Concessioni idrolettrico, il Governo impugna la legge dell’Abruzzo

  • 9 Agosto 2022

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Secondo il Dipartimento per gli Affari Regionali la norma non rispetta le disposizioni della normativa statale ed europea in materia di concorrenza. Un altro capitolo della lunga disputa tra Governo e Regione Abruzzo in materia di rinnovabili.

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Il Governo ha impugnato una legge dell’Abruzzo in materia di assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche, ritenendo che la norma che non rispettasse le disposizioni della normativa statale ed europea in materia di concorrenza.

In particolare l’intervento dello Stato interessa la legge regionale n. 9 del 09/06/2022, “Disciplina modalità di assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche d’acqua a uso idroelettrico”, che nell’art 2 Ambito di esclusione”, dispone quanto segue:

“Le disposizioni di cui alla presente legge non si applicano alle grandi concessioni di derivazione idroelettrica volte a soddisfare almeno l’80 per cento del consumo energetico annuo del soggetto autoproduttore, secondo quanto disposto dall’articolo 2, comma 2, del decreto legislativo n. 79 del 1999. Il mancato rispetto della percentuale di cui al presente comma per due annualità del triennio di riferimento, comporta la decadenza dal diritto a derivare e autorizzare l’acqua pubblica a fini idroelettrici per autoproduzione”.

Secondo il Dipartimento per gli Affari Regionali (Dara) però questo articolo, sottraendo dall’ambito applicativo della legge alcune grandi concessioni di derivazione idroelettrica, fa sì che le stesse siano automaticamente soggette a rinnovo in favore del concessionario uscente.

Per il dipartimento, inoltre, il fatto che l’esclusione dall’ambito di applicazione della legge regionale sia circoscritta alle grandi concessioni di derivazione elettrica solo quando vi sia la finalità di soddisfare per almeno l’80 per cento il consumo elettrico annuo del soggetto auto produttore, “non appare tale da assurgere a motivazione idonea a sottrarre le concessioni al regime della gara, così derogando al principio eurounitario e nazionale, per effetto del quale un bene pubblico deve connotarsi in termini di massima contendibilità” (neretti nostri).

Continua così il braccio di ferro tra Regione Abruzzo e Governo sulle rinnovabili.

Circa un mese fa il Governo ha impugnato la legge regionale dell’Abruzzo sulle Comunità Energetiche Rinnovabili per evitare che “il loro funzionamento diventasse disomogeneo nel territorio nazionale”.

Lo scorso maggio è stata inoltre impugnata la legge n.5 2022 in materia di aree idonee perché secondo il Dara risultava “contrastante con le esigenze di semplificazione e di celerità che contraddistinguono il procedimento per il rilascio delle autorizzazioni per la costruzione e l’esercizio degli impianti da fonti rinnovabili”.

Un altro capitolo della disputa tra l’esecutivo e la Regione si è svolto lo scorso 10 marzo, quando il Cdm aveva impugnato per gli stessi motivi un’altra legge dell’Abruzzo, la n.1 dell’11 gennaio 2022.

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