Via via che si affinano le analisi tecnico-economiche propedeutiche alla costituzione delle prime CER, si delineano meglio anche i loro obiettivi, in particolare quando queste sono promosse dalle Pubbliche Amministrazioni spesso insieme a Enti del Terzo Settore e religiosi.
Se la parola d’ordine, come previsto dalla normativa, è beneficio per la comunità locale, lo sforzo che si sta cercando di fare è di trovare i metodi più efficaci per massimizzare questi benefici cercando di andare oltre l’incentivo.
Si tratta però di scenari futuri, posto che prima di uno o due anni non andranno a regime CER con produzione e condivisione di energia di particolare rilievo, né saranno a regime i prerequisiti necessari al loro completo dispiegamento.
Scenari futuri per le comunità energetiche si apriranno grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale e della blockchain, ma anche in ragione delle opportunità in arrivo dall’evoluzione normativa, con riferimento al mercato P2P dell’energia rinnovabile, agli obblighi in fase di progressiva introduzione per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e alla direttiva sulle case green.
Di tutto questo, oltre che di tokenizzazione dei servizi nelle CER, tratta il volume di recente pubblicazione dal titolo “Comunità Energetiche 2.0. L’autoconsumo alla luce dei recenti aggiornamenti normativi”.
Il volume, corposo e multidisciplinare, guarda anche al presente con una puntuale disamina degli aspetti normativi, giuridici, finanziari, fiscali e amministrativi e una rassegna delle esperienze di CER di successo.
Andrea Scivoletto, autore del capitolo dedicato alla tokenizzazione dei servizi, scrive:
La conversione in token degli incentivi previsti per l’autoconsumo, la condivisione e la vendita dell’energia rinnovabile, prodotta dagli impianti di una CER, consente di favorire i comportamenti virtuosi da parte dei partecipanti, oltre a garantire la possibilità per gli stessi di ottenere beni e servizi attraverso il processo di tokenizzazione, il quale può quindi rivelarsi anche uno strumento di valorizzazione delle attività locali.
Naturalmente, il prerequisito per l’implementazione di questa tecnologia è la disponibilità puntuale dei dati relativi ai flussi energetici, che può avvenire attraverso l’uso degli smart meter, in seguito archiviati con blockchain.
Cosa vuol dire, nella pratica, “tokenizzare” i servizi e perché la trasformazione del denaro in disponibilità di servizi dovrebbe aumentare l’impatto socio-economico delle CER? Quali le implicazioni tecnologiche e culturali, i vincoli e le opportunità?
Ne abbiamo parlato con Stefano Monticelli, curatore del volume insieme ad Alfonso Bonafede, a partire dalla condivisa consapevolezza che non sarà l’incentivo in sé, peraltro a scadenza, a garantire l’avverarsi della promessa di creazione di valore delle CER.
Monticelli, come ricaveremo questo valore dalle CER andando oltre l’incentivo?
“Va intanto detto che l’incentivo riconosciuto per la condivisione dell’energia all’interno di una CER nulla ha a che vedere, per valore economico, ad esempio con il ricco incentivo del conto energia. La CER, tuttavia, potrà rappresentare il veicolo attraverso il quale mettere a terra le opportunità che emergeranno dalle nuove normative.
Ad esempio, la direttiva Case Green, così come il Conto termico 3.0 (vedi QualEnergia.it, ndr) che ha ampliato la platea dei beneficiari includendo le configurazioni di autoconsumo collettivo e le comunità energetiche rinnovabili, potranno essere implementati dalle CER a beneficio anche economico dei propri membri. La CER, quindi, soprattutto quando partecipata o guidata dalle PA, diventa il veicolo deputato alla transizione energetica dei territori”.
Pur modesto, l’incentivo tuttavia può essere l’innesco per creare altro valore per il territorio. In questo senso la proposta di tokenizzarlo rimanda allo strumento della moneta locale, acquisibile e spendibile in una cerchia più o meno ristretta. È questa la prospettiva?
“Tokenizzare l’incentivo significa renderlo immediatamente disponibile rispetto agli obiettivi della CER e dei suoi membri. I token, o crediti, acquisiti grazie alla condivisione dell’energia, potranno essere spesi per ottenere servizi erogati dalla PA o per acquistare prodotti e servizi dalle imprese locali con particolari agevolazioni riservate ai membri della CER.
Naturalmente la CER deve avere una certa scala per offrire una più ampia possibilità di scelta dei servizi e ammortizzare il costo del servizio di tokenizzazione. Costo che, tuttavia, deve essere confrontato con quello della gestione dell’accredito periodico a tutti soci della propria quota parte di incentivo. Cosa abbastanza complicata”.
Si tratterebbe, quindi, di una nuova “carta punti” che poggia sulla disponibilità di smart meter per la rilevazione dei dati e della tecnologia blockchain per garantire che non vengano alterati e che siano verificabili da ciascun partecipante. Cioè, altri oneri?
“Il costo dell’infrastruttura tecnologica è senza dubbio una barriera all’implementazione dei token. Già oggi è difficile prevedere nel piano economico-finanziario di una CER uno smart meter per ogni membro, laddove l’incentivo non è neppure sufficiente a coprirne il costo, figuriamoci se aggiungiamo blockchain e token.
Anche se probabilmente le condizioni per la sua implementazione si verificheranno solo dopo un anno o due dalla sua costituzione, quando saranno implementati anche gli altri servizi di cui abbiamo parlato, la decisione di procedere verso la tokenizzazione dell’incentivo dovrebbe tuttavia essere presa fin dalla nascita della CER”.
È importante, a questo fine, che venga rispettato l’impegno di GSE e DSO a fornire in tempo reale i dati di prelievo e immissione, così da far risparmiare la spesa dello smart meter e, allo stesso tempo, garantendo la validità del dato.
“Certamente. Inoltre, la disponibilità di un dato standardizzato, tema su cui sta lavorando anche Enea rappresenta un altro risparmio importante che deriverà dalla completa attivazione dei contatori 2.0. La CER sarà uno strumento per la transizione energetica tanto più efficace quanto più sarà in grado di strutturare e standardizzare la gestione, l’elaborazione e la comunicazione dei dati attraverso l’uso della tecnologia.
Il lavoro importante, e anche dispendioso, riguarderà la rivoluzione culturale della nostra società. Per questo dovremo formare e informare i cittadini sulle opportunità e i vantaggi, per sé stessi e per la comunità, di una loro partecipazione alle CER”.