Il decreto rinnovabili Fer 1 in arrivo rischia di bloccare o disincentivare la realizzazione di impianti fotovoltaici su cave e miniere esaurite.
Tra le varie modifiche al testo contenute nella versione uscita dai ministeri e inviata alla Conferenza Stato-Regioni, infatti, c’è la scomparsa di questo tipo di progetti dall’elenco di quelli con accesso prioritario agli incentivi.
Nella prima stesura del decreto, quella messa in consultazione all’incontro di settembre con gli operatori, tra i criteri di priorità per accedere ad aste e registri del gruppo misto eolico e fotovoltaico c’era quello che gli impianti fossero “realizzati su discariche esaurite, cave e miniere esaurite, aree di pertinenza di discariche o di siti contaminati” (criterio al primo posto per i registri e al secondo per le aste, dietro al rating di legalità).
Nella versione concertata, invece, si parla di “impianti realizzati su discariche chiuse e ripristinate, lotti di discarica chiusi e ripristinati, nonché su aree, anche comprese nei siti di interesse nazionale, per le quali sia stata rilasciata la certificazione di avvenuta bonifica ai sensi dell’art.242, comma 13, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, ovvero per le quali risulti chiuso il procedimento di cui all’art. 242 comma 2 del medesimo decreto legislativo.”
Oltre a introdurre l’obbligo di bonifica per i siti brownfield, come suggerito da diverse parti e come avevamo riportato, dunque, si tagliano fuori i progetti su cave e miniere esaurite.
Una modifica, a quanto ci dicono fonti interne al MiSE, richiesta dal Minambiente e della quale al momento non conosciamo la motivazione.
Il MATTM infatti, sentito da QualEnergia.it, non ha ancora dato una risposta in merito, mentre voci di corridoio parlano di “un problema tecnico sullo stato giuridico delle aree” e di una disponibilità a sistemare la questione se ne venisse l’input dalle Regioni.
“A quanto mi risulta nessuna associazione aveva mai chiesto l’esclusione di cave e miniere esaurite e stento a capirne la ragione”, commenta a QualEnergia.it GB Zorzoli del Coordinamento Free.
“Al contrario – aggiunge Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – avevamo chiesto che anche per le cave fosse imposto l’obbligo di ripristino per l’accesso all’incentivo, non che fossero escluse: spero la cosa possa essere corretta a valle dell’intervento delle Regioni”.
Se il decreto entrasse in vigore così come uscito dai ministeri, cave e miniere esaurite rischierebbero non solo di trovarsi in fondo alle graduatorie, ma di vedersi precluso per legge l’accesso agli incentivi. Con il risultato che molti siti continuerebbero a rimanere in stato di abbandono, visto che l’obbligo di ripristino da parte degli ex concessionari, come denuncia Legambiente, molto spesso viene disatteso.
La quasi totalità di questi siti (come peraltro anche le discariche) si trova infatti su terreni agricoli e l’articolo 65 del decreto legge decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1 “Concorrenza” vieta agli impianti realizzati su aree agricole l’accesso agli incentivi. Anche se, come ci spiega Zanchini, “c’è qualche dubbio interpretativo sulla norma” che potrebbe risparmiare le cave: “non si è capito se vale la destinazione o il piano d’uso”, che, aggiunge, “in molti Comuni, specie al Sud, non è stato comunque aggiornato”.
Intanto la “sparizione” di cave e miniere esaurite dal decreto mette in agitazione gli operatori: “aziende ed enti locali, basandosi su bozze in circolazione da 10 mesi, su queste aree già avevano avviato progetti per far sì di arrivare in tempo con le autorizzazioni alla data di apertura delle aste, poiché tra i requisiti obbligatori di partecipazione viene richiesto il completamento dell’iter autorizzativo e il preventivo di connessione accettato”, fa notare a QualEnergia.it Claudio Malvestuto, amministratore di un’azienda che fa EPC nel fotovoltaico.