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Clima, in Francia il Consiglio di Stato impone al Governo azioni più incisive

Intanto anche in Italia si prepara un’azione legale simile.

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Ancora giudici in campo per imporre ai governi misure sul clima: dopo l’ordine della Corte Costituzionale tedesca a Berlino, di accelerare sul taglio delle emissioni, il Consiglio di Stato francese ha intimato a Parigi azioni più concrete per ridurre i gas serra.

Il supremo tribunale amministrativo francese ha infatti ordinato al governo di adottare, entro i prossimi nove mesi , “tutte le misure aggiuntive necessarie” per raggiungere gli obiettivi climatici.

Nella sentenza definitiva pubblicata giovedì (qui in basso), che non prevede possibilità di appello da parte del governo, si afferma che la Francia non è in traiettoria per raggiungere il target 2030 di tagliare del 40% le emissioni, rispetto ai livelli del 1990. Un obiettivo che peraltro andrebbe aggiornato, aggiunge il tribunale, dato che nel frattempo la Ue ha deciso di alzare l’asticella dal 40 al 55%.

Entro il 31 marzo 2022 – qualche giorno prima delle prossime presidenziali – dunque, il governo francese dovrà adottare “ulteriori misure”, che saranno poi verificate dal Consiglio di Stato.

La vicenda legale parte dal ricorso del Comune di Grande-Synthe e di alcune associazioni ambientaliste, partito 3 anni, fa per chiedere azioni più concrete per la decarbonizzazione.

Nel novembre 2020 il Consiglio di Stato aveva stabilito che gli obiettivi climatici della Francia erano vincolanti, concedendo successivamente al governo tre mesi in più per dimostrare che le sue politiche climatiche avrebbero consentito al paese di raggiungere i suoi obiettivi.

La pronuncia del CdS francese è solo l’ultima di una serie di decisioni importanti per il clima arrivate dai tribunali e anche in Italia si sta avviando una causa civile contro lo Stato, per ottenere un maggiore coinvolgimento delle autorità nazionali nella lotta contro i cambiamenti climatici, grazie alla campagna “Giudizio Universale” partita nel 2019 e sostenuta da centinaia tra associazioni, comitati e singoli cittadini (qui il sito web della campagna, si può firmare l’appello).

Della sentenza storica in Germania abbiamo già accennato: la Corte costituzionale tedesca ha in parte bocciato la legge clima del 2019, ritenendo che le sue misure non facciano abbastanza per ridurre le emissioni di CO2 , spingendo il governo di Berlino a rafforzare la politica climatica.

Altra decisione recente con un grande impatto è stata la sentenza olandese su Shell, con cui la Corte distrettuale dell’Aia ha stabilito che l’azienda debba ridurre del 45% le sue emissioni nette di CO2 al 2030 rispetto alla baseline del 2019.

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