Come stoccare energia rinnovabile nelle profondità dei mari

Uno studio sperimentale spiega come realizzare un sistema di accumulo con contenitori galleggianti riempiti a gas compresso.

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Tra le varie tecnologie di accumulo energetico di lunga durata in fase di sperimentazione (perlopiù nei laboratori), gli scienziati hanno proposto anche una soluzione che prevede di stoccare energia rinnovabile nelle profondità dei mari con cicli di carica e scarica di alcuni giorni,

Tale soluzione, riassunta nell’acronimo BEST (Buoyancy Energy Storage Technology), è al centro di un recente studio pubblicato sul Journal of Energy Storage e intitolato “Buoyancy Energy Storage Technology: An energy storage solution for islands, coastal regions, offshore wind power and hydrogen compression”.

Come riassume una nota divulgativa dell’istituto internazionale che ha guidato la ricerca (International Institute for Applied Systems Analysis, IIASA), questa tecnologia è pensata soprattutto per un uso in acque profonde, per esempio presso grandi parchi eolici offshore al largo delle coste o delle isole.

In sintesi, si veda anche lo schema sotto, il sistema di accumulo consiste di una serie di recipienti galleggianti, come palloni o serbatoi, riempiti con gas compresso (aria o idrogeno). Nel caso specifico, i ricercatori hanno previsto di impiegare sezioni di tubo di polietilene a elevata densità (HDPE), con un diametro di dieci metri per ciascuna sezione.

Il gas compresso ha una densità minore dell’acqua marina, quindi esercita una forza di galleggiamento che può essere sfruttata per caricare/scaricare il sistema di accumulo energetico.

In pratica, semplificando molto, grazie a un sistema di cavi e ancore, il motore-generatore utilizza l’energia elettrica in eccesso per calare verso il fondo del mare i contenitori riempiti di gas compresso (fase di carica). Quando invece c’è bisogno di elettricità (fase di scarica del sistema), i contenitori risalgono a velocità molto lenta, producendo energia.

I tubi sono forati in basso perché devono permettere all’acqua di entrare e uscire dalle singole sezioni; difatti, quando i tubi scendono verso il fondale, la pressione aumenta, il gas si comprime e l’acqua entra all’interno, mentre quando i contenitori risalgono verso la superficie, la pressione diminuisce, il gas si espande e l’acqua fuoriesce dai fori.

In base alle simulazioni compiute dai ricercatori, stoccare elettricità con un sistema di questo tipo costerebbe tra 50-100 dollari per kWh.

Peraltro, osservano gli autori dello studio, questa soluzione potrebbe essere anche usata per comprimere idrogeno sott’acqua e poi stoccare l’idrogeno in serbatoi o trasportarlo su lunghe distanze tramite condotte sottomarine.

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