decarbonizzazione richiesto per contenere il surriscaldamento del nostro Pianeta a un paio di gradi centigradi: in questo caso, secondo le stime di PwC, l’intensità di carbonio dovrebbe calare del 7,5% l’anno e ancora di più (-11,3%) volendo puntare a un aumento della temperatura di circa un grado e mezzo.

Nel 2018, ricordano gli esperti di PwC, il Pil globale è cresciuto del 3,7% e il consumo energetico è salito del 2,9% mentre le emissioni di CO2 sono anch’esse cresciute (+2%), a causa del ruolo sempre dominante dei carburanti fossili nel mix energetico complessivo.

Così la carbon intensity è diminuita meno della metà in confronto al valore registrato nel 2015: -1,6% nel 2018 vs -3,3% tre anni prima e di questo passo, spiega PwC, i paesi del G20 non raggiungeranno nemmeno gli obiettivi fissati nei loro piani nazionali per contribuire alla riduzione delle emissioni (NDC: Nationally Determined Contributions).

Nella tabella seguente osserviamo i cinque paesi che nel 2018 hanno segnato i risultati migliori: tra questi l’Italia con un calo dell’intensità di carbonio pari al 4% in confronto ai dodici mesi precedenti e un taglio delle emissioni correlate agli usi energetici del 3,2% nel paragone con il 2017.

Tuttavia, in media il tasso della decarbonizzazione nel periodo 2000-2018 (-1,9%) è stato abbastanza in linea con il valore mondiale (-1,6%) quindi anche il nostro paese dovrà intensificare moltissimo gli sforzi.

Germania, Messico, Francia e Arabia Saudita sono le altre nazioni del G20 che hanno visto diminuire di più la carbon intensity lo scorso anno rispetto al 2017.

Così questi dati rilanciano l’avvertimento diffuso nei giorni scorsi dalla società di consulenza DNV nel suo Transition Outlook, dove si evidenzia che c’è il rischio di esaurire già nel 2028 il carbon budget compatibile con i traguardi fissati dagli accordi di Parigi sul clima.

In altre parole, senza una riduzione rapida e drastica delle emissioni inquinanti, tra pochi anni si chiuderà l’ultima “finestra” utile per evitare le peggiori conseguenze dei cambiamenti climatici.

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