Come gli accordi internazionali possono ridurre le emissioni

CATEGORIE:

La collaborazione tra Paesi è alla base del raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione globali: cosa manca nei settori ad alte emissioni come la produzione di energia, idrogeno, acciaio, cemento, trasporti ed edilizia.

ADV
image_pdfimage_print

I settori più inquinanti dell’economia globale stanno facendo passi avanti nella riduzione delle emissioni, grazie soprattutto alla coooperazione internazionale, ma saranno necessari sforzi ancora maggiori per gli obiettivi di fine decennio.

L’International energy agency (Iea) nella sua ultima edizione del rapporto “Breakthrough Agenda 2024” (link in basso) valuta gli sviluppi avvenuti dal 2023 in settori ad alte emissioni come la produzione di energia, l’idrogeno, il trasporto su strada, l’acciaio, il cemento e l’edilizia e indica una serie di raccomandazioni affinché i Paesi collaborino in ciascun settore per ottenere risultati significativi.

Le azioni coordinate, che insieme potrebbero contribuire per circa tre quarti delle riduzioni cumulative delle emissioni di anidride carbonica legate all’energia entro la metà del secolo nello scenario “IEA Net Zero Emissions by 2050”, aiuteranno a mobilitare gli investimenti e a creare le economie di scala necessarie per abbassare il prezzo di tecnologie cruciali per la transizione.

Le raccomandazioni della Iea spaziano dall’assistenza finanziaria agli investimenti diretti in ricerca e sviluppo, fino alla creazione di una domanda stabile per le tecnologie verdi.

Rinnovabili

Su scala globale nel 2023  si è aggiunto il 50% in più di potenza rinnovabile rispetto all’anno precedente, ma la maggior parte dello sviluppo e del know-how resta confinato nelle economie avanzate. Ridurre le emissioni del settore energetico in quelle emergenti è ancora una sfida aperta.

I Paesi si sono dati come obiettivo alla COP28 quello di triplicare la capacità di energia rinnovabile e raddoppiare il tasso medio annuo di miglioramenti nell’efficienza energetica entro il 2030. Tutti obiettivi ambiziosi che richiedono la riduzione dei costi capitali nei Paesi in via di sviluppo, supportare la transizione nelle regioni ancora dipendenti dal carbone (come quelli del Sud-Est Asiatico, o il Sud Africa), coordinare la pianificazione della rete e accelerare lo sviluppo degli accumuli di lunga durata.

Per la Iea i governi dei Paesi maggiormente industrializzati dovrebbero fornire più sovvenzioni nelle fasi iniziali di investimento per progetti ad alto rischio in quelli in via di sviluppo.

Fondamentali per la diffusione delle Fer anche le interconnessioni transfrontaliere e regionali: i Paesi dovrebbero collaborare alla pianificazione congiunta delle infrastrutture di rete, migliorando soprattutto i processi autorizzativi.

Idrogeno

La produzione globale di idrogeno ha raggiunto i 97 milioni di tonnellate (Mt) nel 2023, ma meno dell’1% è costituito da idrogeno rinnovabile e a basse emissioni di carbonio. Sebbene siano stati compiuti alcuni progressi nello sviluppo di metodi più efficienti per la produzione di H2, “non si sta facendo abbastanza per creare la domanda e costruire l’infrastruttura necessaria per distribuire idrogeno verde”, avvisa la Iea.

Anche qui i governi e le aziende dovrebbero coordinarsi a livello internazionale per aumentare l’uso di idrogeno e combustibili a base di idrogeno a basse emissioni di carbonio, in particolare nei settori in cui l’H2 è già utilizzato, supportati dalla firma di stabili accordi di acquisto, “per inviare collettivamente un forte segnale di domanda e mobilitare gli investimenti nella produzione”.

Trasporti su strada

Mentre sulle auto elettriche la creazione di un mercato importante sta procedendo, la Iea accende i fari sui veicoli medi e pesanti.

A livello sovranazionale si dovrà lavorare per accelerare il ritmo dei finanziamenti per l’adozione di veicoli a zero emissioni nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo, in particolare per autobus e camion.

I governi dovrebbero concordare standard e parametri ambientali, sociali e di governance che siano armonizzati tra le regioni, con un focus particolare sull’impronta di carbonio delle batterie, attraverso passaporti digitali.

Uno spunto già raccolto dall’Ue, che ha messo in consultazione a maggio un regolamento, la cui entrata in vigore dovrebbe avvenire entro la fine dell’anno, che istituisce appunto l’obbligo di “passaporto digitale”, contenente tutte le informazioni rilevanti per le batterie di mezzi di trasporto leggeri, batterie industriali con una capacità superiore a 2 kWh e batterie per i veicoli elettrici, così da consentire il tracciamento di ogni prodotto lungo l’intero ciclo di vita.

Acciaio e Cemento

Si tratta di due delle industrie più difficili da decarbonizzare (definite, hard to abate), al punto che la Iea parla espressamente di produzione di acciaio “con emissioni prossime allo zero”, e non a “zero emissioni”.

La pipeline di questi progetti green non è aumentata rispetto allo scorso anno, stabile a circa 10 milioni di tonnellate di acciaio. Ma per restare sul percorso net-zero, però, “sarà necessario applicarla a oltre 100 Mt di produzione entro il 2030”, si legge nel rapporto.

Le emissioni totali di CO2 del settore del cemento sono oggi più elevate rispetto al 2015. Per questo comparto “sono in fase di sviluppo una serie di tecnologie a emissioni prossime allo zero, ma i costi restano elevati e la domanda di mercato resta bassa”.

Per la Iea i governi e le aziende dovrebbero aumentare gli impegni di acquisto, per coprire una quota significativa della futura domanda di questi due materiali, ad esempio con impegni di acquisto anticipati.

Edilizia

Le emissioni degli edifici sono cresciute in media dello 0,7% all’anno dal 2015 al 2023 e la crescita globale della superficie calpestabile sembra destinata a continuare, annullando in parte i miglioramenti ottenuti attraverso gli interventi di efficientamento energetico.

In materia di edilizia la Iea punta i riflettori su materiali ed elettrodomestici a emissioni prossime allo zero. I governi dovrebbero concentrare i propri sforzi per rafforzare gli impegni su queste due macro-aree, ad esempio stabilendo standard minimi di prestazione energetica.

Dal suo lancio alla COP 26 di Glasgow, la Breakthrough Agenda della Iea ha il supporto di 59 Paesi che rappresentano oltre l’80% del Pil globale.

Tradurre le raccomandazioni del rapporto in azioni prioritarie in ciascun settore sarà un importante passo e uno dei temi che saranno affrontati nella COP29 che si svolgerà dall’11 al 22 novembre a Baku, in Azerbaigian.

Il seguente documento è riservato agli abbonati a QualEnergia.it PRO:

Prova gratis il servizio per 10 giorni o abbonati subito a QualEnergia.it PRO

ADV
×
0
    0
    Carrello
    Il tuo carrello è vuotoRitorna agli abbonamenti
    Privacy Policy Cookie Policy